Prepariamoci allโ€™Avvento

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Prima domenica di Avvento

Con lโ€™inizio del tempo di Avvento si apre lโ€™Anno della Chieยญsa, lโ€™Anno liturgico come tempo di attesa e di speranza. Lโ€™umanitร  ha sempre bisogno di sperare, e oggi ne sentiamo lโ€™esigenza in modo del tutto particolare. Non si possono dimenticare le profetiche parole del Concilio Vaticano II: ยซIl mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertร  o della schiavitรน, del progresso o del regresso, della fraternitร  o dellโ€™odioยป (GS 9). La Liturgia perรฒ ci sollecita anche a ยซrendere ragione della nostra speranzaยป diventando coraggiosi testimoni della fede: in un monยญdo confuso e disorientato, indifferente e facile preda di fanatismi, un mondo in cui tutto, anche in ambito religioso, viene livellato sulla base di interessi spesso poco nobili, i cristiani sono chiamati a dire con franยญchezza, con le parole e con le opere, la radice di quella fede da cui nasce anche la loro speranza.

Con lโ€™inizio dellโ€™Anno liturgico la Chiesa ci conduce per mano in una riflessione continua sul senso del โ€œtempoโ€ come spazio di vita e di salvezza che Dio ci dona. Il tempo della nostra esistenza viene cosรฌ collocato tra la prima venuta del Cristo (attesa e vissuta) e la seconda e definitiva, che porterร  tutti e tutto alla sua pienezza. Questo percorso ha diversi modelli, da Abramo ai profeti, da Maria a Giovanni Battista. Tutti possono aiutarci a mantenere viva la memoria di una Presenza che dร  vita e gioia alla quotidianitร  concreta. La memoria, in particolare, รจ atto liturgico fondamentale: essa รจ principio della nostra vera identitร , fa prendere coscienza dei valori che possono rendere piena e buona la vita, ci richiama agli impegni assunti, si fa garanzia del compimento promesso e sperato. Questa memoria, che contraddistingue lโ€™orientamento cristiano, puรฒ diventare il vero antidoto contro la tentazione di cercare surrogati facili e alla fine deludenti della nostra ricerca di senso e di felicitร .

รˆ ยซsempre tempo di avventoยป!, come recita la Ballata della speranza di David Maria Turoldo (da O sensi mieiโ€ฆ), un testo che esprime in modo poetico, intenso e orante lo spirito del tempo di Avvento. Infatti, celebriamo sempre ยซnellโ€™attesa della tua venutaยป, come preghiamo durante la preghiera eucaristica. La Bibbia si conclude con la promessa di Gesรน: ยซโ€œSรฌ, vengo presto!โ€. Amen. Vieni, Signore Gesรน!ยป (Ap 22,20).

Ogni Anno liturgico inizia con il tempo di Avvento e questo non รจ casuale poichรฉ lega strettamente il tempo della Liturgia che รจ sempre un โ€œoggiโ€ della salvezza, con i tempi degli uomini scanditi da orologi e calendari. Potremmo sintetizzare che โ€œil nostro problemaโ€ sia proprio vivere il tempo. La grammatica dellโ€™Avvento ci pone davanti a parole ed esperienze come: tempo, durata, attesa, promessa, speranza-disperazione, pazienza, compimento. Ma sono addirittura il senso della Liturgia e lโ€™intera esperienza della fede ad essere innervati da queste parole. Lโ€™orazione dopo la Comunione sintetizza tutto questo: ยซLa partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostengaโ€ฆยป.

Da una parte lโ€™inizio dellโ€™Anno liturgico e dallโ€™altra la conclusione dellโ€™anno civile costituiscono il momento adatto per unโ€™attenzione alla dimensione escatologica della fede. Negli ultimi anni รจ emerso inoltre piรน volte un riferimento alla speranza in ambito europeo e italiano. Si vedano lโ€™esortazione Ecclesia in Europa del 2003, il Convegno di Verona del 2006, Testimoni di Gesรน Risorto, speranza per il mondo, lโ€™enciclica Spe Salvi del 2007, fino allโ€™imperativo di papa Francesco: ยซNon lasciamoci rubare la speranza!ยป (Evangelii gaudium, 86). รˆ bene prendere sul serio questa accentuazione propria dellโ€™Avvento e avere il coraggio di impegnarsi in una riflessione sulla speranza.

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Nellโ€™Anno liturgico Cristo, Figlio di Dio, sta allโ€™inizio (Natale), รจ al centro della storia (Pasqua), ci sarร  alla fine (Cristo Re dellโ€™universo). La traduzione letterale del termine โ€œavventoโ€ significa โ€œvenutaโ€. In questo contesto si coglie subito una compenetrazione di presente e di futuro: lโ€™esistenza รจ giร  data ed รจ sempre da ricevere. Si celebra la memoria dellโ€™incarnazione del Verbo di Dio, che รจ giร  avvenuta nel passato, รจ presente nellโ€™oggi, permane nel futuro e si compirร  ritornando sulla terra. Dio assicura la sua presenza, viene a noi e arriva per noi, sempre piรน si โ€œabbassaโ€ in modo da raggiungerci. Si rivela attraverso il creato, poi diventa Compagno di viaggio per Israele, parla attraverso i profeti, infine mostra al mondo il suo volto umano in Gesรน fattosi carne. Il โ€œvenire di Dioโ€ si realizza, in modo speciale, nellโ€™assemblea riunita per la preghiera comunitaria: ยซDove due o piรน persone si riuniscono nel mio nome, io sono presente in mezzo a loroยป, in ogni Sacramento celebrato dalla Chiesa e nellโ€™uomo che soffre e che ama.

