Prima domenica di Avvento
Con lโinizio del tempo di Avvento si apre lโAnno della Chieยญsa, lโAnno liturgico come tempo di attesa e di speranza. Lโumanitร ha sempre bisogno di sperare, e oggi ne sentiamo lโesigenza in modo del tutto particolare. Non si possono dimenticare le profetiche parole del Concilio Vaticano II: ยซIl mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertร o della schiavitรน, del progresso o del regresso, della fraternitร o dellโodioยป (GS 9). La Liturgia perรฒ ci sollecita anche a ยซrendere ragione della nostra speranzaยป diventando coraggiosi testimoni della fede: in un monยญdo confuso e disorientato, indifferente e facile preda di fanatismi, un mondo in cui tutto, anche in ambito religioso, viene livellato sulla base di interessi spesso poco nobili, i cristiani sono chiamati a dire con franยญchezza, con le parole e con le opere, la radice di quella fede da cui nasce anche la loro speranza.
Con lโinizio dellโAnno liturgico la Chiesa ci conduce per mano in una riflessione continua sul senso del โtempoโ come spazio di vita e di salvezza che Dio ci dona. Il tempo della nostra esistenza viene cosรฌ collocato tra la prima venuta del Cristo (attesa e vissuta) e la seconda e definitiva, che porterร tutti e tutto alla sua pienezza. Questo percorso ha diversi modelli, da Abramo ai profeti, da Maria a Giovanni Battista. Tutti possono aiutarci a mantenere viva la memoria di una Presenza che dร vita e gioia alla quotidianitร concreta. La memoria, in particolare, รจ atto liturgico fondamentale: essa รจ principio della nostra vera identitร , fa prendere coscienza dei valori che possono rendere piena e buona la vita, ci richiama agli impegni assunti, si fa garanzia del compimento promesso e sperato. Questa memoria, che contraddistingue lโorientamento cristiano, puรฒ diventare il vero antidoto contro la tentazione di cercare surrogati facili e alla fine deludenti della nostra ricerca di senso e di felicitร .
ร ยซsempre tempo di avventoยป!, come recita la Ballata della speranza di David Maria Turoldo (da O sensi mieiโฆ), un testo che esprime in modo poetico, intenso e orante lo spirito del tempo di Avvento. Infatti, celebriamo sempre ยซnellโattesa della tua venutaยป, come preghiamo durante la preghiera eucaristica. La Bibbia si conclude con la promessa di Gesรน: ยซโSรฌ, vengo presto!โ. Amen. Vieni, Signore Gesรน!ยป (Ap 22,20).
Ogni Anno liturgico inizia con il tempo di Avvento e questo non รจ casuale poichรฉ lega strettamente il tempo della Liturgia che รจ sempre un โoggiโ della salvezza, con i tempi degli uomini scanditi da orologi e calendari. Potremmo sintetizzare che โil nostro problemaโ sia proprio vivere il tempo. La grammatica dellโAvvento ci pone davanti a parole ed esperienze come: tempo, durata, attesa, promessa, speranza-disperazione, pazienza, compimento. Ma sono addirittura il senso della Liturgia e lโintera esperienza della fede ad essere innervati da queste parole. Lโorazione dopo la Comunione sintetizza tutto questo: ยซLa partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostengaโฆยป.
Da una parte lโinizio dellโAnno liturgico e dallโaltra la conclusione dellโanno civile costituiscono il momento adatto per unโattenzione alla dimensione escatologica della fede. Negli ultimi anni รจ emerso inoltre piรน volte un riferimento alla speranza in ambito europeo e italiano. Si vedano lโesortazione Ecclesia in Europa del 2003, il Convegno di Verona del 2006, Testimoni di Gesรน Risorto, speranza per il mondo, lโenciclica Spe Salvi del 2007, fino allโimperativo di papa Francesco: ยซNon lasciamoci rubare la speranza!ยป (Evangelii gaudium, 86). ร bene prendere sul serio questa accentuazione propria dellโAvvento e avere il coraggio di impegnarsi in una riflessione sulla speranza.
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NellโAnno liturgico Cristo, Figlio di Dio, sta allโinizio (Natale), รจ al centro della storia (Pasqua), ci sarร alla fine (Cristo Re dellโuniverso). La traduzione letterale del termine โavventoโ significa โvenutaโ. In questo contesto si coglie subito una compenetrazione di presente e di futuro: lโesistenza รจ giร data ed รจ sempre da ricevere. Si celebra la memoria dellโincarnazione del Verbo di Dio, che รจ giร avvenuta nel passato, รจ presente nellโoggi, permane nel futuro e si compirร ritornando sulla terra. Dio assicura la sua presenza, viene a noi e arriva per noi, sempre piรน si โabbassaโ in modo da raggiungerci. Si rivela attraverso il creato, poi diventa Compagno di viaggio per Israele, parla attraverso i profeti, infine mostra al mondo il suo volto umano in Gesรน fattosi carne. Il โvenire di Dioโ si realizza, in modo speciale, nellโassemblea riunita per la preghiera comunitaria: ยซDove due o piรน persone si riuniscono nel mio nome, io sono presente in mezzo a loroยป, in ogni Sacramento celebrato dalla Chiesa e nellโuomo che soffre e che ama.
