In questa puntata il professor Rodolfo Papa ci accompagna alla scoperta del Vangelo di Matteo
“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16, 24-26)
Per spiegarci questo brano il professor Papa ci conduce attraverso la produzione artistica di Tiziano prendendo in considerazione due opere emblematiche di questo pittore, cronologicamente molto distanti tra loro (un cinquantennio circa) e che proprio per questo, a dispetto delle differenze stilistiche, ci mostrano una straordinaria coerenza d’intenti.
Entrambe sono opere che nascono per la contemplazione e dunque non hanno una forte connotazione narrativa, quanto più psicologica.
La prima, un Cristo portacroce con il manigoldo, conservata alla Scuola grande di San Rocco e datata entro la prima metà del secondo decennio, denuncia l’influsso delle opere e degli studi di fisiognomica di Leonardo, passato per la città lagunare intorno al 1500, e che diedero un’importante svolta psicologica alla pittura di Tiziano.
In questo dipinto, ci spiega il professor Papa, “due caratteri psicologici e anche spirituali completamente differenti” si contrappongono: da una parte si individua la mansuetudine di Cristo, dall’altra la brutalità dello sgherro che lo rende indifferente e chiuso alla realtà e totalmente calato nella violenza del suo istinto.
L’altra opera rappresenta il Cristo con la croce e il Cireneo, oggi conservata al Museo del Prado di Madrid e datata intorno al 1560, è stata dipinta per l’oratorio di Filippo II di Spagna all’Escorial. Quest’opera, ci suggerisce il professor Papa, si presta ad una duplice lettura: da un lato la carità del Cireneo al quale si rivolge il Cristo sollevato del peso, dall’altra la croce di Cristo diviene quella del Cireneo della quale Cristo stesso si fa carico. Questa inversione è sottolineata dalla reciprocità di sguardi di un’intensità psicologica che irrompe nella realtà dello spettatore.
Quello che in entrambi i dipinti Tiziano sottolinea è il carattere mansueto del Cristo, ma se da una parte lo sgherro del dipinto di San Rocco è estraneo alla dimensione spirituale e diviene un carico ulteriore alla croce di Cristo, il Cireneo ci mostra come solo nella croce si instaura una relazione privilegiata con Cristo fondata sulla carità.
C’è una continuità nel carattere del Cristo di Tiziano che esprime la coerenza della proposta di amore di Dio all’uomo “se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Il manigoldo e il Cireneo corrispondono a due personalità, a due archetipi, agli antipodi che rispondono in maniera diversa alla proposta di Dio: il primo con l’indifferenza e la brutalità, l’altro con la carità. Caro aleteier qui Tiziano ha un domanda per te: tu a chi vorresti somigliare dei due?
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