Abitualmente, quando si parla di Avvento, si pensa al periodo di preparazione al Natale. La Liturgia della Prima Domenica richiama alla vigilanza perchรฉ Cristo puรฒ ritornare sulla terra in qualsiasi momento. In genere, si parla poco del ritorno glorioso del Signore pur essendo una costante della vita cristiana: ยซState attenti, vegliate, perchรฉ non sapete quando รจ il momentoยป (Mc 13,33). Il pensiero e la consapevolezza del ritorno di Cristo evitano il rischio di chiudersi nel presente e in ogni tipo di egoismo. La vita odierna, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, รจ โ€œpenultimaโ€ e non costituisce la fase definitiva. Ogni figlio di Dio รจ un pellegrino e, camminando, vive questa consapevolezza: Cristo รจ giร  con noi, ogni giorno, fino alla fine dei tempi; Lui รจ giร  presente e attivo nella storia dellโ€™umanitร . Noi non aspettiamo la fine del tempo, ma il ritorno di una precisa Persona. Illuminanti, in tal senso, le parole di A.M. Besnard: ยซUn cristianesimo che diventa insensibile allโ€™attesa del ritorno di Cristo perde tutto il suo mordenteโ€ฆ Non si puรฒ vedere proprio in questa lacuna una delle spiegazioni fondamentali dellโ€™attuale scarsa vitalitร  del cristianesimo in molti di coloro che lo professano? Sono cristiani a causa di un certo passato, ma non a causa di un certo avvenireยป. Il ritorno del Signore coincide con la sua manifestazione piena: in quellโ€™occasione tutti gli uomini saranno giudicati sullโ€™amore. La parabola di Matteo 25,31-46 (ascoltata Domenica scorsa) indica il modo in cui stare svegli per attendere il Signore: ยซHo avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero malato e mi avete visitatoโ€ฆยป. Occorre saper riconoscere Gesรน nei fratelli e sorelle che sono affamati, assetati, nudi, ammalati, forestieri. La vigilanza consiste nellโ€™ascolto della Parola che spinge ad aprirsi al fratello che รจ dimenticato, prendendolo a cuore. Accogliere il Signore oggi significa in modo particolare aprire il cuore, la casa, le strutture sociali ed ecclesiali a coloro che fuggono dai propri Paesi perchรฉ non hanno lavoro o perchรฉ la loro vita รจ esposta a tiranni che ledono ogni libertร  e giustiziaโ€ฆ Il Signore assicura un ritorno in cui libererร  tutta lโ€™umanitร : lโ€™amore e la giustizia trionferanno.

In una societร  secolarizzata come la nostra, quale puรฒ essere la forza del segno trasmesso dal radunarsi dei cristiani? Formare unโ€™assemblea fa parte delle abitudini e della vita dei credenti e costituisce giร  unโ€™azione dal significato religioso. Non รจ la stessa cosa trovarsi insieme per una riunione condominiale o sociale. Eโ€™ il Risorto che convoca la Chiesa a celebrare la dimensione comunitaria che le รจ propria. Il radunarsi dei credenti avviene nel segno della fede e non corrisponde a un incontro meramente umano: dal chiasso e dalle preoccupazioni della vita si giunge a un luogo sacro, dove i battezzati incontrano il Signore, si pongono in ascolto e comunicano con lui; in quel luogo parole e gesti rendono presente il Risorto che edifica il suo popolo. Allโ€™assemblea รจ richiesta concentrazione su ciรฒ che compie nel momento in cui si trova radunata. La vita sociale comporta forme di preparazione silenziosa, come in occasione di concerti o rappresentazioni teatrali: similmente, la Liturgia richiede un certo raccoglimento perchรฉ si possa creare lโ€™ambiente adatto, anche perchรฉ il passaggio dalla quotidianitร  al raccoglimento e allโ€™ascolto non รจ automatico. Se, mentre lโ€™Eucaristia inizia e prosegue, si aggiungono in ritardo altri fedeli, ciรฒ non solo reca disturbo, ma impedisce allโ€™assemblea di essere tale e di compiere, come comunitร , riti importanti: lโ€™accoglienza, la confessione dei peccati, la preghiera iniziale, le Lettureโ€ฆ (quando si intraprende un viaggio non si arriva alla stazione cinque o sei minuti dopo lโ€™orario di partenza!!!). Possono sempre succedere dei contrattempi, ma quando il ritardo รจ abituale, non cโ€™รจ scusante. Romano Guardini ricorda: ยซLa liturgia รจ possibile soltanto con e dalla riflessione. Non importa molto che si parli di testi sacri, di simboli profondi e di rinnovamento liturgico della vita, quando mancano le prime condizioni per concepire seriamente queste cose. In questo modo anche la Liturgia diventa soltanto una cosa assai interessante, una moda, per la quale per un poโ€™ si รจ entusiasti, ma dopo non ci si bada piรน. Tra le prime condizioni necessarie per celebrare veramente la Liturgia, si richiede che ognuno rientri in sรฉ, ma questo raccoglimento non viene naturalmente, รจ necessario volerlo fare, come il silenzioยป. Favorire la partecipazione dellโ€™assemblea allโ€™azione liturgica รจ un servizio delicato che aiuta lโ€™unitร  nella diversitร . A volte si รจ tentati di pensare lโ€™unitร  come uniformitร ; la diversitร , al contrario, รจ da considerarsi come una ricchezza da cui puรฒ scaturire lโ€™armonia. Immagine del popolo di Dio non รจ solo il canto allโ€™unisono, ma anche la polifonia. Per questo i riti dโ€™ingresso e di accoglienza rappresentano un momento importante di avvio a tutta la celebrazione.

La preparazione allโ€™Eucaristia รจ come un grande cantiere aperto a molti, ministri ordinati e laici. Ogni battezzato deve considerare come un onore, una gioia e anche una responsabilitร  collaborare alla realizzazione dellโ€™obiettivo chiaramente indicato dal rinnovamento conciliare: la partecipazione consapevole, piena, attiva e fruttuosa di tutti allโ€™azione liturgica, cosa che, in forza del Battesimo, รจ diritto e dovere di tutto il popolo cristiano, ยซstirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si รจ acquistatoยป (1 Pt 2,9). La posta in gioco รจ enorme: unโ€™assemblea che celebra รจ ยซvessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finchรฉ ci sia un solo ovile e un solo pastoreยป (SC 2). Chiesa una e diversa, una e multiforme, che accoglie nel suo cuore lโ€™arcobaleno delle nostre differenze. Tutte queste โ€œpremesseโ€ saranno un modo efficace per intraprendere con serietร  il cammino del nuovo Anno liturgico, che il Signore ci dona, e dellโ€™Avvento!