Abitualmente, quando si parla di Avvento, si pensa al periodo di preparazione al Natale. La Liturgia della Prima Domenica richiama alla vigilanza perchรฉ Cristo puรฒ ritornare sulla terra in qualsiasi momento. In genere, si parla poco del ritorno glorioso del Signore pur essendo una costante della vita cristiana: ยซState attenti, vegliate, perchรฉ non sapete quando รจ il momentoยป (Mc 13,33). Il pensiero e la consapevolezza del ritorno di Cristo evitano il rischio di chiudersi nel presente e in ogni tipo di egoismo. La vita odierna, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, รจ โpenultimaโ e non costituisce la fase definitiva. Ogni figlio di Dio รจ un pellegrino e, camminando, vive questa consapevolezza: Cristo รจ giร con noi, ogni giorno, fino alla fine dei tempi; Lui รจ giร presente e attivo nella storia dellโumanitร . Noi non aspettiamo la fine del tempo, ma il ritorno di una precisa Persona. Illuminanti, in tal senso, le parole di A.M. Besnard: ยซUn cristianesimo che diventa insensibile allโattesa del ritorno di Cristo perde tutto il suo mordenteโฆ Non si puรฒ vedere proprio in questa lacuna una delle spiegazioni fondamentali dellโattuale scarsa vitalitร del cristianesimo in molti di coloro che lo professano? Sono cristiani a causa di un certo passato, ma non a causa di un certo avvenireยป. Il ritorno del Signore coincide con la sua manifestazione piena: in quellโoccasione tutti gli uomini saranno giudicati sullโamore. La parabola di Matteo 25,31-46 (ascoltata Domenica scorsa) indica il modo in cui stare svegli per attendere il Signore: ยซHo avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero malato e mi avete visitatoโฆยป. Occorre saper riconoscere Gesรน nei fratelli e sorelle che sono affamati, assetati, nudi, ammalati, forestieri. La vigilanza consiste nellโascolto della Parola che spinge ad aprirsi al fratello che รจ dimenticato, prendendolo a cuore. Accogliere il Signore oggi significa in modo particolare aprire il cuore, la casa, le strutture sociali ed ecclesiali a coloro che fuggono dai propri Paesi perchรฉ non hanno lavoro o perchรฉ la loro vita รจ esposta a tiranni che ledono ogni libertร e giustiziaโฆ Il Signore assicura un ritorno in cui libererร tutta lโumanitร : lโamore e la giustizia trionferanno.
In una societร secolarizzata come la nostra, quale puรฒ essere la forza del segno trasmesso dal radunarsi dei cristiani? Formare unโassemblea fa parte delle abitudini e della vita dei credenti e costituisce giร unโazione dal significato religioso. Non รจ la stessa cosa trovarsi insieme per una riunione condominiale o sociale. Eโ il Risorto che convoca la Chiesa a celebrare la dimensione comunitaria che le รจ propria. Il radunarsi dei credenti avviene nel segno della fede e non corrisponde a un incontro meramente umano: dal chiasso e dalle preoccupazioni della vita si giunge a un luogo sacro, dove i battezzati incontrano il Signore, si pongono in ascolto e comunicano con lui; in quel luogo parole e gesti rendono presente il Risorto che edifica il suo popolo. Allโassemblea รจ richiesta concentrazione su ciรฒ che compie nel momento in cui si trova radunata. La vita sociale comporta forme di preparazione silenziosa, come in occasione di concerti o rappresentazioni teatrali: similmente, la Liturgia richiede un certo raccoglimento perchรฉ si possa creare lโambiente adatto, anche perchรฉ il passaggio dalla quotidianitร al raccoglimento e allโascolto non รจ automatico. Se, mentre lโEucaristia inizia e prosegue, si aggiungono in ritardo altri fedeli, ciรฒ non solo reca disturbo, ma impedisce allโassemblea di essere tale e di compiere, come comunitร , riti importanti: lโaccoglienza, la confessione dei peccati, la preghiera iniziale, le Lettureโฆ (quando si intraprende un viaggio non si arriva alla stazione cinque o sei minuti dopo lโorario di partenza!!!). Possono sempre succedere dei contrattempi, ma quando il ritardo รจ abituale, non cโรจ scusante. Romano Guardini ricorda: ยซLa liturgia รจ possibile soltanto con e dalla riflessione. Non importa molto che si parli di testi sacri, di simboli profondi e di rinnovamento liturgico della vita, quando mancano le prime condizioni per concepire seriamente queste cose. In questo modo anche la Liturgia diventa soltanto una cosa assai interessante, una moda, per la quale per un poโ si รจ entusiasti, ma dopo non ci si bada piรน. Tra le prime condizioni necessarie per celebrare veramente la Liturgia, si richiede che ognuno rientri in sรฉ, ma questo raccoglimento non viene naturalmente, รจ necessario volerlo fare, come il silenzioยป. Favorire la partecipazione dellโassemblea allโazione liturgica รจ un servizio delicato che aiuta lโunitร nella diversitร . A volte si รจ tentati di pensare lโunitร come uniformitร ; la diversitร , al contrario, รจ da considerarsi come una ricchezza da cui puรฒ scaturire lโarmonia. Immagine del popolo di Dio non รจ solo il canto allโunisono, ma anche la polifonia. Per questo i riti dโingresso e di accoglienza rappresentano un momento importante di avvio a tutta la celebrazione.
La preparazione allโEucaristia รจ come un grande cantiere aperto a molti, ministri ordinati e laici. Ogni battezzato deve considerare come un onore, una gioia e anche una responsabilitร collaborare alla realizzazione dellโobiettivo chiaramente indicato dal rinnovamento conciliare: la partecipazione consapevole, piena, attiva e fruttuosa di tutti allโazione liturgica, cosa che, in forza del Battesimo, รจ diritto e dovere di tutto il popolo cristiano, ยซstirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si รจ acquistatoยป (1 Pt 2,9). La posta in gioco รจ enorme: unโassemblea che celebra รจ ยซvessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finchรฉ ci sia un solo ovile e un solo pastoreยป (SC 2). Chiesa una e diversa, una e multiforme, che accoglie nel suo cuore lโarcobaleno delle nostre differenze. Tutte queste โpremesseโ saranno un modo efficace per intraprendere con serietร il cammino del nuovo Anno liturgico, che il Signore ci dona, e dellโAvvento!
