Preghiere per anime distratte

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Spunti di preghiera per un diverso rapporto con una nuova immagine di Dio

Per spiegare il perché di un libro di preghiere servirebbe un volume ulteriore che potesse offrire lo spazio necessario ad affrontare in maniera approfondita l’argomento. Visto che qui ho a disposizione soltanto le poche righe di una presentazione, mi limito a condividere alcuni degli spunti che stanno alla base e che mi hanno spinto a scrivere questi testi e, successivamente, a pubblicarli per renderli fruibili a chiunque avesse piacere di unirsi a me.

La preghiera è qualcosa che ti tocca personalmente, interiormente; riguarda il rapporto con te stesso, il tuo rapporto con Dio e infine quello con gli altri. La devi sentire dentro, perché ti deve coinvolgere pienamente e ti deve trasformare. Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica “Gaudete et exsultate” al n. 104 scrive: «La preghiera è preziosa se alimenta una donazione quotidiana d’amore.» Nel suo riuscire a contenere, a veicolare, qualcosa di noi stessi, nella preghiera, come suggerisce il teologo Andrés Torres Queiruga, non è giusto «sopprimere i reali sentimenti per ridursi a un monotono lodare e ringraziare. Se la preghiera vuole essere davvero umana, ogni sentimento può e deve essere manifestato dinanzi a Dio.»  

La preghiera deve cambiarci nella consapevolezza che, come spiega Carlo Molari «pregare è registrare le proprie capacità percettive perché la forza creatrice giunta a livello umano possa dispiegarsi in tutta la sua portata.» Alla base di ogni testo qui proposto, c’è un lavoro di fondo che attiene alle parole usate ed ai concetti che ne derivano; è proprio per questo aspetto lessicale e simbolico che, oltre a testi originali, mi sono permesso di mettere mano ad alcune preghiere storiche, facenti parte della nostra tradizione di fede, come, ad esempio il Padre nostro e l’Ave Maria; ma non per aggiungere qualcosa di nuovo o per cambiarne il senso; semplicemente perché ho la convinzione che ci troviamo a pronunciare termini che oggi hanno perso il loro significato primordiale.

L’ho voluto fare nel pieno rispetto della Tradizione, ma con un senso di responsabilità nei confronti anche delle donne e degli uomini dei nostri giorni che si trovano, spesso confusi, coinvolti nel caos di un cambiamento d’epoca. Aspetto importante quindi, da tenere in considerazione nel leggere questi miei scritti, è che dobbiamo prendere coscienza che è cambiata (sta cambiando) l’immagine che abbiamo di Dio.

Che ci piaccia oppure no, l’idea che ci siamo fatti di Dio, in tutti questi secoli di storia, ha perso la sua aderenza con il nostro mondo. Ma non è Dio che è cambiato, Lui è sempre lo stesso; i progressi scientifici, una nuova cultura, le modifiche sociali ci stanno suggerendo che l’immagine che ci eravamo fatti di Dio non va più bene. Gli studiosi definiscono tutto questo con un’unica espressione: nuovo paradigma post-teistico.

In conclusione, senza addentrarsi in riflessioni teologiche, mi limito ad invitare ognuno di voi a prendere da queste preghiere quello che più sente vicino; a riflettere su quanto invece possa apparirgli stonato, nella certezza, comunque, che «già pensare al divino significa limitarlo».

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