Eโ€™ con una preghiera, con unโ€™invocazione accorata, che si apre la Liturgia della Parola di questa Domenica: ยซSe tu squarยญciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i montiยป (Prima Lettura). Sono parole che sgorgano da una certezza, fondata su unโ€™esperienza: ยซTu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentoreยป. Ma perchรฉ si richiede lโ€™intervento di Dio? Che cosa ci si attende da lui? Certo, la situazione รจ difficile, segnata dallโ€™inยญgiustizia sociale e dalla sperequazione economica. Non รจ sugli effetti, perรฒ, che ci si attarda, ma sulla causa di ogni male: un cuore indurito, insensibile, impermeabile ai richiami della coยญscienza, incapace di discernere tra buono e cattivo, tra giusto e ingiusto, tra bello e brutto. Tutto, a questo punto, viene pietrifiยญcato in una generica superficialitร , finchรฉ tutto alla fine va bene perchรฉ tutto รจ indifferente. La voce del profeta, dunque, ci seยญgnala un pericolo e ci fornisce una diagnosi lucida. I discepoli di Gesรน sanno che Dio ha mantenuto le promesse: nel suo Figlio ha offerto misericordia e grazia. Mediante lui ha โ€œriscattatoโ€ gli uomini dal potere del male e del peccato. Colui che รจ venuto nella carne ritornerร  per portare a compimento il piano del Padre. Proprio per questo bisogna restare vigilanti, โ€œvegliareโ€, โ€fare attenzioneโ€ (Vangelo). Non si tratta di uno sforzo eroico, che ognuno conduce in soยญlitario, ma piuttosto di assecondare lโ€™opera di Dio, la sua grazia, e di condividere la ricchezza dei suoi doni per far crescere la Coยญmunitร  (Seconda Lettura).

Lโ€™Avvento domanda di essere rilevato attraverso un duplice registro. Da una parte la preparazione alle feste natalizie (Natale, Epifania, Battesimo del Signore) e, quindi, la memoria solenne dellโ€™Incarnazione del Figlio di Dio. Dallโ€™altra si รจ inviยญtati a vivere lโ€™attesa del ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi con occhi aperti, cuore desto, mani generose. Per questo, celebrare lโ€™Avvento รจ cercare di risvegliare e rinnovare lโ€™attesa del Signore, prendendo anche consapevolezza di altre attese e paure che ci abitano e che possono fare da schermo e impedirci di riconoscere il Signore che viene. Se gli incontri catechistici e formativi dellโ€™Avvento riuscissero nei vari gruppi parrocchiali a far emergere almeno alcune di queste reali attese e paure, le Celebrazioni potrebbero essere il luogo in cui purificare lโ€™intenzione, riaccendere il desiderio e rinsaldare la fiducia nella venuta di Colui che non viene a togliere, distruggere o punire, ma a donare, guarire e perdonare. Si potrebbe provare durante la settimana a rispondere โ€” molto semplicemente โ€” a domande del tipo: ยซCosa desidero? Cosa cerco? Cosa aspetto? Cosa temo?ยป e poi cercare di capire se e in quale modo le risposte cโ€™entrano con lโ€™attesa e la venuta del Signore nella nostra vita, facendo confluire questo percorso formativo nelle parole e nei gesti della Liturgia.

Lโ€™Avvento non รจ un tempo propriamente penitenziale, come lo รจ invece la Quaresimaโ€ฆ il colore liturgico (viola) non ci porti fuori strada!!! La venuta del Signore, il suo trionfo finale non รจ per i credenti motivo di paura ma di amorosa e fervida attesa. Nelle quattro Domeniche di Avvento si omette il canto del Gloria, perchรฉ questo inno angelico risuoni solenne nella notte di Natale.

Allโ€™inizio del nuovo Anno liturgico siamo invitati a rimetterci in cammino con un atteggiamento di sobrietร  e di vigilanza. La processione introitale sottolinea questi due aspetti che lโ€™Avvento ci chiama a vivere โ€” un nuovo inizio e il cammino โ€” e quindi va curata con particolare attenzione.

In questo giorno in cui la Chiesa celebra il suo โ€œcapodannoโ€, la Liturgia abbia decisamente unโ€™impronta solenne. Se non lo si fa giร , puรฒ essere il momento opportuno per iniziare a cantare i testi eucologici (orazioni, prefazio, benedizione solenne) e tutte quelle parti della Liturgia che si esprimono in canto (Kyrie eleison, Anamnesi e Dossologia della Prece Eucaristica, litanie per la frazione del paneโ€ฆ).

Si cerchi di valorizzare anche il canto del Salmo responsoriale. In molti casi รจ la parte della Liturgia della Parola piรน trascurata e corre il rischio di essere una quarta lettura sbiadita. Ci si dimentica che il Salmo non รจ un testo devozionale da biascicare, ma un canto interlezionario (= tra le letture), quindi, da cantare (con arte) e non da recitare!

Nel tempo liturgico di Avvento-Natale un posto particolare viene riservato dalla Liturgia alla Parola che si fa carne. Eโ€™ opportuno, in ogni celebrazione domenicale, portare il libro della Parola processionalmente con ceri e incenso allโ€™altare e venerarlo specie alla proclamazione del Vangelo.

Laddove se ne vede lโ€™esigenza pastorale si puรฒ preparare la corona dellโ€™Avvento che annuncia lโ€™avvicinarsi del Natale. Questo segno, richiamandoci la progressiva vittoria della luce sulle tenebre, ci invita a camminare incontro al Cristo, vera luce che viene a vincere le tenebre del male e della morte. Originariamente il colore delle candele prevedeva che tre fossero di colore viola e una di colore rosa; questโ€™ultima serviva per la terza domenica di Avvento โ€” detta Gaudete, Rallegratevi โ€” in segno di gioia per lโ€™imminente nascita di Gesรน. Per la collocazione della corona occorre รจ bene valutare gli spazi a disposizione. Questo segno deve comunque essere ben visibile a tutti e adeguatamente valorizzato, ma senza oscurare mai lโ€™altare e/o lโ€™ambone.

La scelta dei canti deve tener presente il tempo liturgico, incentrato sullโ€™incoraggiamento, sulla consolazione e sulla speranza. Per questo, siano โ€œpropriโ€ del tempo di Avvento!