Eโ con una preghiera, con unโinvocazione accorata, che si apre la Liturgia della Parola di questa Domenica: ยซSe tu squarยญciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i montiยป (Prima Lettura). Sono parole che sgorgano da una certezza, fondata su unโesperienza: ยซTu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentoreยป. Ma perchรฉ si richiede lโintervento di Dio? Che cosa ci si attende da lui? Certo, la situazione รจ difficile, segnata dallโinยญgiustizia sociale e dalla sperequazione economica. Non รจ sugli effetti, perรฒ, che ci si attarda, ma sulla causa di ogni male: un cuore indurito, insensibile, impermeabile ai richiami della coยญscienza, incapace di discernere tra buono e cattivo, tra giusto e ingiusto, tra bello e brutto. Tutto, a questo punto, viene pietrifiยญcato in una generica superficialitร , finchรฉ tutto alla fine va bene perchรฉ tutto รจ indifferente. La voce del profeta, dunque, ci seยญgnala un pericolo e ci fornisce una diagnosi lucida. I discepoli di Gesรน sanno che Dio ha mantenuto le promesse: nel suo Figlio ha offerto misericordia e grazia. Mediante lui ha โriscattatoโ gli uomini dal potere del male e del peccato. Colui che รจ venuto nella carne ritornerร per portare a compimento il piano del Padre. Proprio per questo bisogna restare vigilanti, โvegliareโ, โfare attenzioneโ (Vangelo). Non si tratta di uno sforzo eroico, che ognuno conduce in soยญlitario, ma piuttosto di assecondare lโopera di Dio, la sua grazia, e di condividere la ricchezza dei suoi doni per far crescere la Coยญmunitร (Seconda Lettura).
LโAvvento domanda di essere rilevato attraverso un duplice registro. Da una parte la preparazione alle feste natalizie (Natale, Epifania, Battesimo del Signore) e, quindi, la memoria solenne dellโIncarnazione del Figlio di Dio. Dallโaltra si รจ inviยญtati a vivere lโattesa del ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi con occhi aperti, cuore desto, mani generose. Per questo, celebrare lโAvvento รจ cercare di risvegliare e rinnovare lโattesa del Signore, prendendo anche consapevolezza di altre attese e paure che ci abitano e che possono fare da schermo e impedirci di riconoscere il Signore che viene. Se gli incontri catechistici e formativi dellโAvvento riuscissero nei vari gruppi parrocchiali a far emergere almeno alcune di queste reali attese e paure, le Celebrazioni potrebbero essere il luogo in cui purificare lโintenzione, riaccendere il desiderio e rinsaldare la fiducia nella venuta di Colui che non viene a togliere, distruggere o punire, ma a donare, guarire e perdonare. Si potrebbe provare durante la settimana a rispondere โ molto semplicemente โ a domande del tipo: ยซCosa desidero? Cosa cerco? Cosa aspetto? Cosa temo?ยป e poi cercare di capire se e in quale modo le risposte cโentrano con lโattesa e la venuta del Signore nella nostra vita, facendo confluire questo percorso formativo nelle parole e nei gesti della Liturgia.
LโAvvento non รจ un tempo propriamente penitenziale, come lo รจ invece la Quaresimaโฆ il colore liturgico (viola) non ci porti fuori strada!!! La venuta del Signore, il suo trionfo finale non รจ per i credenti motivo di paura ma di amorosa e fervida attesa. Nelle quattro Domeniche di Avvento si omette il canto del Gloria, perchรฉ questo inno angelico risuoni solenne nella notte di Natale.
Allโinizio del nuovo Anno liturgico siamo invitati a rimetterci in cammino con un atteggiamento di sobrietร e di vigilanza. La processione introitale sottolinea questi due aspetti che lโAvvento ci chiama a vivere โ un nuovo inizio e il cammino โ e quindi va curata con particolare attenzione.
In questo giorno in cui la Chiesa celebra il suo โcapodannoโ, la Liturgia abbia decisamente unโimpronta solenne. Se non lo si fa giร , puรฒ essere il momento opportuno per iniziare a cantare i testi eucologici (orazioni, prefazio, benedizione solenne) e tutte quelle parti della Liturgia che si esprimono in canto (Kyrie eleison, Anamnesi e Dossologia della Prece Eucaristica, litanie per la frazione del paneโฆ).
Si cerchi di valorizzare anche il canto del Salmo responsoriale. In molti casi รจ la parte della Liturgia della Parola piรน trascurata e corre il rischio di essere una quarta lettura sbiadita. Ci si dimentica che il Salmo non รจ un testo devozionale da biascicare, ma un canto interlezionario (= tra le letture), quindi, da cantare (con arte) e non da recitare!
Nel tempo liturgico di Avvento-Natale un posto particolare viene riservato dalla Liturgia alla Parola che si fa carne. Eโ opportuno, in ogni celebrazione domenicale, portare il libro della Parola processionalmente con ceri e incenso allโaltare e venerarlo specie alla proclamazione del Vangelo.
Laddove se ne vede lโesigenza pastorale si puรฒ preparare la corona dellโAvvento che annuncia lโavvicinarsi del Natale. Questo segno, richiamandoci la progressiva vittoria della luce sulle tenebre, ci invita a camminare incontro al Cristo, vera luce che viene a vincere le tenebre del male e della morte. Originariamente il colore delle candele prevedeva che tre fossero di colore viola e una di colore rosa; questโultima serviva per la terza domenica di Avvento โ detta Gaudete, Rallegratevi โ in segno di gioia per lโimminente nascita di Gesรน. Per la collocazione della corona occorre รจ bene valutare gli spazi a disposizione. Questo segno deve comunque essere ben visibile a tutti e adeguatamente valorizzato, ma senza oscurare mai lโaltare e/o lโambone.
La scelta dei canti deve tener presente il tempo liturgico, incentrato sullโincoraggiamento, sulla consolazione e sulla speranza. Per questo, siano โpropriโ del tempo di Avvento!
Seconda domenica di Avvento
La speranza cristiana non รจ attesa vuota, la certezza di avere dalla nostra parte un Salvatore non lascia nellโindifferenza e nellโinerzia. Tutta la Parola che anima la Liturgia odierna parla di conversione, di cambiamento. La preghiera autentica, che chiede la venuta del Signore, si confronta necessariamente con la vita quotidiana e con i gesti che possono esprimere la densitร dellโincontro atteso: condividere, perdonare, accogliere, aiutareโฆ diventano allora i verbi di una vita di fede che prepara la strada al Signore che viene a salvarci. La conversione cristiana รจ un cammino di maturazione continua e di trasfigurazione della sua quotidianitร alla luce della grazia.
La Seconda Domenica di Avvento da una parte richiama lโattesa del Signore e di ยซcieยญli nuovi e terra nuovaยป, dallโaltra risponde alla domanda: ยซNel frattempo, cosa fare?ยป. A partire dalle letture bibliche possiamo, infatti, comporre un vademecum per il presente come frattempo, tra il tempo โrealizzatoโ in Gesรน e i tempi โin fase di realizzazioยญneโ degli uomini. Sia la Colletta che lโOrazione dopo la Comuยญnione chiedono di sbilanciare lโattenzione verso il compimento di Dio: ยซfaโ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlioยป e ยซinsegnaci a valutare con sapienยญza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cieloยป. La prospettiva รจ volutamente sbilanciata verso il futuro rispetยญto allโimpegno presente perchรฉ questo รจ il senso dellโAvvento nellโinvito ad alzare il nostro sguardo per intravvedere ยซil Siยญgnore che viene!ยป.
Lโesistenza cristiana si radica nellโintreccio tra cielo e terra, tra impegno nella creazione e attesa della nuova creazione, tra cura per questo cielo e questa terra e speranza di nuovi cieli e una terra nuova, tra la passione per la giustizia possibile nella storia e il compimento della profezia straordinaria contenuta nel Salmo 84/85: ยซAmore e veritร si incontreranno, giustizia e pace si bacerannoยป. Lโesistenza cristiana รจ come ยซil dito di Gioยญvanni Battistaยป (H. U. von Balthasar), che indica continuamenยญte il Messia, sempre sbilanciata su Gesรน, ยซColui che era, che รจ e che vieneยป. Il messaggio centrale della Liturgia รจ sempre di speยญranza poichรฉ annuncia la fine delle tribolazioni e lโarrivo di Dio (Prima Lettura), rinfranca la Comunitร nella fatica dellโattesa (Seยญconda Lettura) e presenta il precursore del Messia che arriverร ยซpiรน forte di luiยป (Vangelo).
ร assente la piena consapevolezza dellโavvento โpresenteโ che non si ripeterร piรน nel prossimo anno poichรฉ sarร diverso. Illuminante รจ san Bernardo che parla di โtre avventiโ di Cristo: il primo รจ quello dellโincarnazione di Gesรน nel grembo di Maria; il terzo รจ lโavvento che porterร Cristo giudice alla fine dei tempi per convalidare le scelte che lโuomo ha realizzato durante la vita terrena. Il secondo, quello centrale e anche il piรน importante per noi oggi, รจ la presenza di Cristo in noi, legata al riconoscimento della sua esistenza, del suo passaggio attraverso le nostre stesse vite. Pensando allโavvento passato e a quello futuro sโimpara a riscoprire lโavvento presente, che รจ dentro la quotidianitร di persone sempre in ricerca e in cammino. Ogni nostra azione troverร spazio nel giudizio finale di colui che si รจ fatto uomo, ma se entriamo nel cammino tracciato e vissuto da Cristo, il suo giudizio diventa liberante. Cogliere la presenza di Cristo in noi apre lโoggi e il domani alla speranza, in quanto rivela il volto del Padre nel quotidiano. La speranza cammina accanto alla consolazione: ยซConsolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dioยป (Is 40,1). Dio Padre non abbandona mai il suo popolo anche quando si smarrisce nellโinfedeltร , nellโegoismo e si prostituisce ad altri dei. Dio invia i profeti per annunciare il suo amore e per consolare. Anche oggi nella Chiesa ci sono uomini e donne che hanno il dono della consolazione ma spesso non li riconosciamo o non li ascoltiamo! Un giorno un vescovo disse: ยซPoco alla volta, ho capito che il mio compito principale era quello di โconsolareโ: consolare i preti, consolare i cristiani, consolare le persone, consolare. Quando tu mi hai conosciuto ero ancora molto critico, ero portato a vedere le cose che non andavano. Adesso ho capito che la critica verso gli altri era lo sfogo del mio non essere in pace con me stesso. La piรน grande conquista รจ avere la pace dentro. La pace con me stesso mi fa guardare con serenitร agli altri e mi aiuta a portare la pace, a consolareยป. La Chiesa ha bisogno di pastori umili: di maestri ce ne sono molti ma ciรฒ che fa breccia nel mondo sono i testimoni che rendono presente Cristo, ebbe a dire il beato Paolo VI! Cristo รจ con noi e in mezzo a noi proprio per consolare e dare speranza. Il suo รจ un โVangeloโ, una buona notizia, un annuncio che risolleva lโumanitร smarrita e disorientata. Anche Giovanni Battista annuncia la buona novella (Lc 3,18), lโinizio di un tempo di misericordia e di pace. Non รจ piรน tempo di falsitร , dโinganni e di ipocrite sicurezze; quello che conta รจ ciรฒ che cโรจ dentro il cuore dellโuomo: la capacitร di amare, di meravigliarsi, di scoprire che Dio non si stanca mai dellโuomo, di essere consapevoli che siamo immagine sua, proprio perchรฉ Lui si รจ incarnato condividendo la nostra storia.