Seconda domenica di Avvento

 

La speranza cristiana non รจ attesa vuota, la certezza di avere dalla nostra parte un Salvatore non lascia nellโ€™indifferenza e nellโ€™inerzia. Tutta la Parola che anima la Liturgia odierna parla di conversione, di cambiamento. La preghiera autentica, che chiede la venuta del Signore, si confronta necessariamente con la vita quotidiana e con i gesti che possono esprimere la densitร  dellโ€™incontro atteso: condividere, perdonare, accogliere, aiutareโ€ฆ diventano allora i verbi di una vita di fede che prepara la strada al Signore che viene a salvarci. La conversione cristiana รจ un cammino di maturazione continua e di trasfigurazione della sua quotidianitร  alla luce della grazia.

 

La Seconda Domenica di Avvento da una parte richiama lโ€™attesa del Signore e di ยซcieยญli nuovi e terra nuovaยป, dallโ€™altra risponde alla domanda: ยซNel frattempo, cosa fare?ยป. A partire dalle letture bibliche possiamo, infatti, comporre un vademecum per il presente come frattempo, tra il tempo โ€œrealizzatoโ€ in Gesรน e i tempi โ€œin fase di realizzazioยญneโ€ degli uomini. Sia la Colletta che lโ€™Orazione dopo la Comuยญnione chiedono di sbilanciare lโ€™attenzione verso il compimento di Dio: ยซfaโ€™ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlioยป e ยซinsegnaci a valutare con sapienยญza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cieloยป. La prospettiva รจ volutamente sbilanciata verso il futuro rispetยญto allโ€™impegno presente perchรฉ questo รจ il senso dellโ€™Avvento nellโ€™invito ad alzare il nostro sguardo per intravvedere ยซil Siยญgnore che viene!ยป.

 

Lโ€™esistenza cristiana si radica nellโ€™intreccio tra cielo e terra, tra impegno nella creazione e attesa della nuova creazione, tra cura per questo cielo e questa terra e speranza di nuovi cieli e una terra nuova, tra la passione per la giustizia possibile nella storia e il compimento della profezia straordinaria contenuta nel Salmo 84/85: ยซAmore e veritร  si incontreranno, giustizia e pace si bacerannoยป. Lโ€™esistenza cristiana รจ come ยซil dito di Gioยญvanni Battistaยป (H. U. von Balthasar), che indica continuamenยญte il Messia, sempre sbilanciata su Gesรน, ยซColui che era, che รจ e che vieneยป. Il messaggio centrale della Liturgia รจ sempre di speยญranza poichรฉ annuncia la fine delle tribolazioni e lโ€™arrivo di Dio (Prima Lettura), rinfranca la Comunitร  nella fatica dellโ€™attesa (Seยญconda Lettura) e presenta il precursore del Messia che arriverร  ยซpiรน forte di luiยป (Vangelo).

 

รˆ assente la piena consapevolezza dellโ€™avvento โ€œpresenteโ€ che non si ripeterร  piรน nel prossimo anno poichรฉ sarร  diverso. Illuminante รจ san Bernardo che parla di โ€œtre avventiโ€ di Cristo: il primo รจ quello dellโ€™incarnazione di Gesรน nel grembo di Maria; il terzo รจ lโ€™avvento che porterร  Cristo giudice alla fine dei tempi per convalidare le scelte che lโ€™uomo ha realizzato durante la vita terrena. Il secondo, quello centrale e anche il piรน importante per noi oggi, รจ la presenza di Cristo in noi, legata al riconoscimento della sua esistenza, del suo passaggio attraverso le nostre stesse vite. Pensando allโ€™avvento passato e a quello futuro sโ€™impara a riscoprire lโ€™avvento presente, che รจ dentro la quotidianitร  di persone sempre in ricerca e in cammino. Ogni nostra azione troverร  spazio nel giudizio finale di colui che si รจ fatto uomo, ma se entriamo nel cammino tracciato e vissuto da Cristo, il suo giudizio diventa liberante. Cogliere la presenza di Cristo in noi apre lโ€™oggi e il domani alla speranza, in quanto rivela il volto del Padre nel quotidiano. La speranza cammina accanto alla consolazione: ยซConsolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dioยป (Is 40,1). Dio Padre non abbandona mai il suo popolo anche quando si smarrisce nellโ€™infedeltร , nellโ€™egoismo e si prostituisce ad altri dei. Dio invia i profeti per annunciare il suo amore e per consolare. Anche oggi nella Chiesa ci sono uomini e donne che hanno il dono della consolazione ma spesso non li riconosciamo o non li ascoltiamo! Un giorno un vescovo disse: ยซPoco alla volta, ho capito che il mio compito principale era quello di โ€œconsolareโ€: consolare i preti, consolare i cristiani, consolare le persone, consolare. Quando tu mi hai conosciuto ero ancora molto critico, ero portato a vedere le cose che non andavano. Adesso ho capito che la critica verso gli altri era lo sfogo del mio non essere in pace con me stesso. La piรน grande conquista รจ avere la pace dentro. La pace con me stesso mi fa guardare con serenitร  agli altri e mi aiuta a portare la pace, a consolareยป. La Chiesa ha bisogno di pastori umili: di maestri ce ne sono molti ma ciรฒ che fa breccia nel mondo sono i testimoni che rendono presente Cristo, ebbe a dire il beato Paolo VI! Cristo รจ con noi e in mezzo a noi proprio per consolare e dare speranza. Il suo รจ un โ€œVangeloโ€, una buona notizia, un annuncio che risolleva lโ€™umanitร  smarrita e disorientata. Anche Giovanni Battista annuncia la buona novella (Lc 3,18), lโ€™inizio di un tempo di misericordia e di pace. Non รจ piรน tempo di falsitร , dโ€™inganni e di ipocrite sicurezze; quello che conta รจ ciรฒ che cโ€™รจ dentro il cuore dellโ€™uomo: la capacitร  di amare, di meravigliarsi, di scoprire che Dio non si stanca mai dellโ€™uomo, di essere consapevoli che siamo immagine sua, proprio perchรฉ Lui si รจ incarnato condividendo la nostra storia.