Il modello di attesa proposto dalla Liturgia รจ oggi Giovanni il Battista. Egli annuncia il Messia come fine a cui tende lโAntico Testamento e la storia umana. Nel segno del battesimo egli invita alla conversione per avere il perdono dei peccati. ร cosรฌ profeta di un tempo nuovo, il tempo opportuno per la nostra salvezza. I cristiani sono chiamati a vivere con una rinnovata scelta il proprio Battesimo, poichรฉ il Signore che viene chiede conto oggi personalmente ad ognuno di quellโimpegno assunto un giorno per amore e in nome nostro.
Dio incarnandosi tiene conto dellโuomo, della sua crescita e del suo comportamento, non lo guarisce senza la fede, senza la conversione; prende il tempo necessario per condividere la vita col suo interlocutore (cfr. Sap 11,23-26; Ez 18,23). In un mondo votato al cambiamento ed allโattesa del โGiorno di Dioโ che realizzerร ยซnuovi cieli e una terra nuovaยป, la โsantitร della vitaโ e la โpietร โ danno sicurezza e tranquillitร di fronte agli elementi che si โdissolvonoโ e si โfondonoโ (Seconda Lettura). La santitร della vita non รจ solo oggetto del giudizio finale, ma giร prepara questo giudizio; la preghiera che sale dal cuore non chiede soltanto la venuta del Signore come un avvenimento improvviso, ma giร lo legge negli episodi della storia umana.
Giovanni il Precursore, nel compiersi del tempo messianico, invita ad esprimere, attraverso un segno che non รจ soltanto cerimoniale, la volontร di conversione e la speranza dei tempi nuovi, caratterizzati dallโeffusione dello Spirito Santo. In questi tempi nuovi, che per noi sono giร cominciati, anche se non ancora del tutto realizzati, lโinvito alla conversione sfocia necessariamente in gesti significativi, โsacramentaliโ nel senso piรน ampio della parola. Tra essi vi sono certamente il Battesimo e la Penitenza, momenti privilegiati dโincontro con il Dio che salva e che perdona, ma anche gli atteggiamenti concreti della Comunitร e dei singoli (condividere, perdonare, accogliereโฆ) da cui traspare la realtร di un cuore nuovo. Sono quelli indicati nellโimmagine del ยซpreparare la stradaยป (Vangelo). Forse, visti con occhi profani, possono apparire come povere, inutili cose; in realtร , invece, nei gesti di un uomo e di una Comunitร rinnovati, chi sa leggere intravede ยซnuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrร stabile dimora la giustiziaยป (Seconda Lettura).
Nel linguaggio comune il Sacramento della Penitenza si identifica con la โconfessioneโ. In realtร , la confessione รจ solo un elemento del Sacramento e non ne รจ certo il primo. Vi รจ una mentalitร formalistica ed esteriorizzante nei riguardi di questo che รจ uno dei Sacramenti cardine della vita cristiana, minacciato di scivolare lentamente in una crisi sconcertante. Le motivazioni hanno una gamma molto ampia: vanno dal rifiuto del confessore, distributore automatico di assoluzioni, al rifiuto del confessore psicanalistaโฆ Lโaccusa individuale dei peccati, seguita dal perdono di Dio e da una penitenza spesso insignificante, รจ una soluzione troppo facile, troppo meccanica: puรฒ avere senso solo se รจ un segno personale ed ecclesiale di conversione e di riconciliazione. Un ripensamento sulla giusta forma della penitenza e della confessione รจ, quindi, giustificato: tutto deve diventare piรน autentico, piรน profondo, piรน vivo e piรน efficace. La conversione cristiana รจ una maturazione continua, una crescita, uno sviluppoโฆ spesso un atto difficile, uno scavare la strada per Dio nella propria carne, distacco dal comodo e dallโabitudinario: รจ cambiare vita โsul serioโ. Eโ, in fondo, โcon-crocifiggersiโ con Cristo: in lui รจ la sorgente del perdono. Egli sulla croce ha espiato tutti i nostri peccati e dopo la sua risurrezione ha partecipato alla Chiesa la facoltร di perdonare i peccati. La celebrazione del Sacramento della Penitenza non puรฒ essere โprivatizzataโ: avviene sempre nellโambito di una โComunitร di credentiโ; รจ un gesto insieme comunitario e personale, come comunitario e personale รจ il peccato. Il nuovo Rito della Penitenza ricorda che ยซla celebrazione comune manifesta piรน chiaramente la natura ecclesiale della penitenza. I fedeli infatti ascoltano tutti insieme la parola di Dio, che proclama la sua misericordia e li invita alla conversione, confrontano la loro vita con la parola stessa, e si aiutano a vicenda con la preghieraยป (n. 22).
Unโazione liturgica non รจ qualcosa di privato ma un atto che costituisce una comunitร e il cui soggetto agente รจ, per sua natura, ecclesiale: lโassemblea radunata nella pluralitร , diversitร , complementaritร dei ministeri; una comunitร che, riunendosi per celebrare, รจ convinta di non essere lei stessa ad autoconvocarsi. Essa risponde allโiniziativa di Dio che convoca e raduna. Per questo motivo lโassemblea liturgica รจ presieduta dal Signore, primo e unico convocatore e presidente; il ministro ordinato รจ il segno sacramentale che rende visibile tale convocazione e presidenza. Lโutilizzo del termine โcelebranteโ rileva il ruolo del presbitero allโinterno di unโazione partecipata, ma si impone una domanda: รจ lui che โcelebraโ o non piuttosto lโassemblea tutta? Il rinnovamento liturgico conciliare ha apportato un profondo cambiamento di mentalitร : รจ tutta la comunitร che รจ resa da Cristo โassemblea sacerdotaleโ e, come tale, รจ soggetto della celebrazione. Il sacerdote รจ il ministro ordinato che presiede lโassemblea liturgica. Il termine โpresidenteโ รจ antico e tradizionale e si trova giร in san Paolo: ยซI presbiteri che esercitano bene la presidenza siano considerati meritevoli di un duplice riconoscimentoยป (1 Tm 5,17). Nellโanno 150 san Giustino, nella piรน antica descrizione di una celebrazione liturgica, parla di ยซcolui che presiedeโฆยป. Il servizio del presiedere โ โessere posti davanti a, al posto diโ โ รจ riferito a Cristo, al ministero da lui posto in atto con la sua vita e la sua morte, e che egli, da Risorto, continua nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. Il presidente dellโEucaristia รจ servitore di un โAltroโ, non ha potere proprio. Siede di fronte allโassemblea come Cristo, capo del corpo che รจ la Chiesa; siede simbolicamente e sacramentalmente al Suo posto. Il Concilio rileva che il sacerdote, in ogni celebrazione liturgica, esercita un ministero pastorale. Chi presiede รจ un fedele, uno dellโassemblea che รจ ordinato per rappresentare Cristo pastore tra i suoi fratelli; egli รจ insieme membro dellโassemblea e posto di fronte a essa, come Cristo รจ presente nella sua Chiesa che prega e canta. Questo โstare di fronteโ non รจ un segno di superioritร , ma di servizio. Caratteristica propria del pastore รจ di agire a favore della comunitร : egli insegna, nutre, veglia, com-patisce, edifica. La presidenza che esercita รจ il culmine e la fonte di tutto il suo servizio pastorale; gli dร senso, รจ un servizio legato allโorganizzazione, perchรฉ tutti possano partecipare, e non un monopolio del ministro come uomo tuttofare e attore principale. La prima attenzione di chi presiede รจ far sรฌ che la partecipazione dellโassemblea sia piena, attiva, consapevole, comunitaria. Dal modo di esercitare la presidenza dipendono lโedificazione e la costruzione della comunitร , e si esprime quale servizio si presta dentro la comunitร e quale tipo di prete emerge nella stessa comunitร ecclesiale. Diversi sono i modi di celebrare e, nella maggior parte dei casi, essi sono legati alla sensibilitร e alla struttura mentale del celebrante. Un primo modo di presiedere consiste nel mettere in primo piano la dimensione mistica della fede, lโesperienza intima vissuta dal celebrante. La Liturgia รจ sentita come momento forte di raccoglimento. Il rischio, perรฒ, รจ quello di un fervore intimistico, di unโeffervescenza sentimentale fino allโesibizionismo. Un altro modo di presiedere consiste nel dare importanza soprattutto allโannuncio della Parola (lโomelia), insistendo su temi dโattualitร , sulla funzione critica della fede, sulla denuncia e sulla testimonianza. Il prete emerge qui nel suo ministero profetico, con il rischio perรฒ di sfruttare il rito come occasione per una predica che colpisce, in modo da far dire agli ascoltatori: ยซChe bella Messa!ยป. Alcuni celebranti sono legati a un forte senso del dovere e delle regole: la Liturgia รจ un ufficio da compiere fedelmente in conformitร a ciรฒ che prescrive la Chiesa. In questi casi il presidente rischia di essere staccato, ingessato, preciso, esposto al formalismo, con lโadozione di un tono ieratico ma inespressivo. Chi presiede non deve mai dimenticare che in lui opera e agisce Cristo.
Alla luce di quanto detto, in questa seconda settimana di Avvento sarร bene realizzare una celebrazione comunitaria della Riconciliazione affinchรฉ come Maria, lsaia, Giovanni il Precursore, Giuseppe il giusto ed i pastori, tutti siamo pronti ad accogliere e riconoscere il Salvatore con cuore puro, come terra buona e disponibile. Il โsuonoโ della Parola di Dio che viene dallโalto e discende sulla Comunitร radunata dispone il cuore delle singole persone alla celebrazione del Sacramento, affinchรฉ nella conversione e nel perdono dei peccati tutti possano ritrovare la leggerezza per poter salire ed essere voce di quella Parola che salva e riaccende la speranza. Gioia e penitenza, speranza e conversione sono lโinvito paradossale dellโAvvento, la condizione e lโoccasione offerta alla Chiesa per salire e recare la lieta notizia del Vangelo di Gesรน, speranza del mondo. Non si aspettino gli ultimissimi giorni prima di Natale per celebrare la Riconciliazione!!!
La processione con il Libro dei Vangeli (non il Lezionario!!!) accompagnato dai ceri e incensato evidenzia come questa Parola che invita alla conversione chieda a noi ascolto, accoglienza e adesione.
Naturalmente, se Domenica scorsa si รจ acceso il primo cero della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il secondo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui si รจ acceso il primo.
In questa Domenica, richiamando la missione del Battista, sarร opportuno sostituire lโAtto penitenziale con il rito di aspersione con lโacqua benedetta.
Terza domenica di Avvento
Questa Domenica รจ chiamata โGaudeteโ, dalla prima parola dellโantifona dโingresso. Come la Domenica โLaetareโ a metร della Quaresima, anche questa Domenica doveva dare ai fedeli un poโ di respiro dalle rinunce e penitenze che venivano praticate in Avvento. Oggi, come sappiamo, lโAvvento รจ stato ri-scoperto non come tempo penitenziale, ma come tempo di attesa, di gioia: non si tratta, quindi, di dare sollievo ai fedeli gravati da chissร quali penitenze (e lโatmosfera festaiola dei negozi e della televisione lo conferma fin troppo), ma di dare allโattesa il colore della gioia, anzichรฉ quello della mestizia. La serietร e la sobrietร che la Chiesa ci propone nel tempo di Avvento non devono diventare tristezza.
Lโannuncio che il Signore รจ vicino risuona anche oggi come un monito a cambiare le condotte di vita non coerenti con la sua venuta. Ma รจ anche un annuncio che solleva il nostro sguardo verso lโalto e che non puรฒ non generare in noi grande gioia. Occorre non ingannare noi stessi: la gioia cristiana non รจ un atteggiamento passivo, che chiude su noi stessi e si esaurisce in una sensazione di piacere, ma รจ piuttosto la gioia di chi si sente chiamato a collaborare ad un progetto di trasfigurazione del mondo, un compito che รจ fonte di senso e di responsabilitร , un senso della vita che diventa testimonianza. In questo modo la vicinanza del Signore, vissuta con autenticitร , ci rende segni credibili di fronte al mondo.