 

Il modello di attesa proposto dalla Liturgia รจ oggi Giovanni il Battista. Egli annuncia il Messia come fine a cui tende lโ€™Antico Testamento e la storia umana. Nel segno del battesimo egli invita alla conversione per avere il perdono dei peccati. รˆ cosรฌ profeta di un tempo nuovo, il tempo opportuno per la nostra salvezza. I cristiani sono chiamati a vivere con una rinnovata scelta il proprio Battesimo, poichรฉ il Signore che viene chiede conto oggi personalmente ad ognuno di quellโ€™impegno assunto un giorno per amore e in nome nostro.

 

Dio incarnandosi tiene conto dellโ€™uomo, della sua crescita e del suo comportamento, non lo guarisce senza la fede, senza la conversione; prende il tempo necessario per condividere la vita col suo interlocutore (cfr. Sap 11,23-26; Ez 18,23). In un mondo votato al cambiamento ed allโ€™attesa del โ€œGiorno di Dioโ€ che realizzerร  ยซnuovi cieli e una terra nuovaยป, la โ€œsantitร  della vitaโ€ e la โ€œpietร โ€ danno sicurezza e tranquillitร  di fronte agli elementi che si โ€œdissolvonoโ€ e si โ€œfondonoโ€ (Seconda Lettura). La santitร  della vita non รจ solo oggetto del giudizio finale, ma giร  prepara questo giudizio; la preghiera che sale dal cuore non chiede soltanto la venuta del Signore come un avvenimento improvviso, ma giร  lo legge negli episodi della storia umana.

 

Giovanni il Precursore, nel compiersi del tempo messianico, invita ad esprimere, attraverso un segno che non รจ soltanto cerimoniale, la volontร  di conversione e la speranza dei tempi nuovi, caratterizzati dallโ€™effusione dello Spirito Santo. In questi tempi nuovi, che per noi sono giร  cominciati, anche se non ancora del tutto realizzati, lโ€™invito alla conversione sfocia necessariamente in gesti significativi, โ€œsacramentaliโ€ nel senso piรน ampio della parola. Tra essi vi sono certamente il Battesimo e la Penitenza, momenti privilegiati dโ€™incontro con il Dio che salva e che perdona, ma anche gli atteggiamenti concreti della Comunitร  e dei singoli (condividere, perdonare, accogliereโ€ฆ) da cui traspare la realtร  di un cuore nuovo. Sono quelli indicati nellโ€™immagine del ยซpreparare la stradaยป (Vangelo). Forse, visti con occhi profani, possono apparire come povere, inutili cose; in realtร , invece, nei gesti di un uomo e di una Comunitร  rinnovati, chi sa leggere intravede ยซnuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrร  stabile dimora la giustiziaยป (Seconda Lettura).

 

Nel linguaggio comune il Sacramento della Penitenza si identifica con la โ€œconfessioneโ€. In realtร , la confessione รจ solo un elemento del Sacramento e non ne รจ certo il primo. Vi รจ una mentalitร  formalistica ed esteriorizzante nei riguardi di questo che รจ uno dei Sacramenti cardine della vita cristiana, minacciato di scivolare lentamente in una crisi sconcertante. Le motivazioni hanno una gamma molto ampia: vanno dal rifiuto del confessore, distributore automatico di assoluzioni, al rifiuto del confessore psicanalistaโ€ฆ Lโ€™accusa individuale dei peccati, seguita dal perdono di Dio e da una penitenza spesso insignificante, รจ una soluzione troppo facile, troppo meccanica: puรฒ avere senso solo se รจ un segno personale ed ecclesiale di conversione e di riconciliazione. Un ripensamento sulla giusta forma della penitenza e della confessione รจ, quindi, giustificato: tutto deve diventare piรน autentico, piรน profondo, piรน vivo e piรน efficace. La conversione cristiana รจ una maturazione continua, una crescita, uno sviluppoโ€ฆ spesso un atto difficile, uno scavare la strada per Dio nella propria carne, distacco dal comodo e dallโ€™abitudinario: รจ cambiare vita โ€œsul serioโ€. Eโ€™, in fondo, โ€œcon-crocifiggersiโ€ con Cristo: in lui รจ la sorgente del perdono. Egli sulla croce ha espiato tutti i nostri peccati e dopo la sua risurrezione ha partecipato alla Chiesa la facoltร  di perdonare i peccati. La celebrazione del Sacramento della Penitenza non puรฒ essere โ€œprivatizzataโ€: avviene sempre nellโ€™ambito di una โ€œComunitร  di credentiโ€; รจ un gesto insieme comunitario e personale, come comunitario e personale รจ il peccato. Il nuovo Rito della Penitenza ricorda che ยซla celebrazione comune manifesta piรน chiaramente la natura ecclesiale della penitenza. I fedeli infatti ascoltano tutti insieme la parola di Dio, che proclama la sua misericordia e li invita alla conversione, confrontano la loro vita con la parola stessa, e si aiutano a vicenda con la preghieraยป (n. 22).

 

Unโ€™azione liturgica non รจ qualcosa di privato ma un atto che costituisce una comunitร  e il cui soggetto agente รจ, per sua natura, ecclesiale: lโ€™assemblea radunata nella pluralitร , diversitร , complementaritร  dei ministeri; una comunitร  che, riunendosi per celebrare, รจ convinta di non essere lei stessa ad autoconvocarsi. Essa risponde allโ€™iniziativa di Dio che convoca e raduna. Per questo motivo lโ€™assemblea liturgica รจ presieduta dal Signore, primo e unico convocatore e presidente; il ministro ordinato รจ il segno sacramentale che rende visibile tale convocazione e presidenza. Lโ€™utilizzo del termine โ€œcelebranteโ€ rileva il ruolo del presbitero allโ€™interno di unโ€™azione partecipata, ma si impone una domanda: รจ lui che โ€œcelebraโ€ o non piuttosto lโ€™assemblea tutta? Il rinnovamento liturgico conciliare ha apportato un profondo cambiamento di mentalitร : รจ tutta la comunitร  che รจ resa da Cristo โ€œassemblea sacerdotaleโ€ e, come tale, รจ soggetto della celebrazione. Il sacerdote รจ il ministro ordinato che presiede lโ€™assemblea liturgica. Il termine โ€œpresidenteโ€ รจ antico e tradizionale e si trova giร  in san Paolo: ยซI presbiteri che esercitano bene la presidenza siano considerati meritevoli di un duplice riconoscimentoยป (1 Tm 5,17). Nellโ€™anno 150 san Giustino, nella piรน antica descrizione di una celebrazione liturgica, parla di ยซcolui che presiedeโ€ฆยป. Il servizio del presiedere โ€“ โ€œessere posti davanti a, al posto diโ€ โ€“ รจ riferito a Cristo, al ministero da lui posto in atto con la sua vita e la sua morte, e che egli, da Risorto, continua nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Il presidente dellโ€™Eucaristia รจ servitore di un โ€œAltroโ€, non ha potere proprio. Siede di fronte allโ€™assemblea come Cristo, capo del corpo che รจ la Chiesa; siede simbolicamente e sacramentalmente al Suo posto. Il Concilio rileva che il sacerdote, in ogni celebrazione liturgica, esercita un ministero pastorale. Chi presiede รจ un fedele, uno dellโ€™assemblea che รจ ordinato per rappresentare Cristo pastore tra i suoi fratelli; egli รจ insieme membro dellโ€™assemblea e posto di fronte a essa, come Cristo รจ presente nella sua Chiesa che prega e canta. Questo โ€œstare di fronteโ€ non รจ un segno di superioritร , ma di servizio. Caratteristica propria del pastore รจ di agire a favore della comunitร : egli insegna, nutre, veglia, com-patisce, edifica. La presidenza che esercita รจ il culmine e la fonte di tutto il suo servizio pastorale; gli dร  senso, รจ un servizio legato allโ€™organizzazione, perchรฉ tutti possano partecipare, e non un monopolio del ministro come uomo tuttofare e attore principale. La prima attenzione di chi presiede รจ far sรฌ che la partecipazione dellโ€™assemblea sia piena, attiva, consapevole, comunitaria. Dal modo di esercitare la presidenza dipendono lโ€™edificazione e la costruzione della comunitร , e si esprime quale servizio si presta dentro la comunitร  e quale tipo di prete emerge nella stessa comunitร  ecclesiale. Diversi sono i modi di celebrare e, nella maggior parte dei casi, essi sono legati alla sensibilitร  e alla struttura mentale del celebrante. Un primo modo di presiedere consiste nel mettere in primo piano la dimensione mistica della fede, lโ€™esperienza intima vissuta dal celebrante. La Liturgia รจ sentita come momento forte di raccoglimento. Il rischio, perรฒ, รจ quello di un fervore intimistico, di unโ€™effervescenza sentimentale fino allโ€™esibizionismo. Un altro modo di presiedere consiste nel dare importanza soprattutto allโ€™annuncio della Parola (lโ€™omelia), insistendo su temi dโ€™attualitร , sulla funzione critica della fede, sulla denuncia e sulla testimonianza. Il prete emerge qui nel suo ministero profetico, con il rischio perรฒ di sfruttare il rito come occasione per una predica che colpisce, in modo da far dire agli ascoltatori: ยซChe bella Messa!ยป. Alcuni celebranti sono legati a un forte senso del dovere e delle regole: la Liturgia รจ un ufficio da compiere fedelmente in conformitร  a ciรฒ che prescrive la Chiesa. In questi casi il presidente rischia di essere staccato, ingessato, preciso, esposto al formalismo, con lโ€™adozione di un tono ieratico ma inespressivo. Chi presiede non deve mai dimenticare che in lui opera e agisce Cristo.

 

Alla luce di quanto detto, in questa seconda settimana di Avvento sarร  bene realizzare una celebrazione comunitaria della Riconciliazione affinchรฉ come Maria, lsaia, Giovanni il Precursore, Giuseppe il giusto ed i pastori, tutti siamo pronti ad accogliere e riconoscere il Salvatore con cuore puro, come terra buona e disponibile. Il โ€œsuonoโ€ della Parola di Dio che viene dallโ€™alto e discende sulla Comunitร  radunata dispone il cuore delle singole persone alla celebrazione del Sacramento, affinchรฉ nella conversione e nel perdono dei peccati tutti possano ritrovare la leggerezza per poter salire ed essere voce di quella Parola che salva e riaccende la speranza. Gioia e penitenza, speranza e conversione sono lโ€™invito paradossale dellโ€™Avvento, la condizione e lโ€™occasione offerta alla Chiesa per salire e recare la lieta notizia del Vangelo di Gesรน, speranza del mondo. Non si aspettino gli ultimissimi giorni prima di Natale per celebrare la Riconciliazione!!!

 

La processione con il Libro dei Vangeli (non il Lezionario!!!) accompagnato dai ceri e incensato evidenzia come questa Parola che invita alla conversione chieda a noi ascolto, accoglienza e adesione.

 

Naturalmente, se Domenica scorsa si รจ acceso il primo cero della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il secondo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui si รจ acceso il primo.

 

In questa Domenica, richiamando la missione del Battista, sarร  opportuno sostituire lโ€™Atto penitenziale con il rito di aspersione con lโ€™acqua benedetta.

Terza domenica di Avvento

Questa Domenica รจ chiamata โ€œGaudeteโ€, dalla prima parola dellโ€™antifona dโ€™ingresso. Come la Domenica โ€œLaetareโ€ a metร  della Quaresima, anche questa Domenica doveva dare ai fedeli un poโ€™ di respiro dalle rinunce e penitenze che venivano praticate in Avvento. Oggi, come sappiamo, lโ€™Avvento รจ stato ri-scoperto non come tempo penitenziale, ma come tempo di attesa, di gioia: non si tratta, quindi, di dare sollievo ai fedeli gravati da chissร  quali penitenze (e lโ€™atmosfera festaiola dei negozi e della televisione lo conferma fin troppo), ma di dare allโ€™attesa il colore della gioia, anzichรฉ quello della mestizia. La serietร  e la sobrietร  che la Chiesa ci propone nel tempo di Avvento non devono diventare tristezza.