Il tempo di Avvento รจ ormai inoltrato e dal punto di vista sociale sembra giร arrivato il Natale, poichรฉ i giorni iniziano a popolarsi di eventi e appuntamenti nei quali confluiscono sia i rituali natalizi presenti in diversi luoghi sociali, sia i rituali di chiusura dellโanno civile. Il clima generale percepito, quindi, possiede giร una certa atmosfera che รจ bene cogliere, leggere in profonditร e illuminare con la luce del Vangelo. Il desiderio delยญla festa e lโesperienza della gioia sono molto affini: si fa festa per cercare la gioia e quando si vive la gioia si fa festa. Il cristianeยญsimo ha molto da dire e da dare sulla gioia, anche se purtroppo la percezione diffusa รจ diversa dallโautentico spirito cristiano. Lโatteggiamento e lโesperienza della gioia ci donano unโaltra indicazione su come vivere lโattesa del Signore. Ogni lettura biยญblica puรฒ costituire uno sfondo per declinare lโinvito alla gioia dellโattesa e allโattesa della gioia.
Lโintreccio anche verbale delle due esperienze esprime come sia lโattesa sia la gioia suggerite dalla fede siano entrambe innervate dalla La gioia dellโattesa nasce dalla speranza di un incontro e lโattesa della gioia nasce dalla speranza di un dono sorprendente di pienezza, oltre ogni aspettativa, che inveยญce inquina la gioia e la riduce in frantumi di delusione. Lโattesa e la gioia nascono dallโesperienza di una presenza e di una proยญmessa, anchโesse annodate a doppio filo per cui incontriamo la presenza di una promessa (il Dio-con-noi) e la promessa di una presenza, per sempre (il Dio-che-viene).
I testi biblici ed eucologici di questa Domenica sono effettivamente traboccanti di parole come gioia, letizia, esultanzaโฆ Sarร opportuno valorizzare questi spunti per eliminare lโequivoco che vede la fede e la spiritualitร cristiana come lontane dalla gioia o, addirittura, nemiche di essa. Oltre a eliminare gli equivoci, poi, รจ importantissimo aiutare i fedeli a essere sempre piรน consapevoli dellโimportanza della gioia nella vita cristiana. Certo, non esiste il dovere di essere felici: casomai รจ una certa mentalitร mondana che spinge le persone a mostrarsi sempre โsu di giriโ e a nascondere tristezze e dispiaceri. Per il cristiano, perรฒ, la gioia interiore รจ segno della presenza dello Spirito Santo, anche in mezzo a sofferenze, prove, dolori.
Per quale motivo rallegrarsi? La vita cristiana non รจ fondata sul dolore e sullโangoscia, anche se una certa spiritualitร in passato puntava molto sullโabnegazione e sulla rinuncia. Oggi si evidenzia maggiormente la gioia: ยซFratelli, siate sempre lietiโฆ Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegrateviยป (Fil 4,4). Paolo si trova in prigione e nonostante la sua precaria situazione, scrive una lettera ai Filippesi ponendo lโaccento sul tema della gioia, vista come segno e frutto della fede e della speranza. ร una gioia โnel Signoreโ, che trova le fondamenta nella certezza che il Signore รจ vicino (v. antifona dโingresso). ร una gioia dalle caratteristiche precise: non รจ fine a sรฉ stessa, ma si apre agli altri sotto forma di bontร ; non si lascia sopraffare dalle preoccupazioni: ยซNon angustiatevi per nullaยป (Fil 4,6), non perchรฉ non esistano piรน, ma perchรฉ non hanno piรน la forza di mettere in questione una sicurezza fondata sul Signore e sulla sua fedeltร . ร una gioia che apre al futuro e conduce alla pienezza della pace, della vita eterna. Anche il profeta Isaia attraverso il dono dello Spirito (Prima Lettura) รจ inviato a portare il lieto annunzio ai poveri, perchรฉ il Signore fa germogliare la giustizia e la lode. Eโ un lieto annuncio quello che viene portato ai miseri e lo stesso inviato (Messia) gioisce perchรฉ attraverso di lui il Signore ha reso posยญsibile la sua opera. Eโ la gioia del Battista che dร testimonianza alla luce e riconosce la grandezza di Colui che deve venire ed รจ giร in mezzo agli uomini. ร la gioia dei discepoli che formano una comunitร . La letizia, la preghiera, lโascolto delle profezie, il discernimento cristiano sono gli atteggiamenti che la contraddiยญstinguono. E, nonostante conflitti e persecuzioni, sperimentano cosa sia la pace, quella pace che non รจ sinonimo di tranquillitร , ma di pienezza che investe ogni aspetto dellโesistenza.