Lโ€™annuncio che il Signore รจ vicino risuona anche oggi come un monito a cambiare le condotte di vita non coerenti con la sua venuta. Ma รจ anche un annuncio che solleva il nostro sguardo verso lโ€™alto e che non puรฒ non generare in noi grande gioia. Occorre non ingannare noi stessi: la gioia cristiana non รจ un atteggiamento passivo, che chiude su noi stessi e si esaurisce in una sensazione di piacere, ma รจ piuttosto la gioia di chi si sente chiamato a collaborare ad un progetto di trasfigurazione del mondo, un compito che รจ fonte di senso e di responsabilitร , un senso della vita che diventa testimonianza. In questo modo la vicinanza del Signore, vissuta con autenticitร , ci rende segni credibili di fronte al mondo.

Il tempo di Avvento รจ ormai inoltrato e dal punto di vista sociale sembra giร  arrivato il Natale, poichรฉ i giorni iniziano a popolarsi di eventi e appuntamenti nei quali confluiscono sia i rituali natalizi presenti in diversi luoghi sociali, sia i rituali di chiusura dellโ€™anno civile. Il clima generale percepito, quindi, possiede giร  una certa atmosfera che รจ bene cogliere, leggere in profonditร  e illuminare con la luce del Vangelo. Il desiderio delยญla festa e lโ€™esperienza della gioia sono molto affini: si fa festa per cercare la gioia e quando si vive la gioia si fa festa. Il cristianeยญsimo ha molto da dire e da dare sulla gioia, anche se purtroppo la percezione diffusa รจ diversa dallโ€™autentico spirito cristiano. Lโ€™atteggiamento e lโ€™esperienza della gioia ci donano unโ€™altra indicazione su come vivere lโ€™attesa del Signore. Ogni lettura biยญblica puรฒ costituire uno sfondo per declinare lโ€™invito alla gioia dellโ€™attesa e allโ€™attesa della gioia.

Lโ€™intreccio anche verbale delle due esperienze esprime come sia lโ€™attesa sia la gioia suggerite dalla fede siano entrambe innervate dalla La gioia dellโ€™attesa nasce dalla speranza di un incontro e lโ€™attesa della gioia nasce dalla speranza di un dono sorprendente di pienezza, oltre ogni aspettativa, che inveยญce inquina la gioia e la riduce in frantumi di delusione. Lโ€™attesa e la gioia nascono dallโ€™esperienza di una presenza e di una proยญmessa, anchโ€™esse annodate a doppio filo per cui incontriamo la presenza di una promessa (il Dio-con-noi) e la promessa di una presenza, per sempre (il Dio-che-viene).

I testi biblici ed eucologici di questa Domenica sono effettivamente traboccanti di parole come gioia, letizia, esultanzaโ€ฆ Sarร  opportuno valorizzare questi spunti per eliminare lโ€™equivoco che vede la fede e la spiritualitร  cristiana come lontane dalla gioia o, addirittura, nemiche di essa. Oltre a eliminare gli equivoci, poi, รจ importantissimo aiutare i fedeli a essere sempre piรน consapevoli dellโ€™importanza della gioia nella vita cristiana. Certo, non esiste il dovere di essere felici: casomai รจ una certa mentalitร  mondana che spinge le persone a mostrarsi sempre โ€œsu di giriโ€ e a nascondere tristezze e dispiaceri. Per il cristiano, perรฒ, la gioia interiore รจ segno della presenza dello Spirito Santo, anche in mezzo a sofferenze, prove, dolori.

Per quale motivo rallegrarsi? La vita cristiana non รจ fondata sul dolore e sullโ€™angoscia, anche se una certa spiritualitร  in passato puntava molto sullโ€™abnegazione e sulla rinuncia. Oggi si evidenzia maggiormente la gioia: ยซFratelli, siate sempre lietiโ€ฆ Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegrateviยป (Fil 4,4). Paolo si trova in prigione e nonostante la sua precaria situazione, scrive una lettera ai Filippesi ponendo lโ€™accento sul tema della gioia, vista come segno e frutto della fede e della speranza. รˆ una gioia โ€œnel Signoreโ€, che trova le fondamenta nella certezza che il Signore รจ vicino (v. antifona dโ€™ingresso). รˆ una gioia dalle caratteristiche precise: non รจ fine a sรฉ stessa, ma si apre agli altri sotto forma di bontร ; non si lascia sopraffare dalle preoccupazioni: ยซNon angustiatevi per nullaยป (Fil 4,6), non perchรฉ non esistano piรน, ma perchรฉ non hanno piรน la forza di mettere in questione una sicurezza fondata sul Signore e sulla sua fedeltร . รˆ una gioia che apre al futuro e conduce alla pienezza della pace, della vita eterna. Anche il profeta Isaia attraverso il dono dello Spirito (Prima Lettura) รจ inviato a portare il lieto annunzio ai poveri, perchรฉ il Signore fa germogliare la giustizia e la lode. Eโ€™ un lieto annuncio quello che viene portato ai miseri e lo stesso inviato (Messia) gioisce perchรฉ attraverso di lui il Signore ha reso posยญsibile la sua opera. Eโ€™ la gioia del Battista che dร  testimonianza alla luce e riconosce la grandezza di Colui che deve venire ed รจ giร  in mezzo agli uomini. รˆ la gioia dei discepoli che formano una comunitร . La letizia, la preghiera, lโ€™ascolto delle profezie, il discernimento cristiano sono gli atteggiamenti che la contraddiยญstinguono. E, nonostante conflitti e persecuzioni, sperimentano cosa sia la pace, quella pace che non รจ sinonimo di tranquillitร , ma di pienezza che investe ogni aspetto dellโ€™esistenza.

Lโ€™Avvento รจ il tempo della gioia spirituale durante il quale si cammina con lo sguardo rivolto in avanti, il tempo del risveglio che favorisce lโ€™apertura del cuore a Cristo che viene. Ci sono ostacoli che non permettono di accogliere il Signore: lโ€™egoismo, il non sapere gioire per le piccole cose quotidiane, la distrazione e la superficialitร , la mancata disponibilitร  allโ€™accoglienza, la sfiducia e i pregiudizi, la poca gratuitร โ€ฆ Paolo infonde speranza con queste parole: ยซPregate ininterrottamenteโ€ฆ Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciรฒ che รจ buono. Astenetevi da ogni specie di maleยป (Seconda Lettura). Nellโ€™affidarsi e nellโ€™abbandonarsi a Dio Padre nascono la serenitร , la gioia e la pace del cuore. Ciรฒ che i cristiani sanno dare al mondo non si misura con il metro dellโ€™efficacia delle organizzazioni, ma in base a uno stile di vita nuovo che infonde speranza, elargisce gioia e estromette la tristezza. Diceva san Filippo Neri: ยซTristezza e malinconia fuori di casa miaยป. La fede e la gioia che caratterizzano la vita di ogni credente devono far nascere il desiderio di aderire ogni giorno alla volontร  del Signore ed esprimere la bellezza di essere cristiani. Perchรฉ i ragazzi e i giovani sentono la โ€œpesantezzaโ€ di essere battezzati e cresimati? Perchรฉ davanti a loro non cโ€™รจ sempre la serenitร  di vivere e testimoniare la fede. Lโ€™appartenenza a una Comunitร  cristiana, alcune volte, lascia trasparire la noia nel partecipare alla celebrazione domenicale e lโ€™assenza dellโ€™entusiasmo di incontrarsi con il Risorto e con i fratelli. Lโ€™Avvento, e con esso tutta la nostra vita, sia sempre un cammino di gioia.

Lโ€™intervento di Gesรน nella storia genera attorno a sรฉ unโ€™atmosfera di entusiasmo e di gioia. Gesรน รจ lโ€™iniziatore definitivo di questa gioia che viene dallโ€™alto e che รจ dono dei Padre: ยซIn questo sta lโ€™amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma รจ lui che ha amato noiยป (1 Gv 4,10). Il โ€œMagnificatโ€ della Vergine Maria esprime meravigliosamente la tonalitร  fondamentale della gioia cristiana (Salmo responsoriale). Perรฒ occorre non ingannarsi: il rendimento di grazie non รจ lโ€™atteggiamento passivo di uno che riconosca soltanto che tutto gli viene dallโ€™alto; รจ la gioia di chi scopre di essere chiamato a contribuire allโ€™edificazione del mondo, nella prospettiva stupendamente sintetizzata dal II Prefazio dellโ€™Avvento: ยซLo stesso Signore, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lodeยป. Il cristiano sente di vivere sulla terra unโ€™esistenza uguale a quella di qualsiasi altro uomo, ma di avere in piรน una certezza di salvezza ed un senso della storia che gli permettono di riconoscere in tutti gli avvenimenti il Regno che viene. Questo gli procura una gioia profonda che egli testimonia non fuggendo la propria condizione ma considerandola come una tappa della venuta del Signore. Diventa cosรฌ il segno reale della venuta del Signore.

Cosa significa tutto ciรฒ per noi, per le nostre Comunitร ? Il cristiano, rinnovando il memoriale del sacrificio della croce, รจ convinto che il suo comportamento di mitezza e di bontร  manifesta la venuta del Signore nel mondo; rinuncia, perciรฒ, a dare testimonianza di Dio nella potenza e nel trionfalismo delle istituzioni. La Celebrazione Eucaristica, inoltre, non puรฒ dar luogo solo ad una gioia puramente umana di un incontro fra uomini giร  fratelli per affinitร  di razza, di ambiente sociale o di interessi comuni; occorre aprire le nostre Comunitร  eucaristiche alle ricchezze della diversitร  umana. La gioia allora sarร  forse meno spontanea, ma piรน vera.

Se la sacrestia รจ ben fornita, oggi รจ una delle due occasioni dellโ€™anno perchรฉ il celebrante indossi i paramenti rosacei e per adornare lโ€™altare, il tabernacolo e le altre parti della chiesa con il colore delicato e festoso che rappresenta e comunica la gioia.

Naturalmente, se nelle due Domeniche precedenti sono stati accesi i primi due ceri della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il terzo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui sono stati accesi il primo ed il secondo.

Oggi, 17 Dicembre, ha inizio lโ€™ottavario di preparazione al Natale del Signore. Giorno dopo giorno, la Liturgia eucaristica e delle Ore ci fa celebrare i โ€œtitoli messianiciโ€ del Salvatore, quelli con cui รจ stato annunciato dai profeti nei tempi antichi; inoltre, ci fa ascoltare le profezie e gli eventi che hanno preparato la sua venuta. Di per sรฉ non cโ€™รจ bisogno di inventare altro per una solida, oggettiva, stupenda preparazione al Natale (tipo novene, ecc.)! Anche nelle case i testi della Liturgia di ogni giorno siano letti e condivisi, cosรฌ da esserne istruiti e guidati. Cosรฌ, prepariamo il nostro cuore a celebrare con spirito di fede la Nascita del Salvatore, tentando di fuggire le tentazioni di mercato e di consumismo che caratterizzano questi giorni. Puntiamo la nostra attenzione sul โ€œFesteggiatoโ€ e non sulla festa!!!

Eโ€™ opportuno indicare alcuni impegni concreti di solidarietร , proposti come Comunitร , da compiere in vista del Natale (visita agli anziani/ammalati, consegna degli auguri alle famiglie, adozione di una famiglia bisognosa, sostegno ad unโ€™opera missionariaโ€ฆ).

Si invitino i fedeli a pensare alla celebrazione della Riconciliazione in prossimitร  del Natale, offrendo loro, ovviamente, il luogo e lโ€™orario in cui i ministri sono disponibiliโ€ฆ senza aspettare gli ultimi giorni!!!

Secondo una assodata tradizione, i bambini delle cittร  di Roma sono accompagnati ogni anno in questa Terza Domenica di Avvento in piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dellโ€™Angelus con il Papa, il quale benedice i Bambinelli che ognuno collocherร  nel proprio presepe. Perchรฉ non pensare di coinvolgere in questa Domenica anche i bambini delle nostre Comunitร , invitandoli a portare il Bambinello che collocheranno nel loro presepe, che sarร  benedetto al termine della Celebrazione Eucaristica?

Lโ€™Esortazione apostolica del grande Papa il beato Paolo VI โ€œGaudete in Dominoโ€ rimane sempre il migliore strumento per comprendere appieno la โ€œGioia cristianaโ€ e per attualizzare questa Terza Domenica del tempo di Avvento. Cosรฌ come lโ€™Esortazione Apostolica di Papa Francesco, โ€œEvangelii gaudiumโ€, che propone proprio come introduzione una bella meditazione sulla gioia cristiana.

A cura di Antonio Paolo Pinizzotto

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