LโAvvento รจ il tempo della gioia spirituale durante il quale si cammina con lo sguardo rivolto in avanti, il tempo del risveglio che favorisce lโapertura del cuore a Cristo che viene. Ci sono ostacoli che non permettono di accogliere il Signore: lโegoismo, il non sapere gioire per le piccole cose quotidiane, la distrazione e la superficialitร , la mancata disponibilitร allโaccoglienza, la sfiducia e i pregiudizi, la poca gratuitร โฆ Paolo infonde speranza con queste parole: ยซPregate ininterrottamenteโฆ Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciรฒ che รจ buono. Astenetevi da ogni specie di maleยป (Seconda Lettura). Nellโaffidarsi e nellโabbandonarsi a Dio Padre nascono la serenitร , la gioia e la pace del cuore. Ciรฒ che i cristiani sanno dare al mondo non si misura con il metro dellโefficacia delle organizzazioni, ma in base a uno stile di vita nuovo che infonde speranza, elargisce gioia e estromette la tristezza. Diceva san Filippo Neri: ยซTristezza e malinconia fuori di casa miaยป. La fede e la gioia che caratterizzano la vita di ogni credente devono far nascere il desiderio di aderire ogni giorno alla volontร del Signore ed esprimere la bellezza di essere cristiani. Perchรฉ i ragazzi e i giovani sentono la โpesantezzaโ di essere battezzati e cresimati? Perchรฉ davanti a loro non cโรจ sempre la serenitร di vivere e testimoniare la fede. Lโappartenenza a una Comunitร cristiana, alcune volte, lascia trasparire la noia nel partecipare alla celebrazione domenicale e lโassenza dellโentusiasmo di incontrarsi con il Risorto e con i fratelli. LโAvvento, e con esso tutta la nostra vita, sia sempre un cammino di gioia.
Lโintervento di Gesรน nella storia genera attorno a sรฉ unโatmosfera di entusiasmo e di gioia. Gesรน รจ lโiniziatore definitivo di questa gioia che viene dallโalto e che รจ dono dei Padre: ยซIn questo sta lโamore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma รจ lui che ha amato noiยป (1 Gv 4,10). Il โMagnificatโ della Vergine Maria esprime meravigliosamente la tonalitร fondamentale della gioia cristiana (Salmo responsoriale). Perรฒ occorre non ingannarsi: il rendimento di grazie non รจ lโatteggiamento passivo di uno che riconosca soltanto che tutto gli viene dallโalto; รจ la gioia di chi scopre di essere chiamato a contribuire allโedificazione del mondo, nella prospettiva stupendamente sintetizzata dal II Prefazio dellโAvvento: ยซLo stesso Signore, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lodeยป. Il cristiano sente di vivere sulla terra unโesistenza uguale a quella di qualsiasi altro uomo, ma di avere in piรน una certezza di salvezza ed un senso della storia che gli permettono di riconoscere in tutti gli avvenimenti il Regno che viene. Questo gli procura una gioia profonda che egli testimonia non fuggendo la propria condizione ma considerandola come una tappa della venuta del Signore. Diventa cosรฌ il segno reale della venuta del Signore.
Cosa significa tutto ciรฒ per noi, per le nostre Comunitร ? Il cristiano, rinnovando il memoriale del sacrificio della croce, รจ convinto che il suo comportamento di mitezza e di bontร manifesta la venuta del Signore nel mondo; rinuncia, perciรฒ, a dare testimonianza di Dio nella potenza e nel trionfalismo delle istituzioni. La Celebrazione Eucaristica, inoltre, non puรฒ dar luogo solo ad una gioia puramente umana di un incontro fra uomini giร fratelli per affinitร di razza, di ambiente sociale o di interessi comuni; occorre aprire le nostre Comunitร eucaristiche alle ricchezze della diversitร umana. La gioia allora sarร forse meno spontanea, ma piรน vera.
Se la sacrestia รจ ben fornita, oggi รจ una delle due occasioni dellโanno perchรฉ il celebrante indossi i paramenti rosacei e per adornare lโaltare, il tabernacolo e le altre parti della chiesa con il colore delicato e festoso che rappresenta e comunica la gioia.
Naturalmente, se nelle due Domeniche precedenti sono stati accesi i primi due ceri della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il terzo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui sono stati accesi il primo ed il secondo.
Oggi, 17 Dicembre, ha inizio lโottavario di preparazione al Natale del Signore. Giorno dopo giorno, la Liturgia eucaristica e delle Ore ci fa celebrare i โtitoli messianiciโ del Salvatore, quelli con cui รจ stato annunciato dai profeti nei tempi antichi; inoltre, ci fa ascoltare le profezie e gli eventi che hanno preparato la sua venuta. Di per sรฉ non cโรจ bisogno di inventare altro per una solida, oggettiva, stupenda preparazione al Natale (tipo novene, ecc.)! Anche nelle case i testi della Liturgia di ogni giorno siano letti e condivisi, cosรฌ da esserne istruiti e guidati. Cosรฌ, prepariamo il nostro cuore a celebrare con spirito di fede la Nascita del Salvatore, tentando di fuggire le tentazioni di mercato e di consumismo che caratterizzano questi giorni. Puntiamo la nostra attenzione sul โFesteggiatoโ e non sulla festa!!!
Eโ opportuno indicare alcuni impegni concreti di solidarietร , proposti come Comunitร , da compiere in vista del Natale (visita agli anziani/ammalati, consegna degli auguri alle famiglie, adozione di una famiglia bisognosa, sostegno ad unโopera missionariaโฆ).
Si invitino i fedeli a pensare alla celebrazione della Riconciliazione in prossimitร del Natale, offrendo loro, ovviamente, il luogo e lโorario in cui i ministri sono disponibiliโฆ senza aspettare gli ultimi giorni!!!
Secondo una assodata tradizione, i bambini delle cittร di Roma sono accompagnati ogni anno in questa Terza Domenica di Avvento in piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dellโAngelus con il Papa, il quale benedice i Bambinelli che ognuno collocherร nel proprio presepe. Perchรฉ non pensare di coinvolgere in questa Domenica anche i bambini delle nostre Comunitร , invitandoli a portare il Bambinello che collocheranno nel loro presepe, che sarร benedetto al termine della Celebrazione Eucaristica?
LโEsortazione apostolica del grande Papa il beato Paolo VI โGaudete in Dominoโ rimane sempre il migliore strumento per comprendere appieno la โGioia cristianaโ e per attualizzare questa Terza Domenica del tempo di Avvento. Cosรฌ come lโEsortazione Apostolica di Papa Francesco, โEvangelii gaudiumโ, che propone proprio come introduzione una bella meditazione sulla gioia cristiana.
A cura di Antonio Paolo Pinizzotto