Purificazione e silenzio per la contemplazione
Gregorio di Nissa, la Verginitร :
C. XI. Come si puรฒ giungere a concepire la vera bellezza
Esiste per lโanima umana un solo veicolo capace di farla viaggiare verso i cieli, il rendersi simili nellโaspetto alla colomba che scese giรน, e le cui ali furono desiderate anche dal profeta David?โฆ Chi รจ capace di abbandonare tutte le cose umane, siano esse i corpi, le ricchezze, le occupazioni che si riferiscono alla scienza o alle arti o tutto ciรฒ che i costumi e le leggi ritengono buono (il giudizio sul bello erra infatti proprio quando si adotta come criterio la sensazione), prova amore e desiderio solo nei confronti di quellโoggetto che non ha ricevuto da altri la propria bellezza e che รจ bello non in rapporto ad unโaltra cosa ma di per sรฉ, grazie a sรฉ ed in sรฉ, in quanto รจ costantemente bello: esso non diventa bello in un certo momento per non esserlo piรน in un altro, ma rimane sempre nello stesso stato, al di sopra qualsiasi aggiunta ed accrescimento, senza essere oggetto ad alcun cambiamentoโฆ
C. XII Chi si รจ purificato รจ in grado di contemplare in se stesso la bellezza divina
โฆLโuomo deve preoccuparsi solo di togliere la sporcizia che il vizio ha accumulato in lui e di far risplendere la bellezza della sua anima, prima velata. Penso che nel Vangelo il Signore insegni proprio questo quando dice a coloro che sono in grado di ascoltare ยซla sapienza comunicata nel misteroยป: ยซil regno di Dio รจ dentro di voiยป. La sua parola mostra, a mio parere, come il bene concesso da Dio non sia separato dalla nostra natura nรฉ sia situato lontano da coloro che intendono cercarlo, ma si trovi in ciascuno di noi: esso รจ ignorato e nascosto quando ยซviene soffocato dagli affanni e dai piaceri della vitaยปโฆ Il Signore vuole farci pensare proprio a questo quando parla della ricerca della dracma perduta: pur essendo tutte presenti, di nessuna utilitร possono essere le rimanenti virtรน โ chiamate dracme dal Vangelo โ se quella sola dracma manca nellโanima rimasta vedova. Per questo il Signore, alludendo forse alla ragione ยซche illumina gli oggetti nascostiยป, ci ordina di ยซaccendere innanzitutto la lampadaยป e di cercare quindi la dracma perduta ยซnella nostra casaยป, vale a dire in noi stessi. Con la dracma cercata Egli vuole alludere proprio allโimmagine del re, che non รจ persa del tutto, ma รจ solo nascosta nello sterco. Per sterco bisogna intendere, a mio parere, la sporcizia prodotta dalla carne: una volta che questa รจ stata spazzata via ed eliminata da una retta condotta di vita, lโoggetto cercato riappare; allora, lโanima che lโha ritrovato ha ragione di rallegrarsi e di rendere i vicini partecipi della sua gioia. In effetti, quando la grande immagine del re impressa fin dal principio sulla nostra dracma ยซda colui che ha formato i nostri cuori ad uno ad unoยป vien scoperta ed ha modo di risplendere, allora tutte le facoltร presenti nellโanima โ chiamate ยซviciniยป โ si voltano sotto lโeffetto di quella gioia ed esultanza divina, e rimangono fisse nella contemplazione dellโineffabile bellezza dellโoggetto trovato. ยซRallegratevi con me โ dice il Signore โ perchรฉ ho ritrovato la dracma che avevo persoยป. Le facoltร dellโanima ยซvicineยป, vale a dire presenti in lei -quella razionale, quella concupiscibile, quella che regola il dolore e lโira e tutte le altre di cui si puรฒ pensare dotata lโanimaโฆ sono piene di gioia per la scoperta della dracma divinaโฆ
Benedetto, Regola monastica, c. VI: Amore del silenzio
Facciamo come dice il profeta: โHo detto: Custodirรฒ le mie vie per non peccare con la lingua; ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buoneโ.
Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto piรน รจ necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!
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Dunque lโimportanza del silenzio รจ tale che persino ai discepoli perfetti bisogna concedere raramente il permesso di parlare, sia pure di argomenti buoni, santi ed edificanti, perchรฉ sta scritto:
โNelle molte parole non eviterai il peccatoโ e altrove: โMorte e vita sono in potere della linguaโ. Se infatti parlare e insegnare รฉ compito del maestro, il dovere del discepolo รจ di tacere e ascoltare.
Se bisogna chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con grande umiltร e rispettosa sottomissione.
Escludiamo poi sempre e dovunque la trivialitร , le frivolezze e le buffonerie e non permettiamo assolutamente che il monaco apra la bocca per discorsi di questo genere.
Imitaz. di Cristo lib I, Consigli per la vita spirituale: c. XX Amore della solitudine e del silenzio
Per molte persone รจ meglio non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinchรฉ non siamo troppo sicure di sรฉ, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenitร avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciรฒ che attiene a Dio e alla salute dellโanima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarร degno del gaudio celeste, se non avrร sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo piรน, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre piรน cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dallโinizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione dโanimo, essa diventerร per te unโamica diletta e un conforto molto
Nel silenzio e nella quiete lโanima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto piรน intima al suo creatore quanto piรน sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farร vicino Dio, con gli angeli santi. Eโ cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perchรฉ mai vuoi vedere ciรฒ che non puoi avere? โIl mondo passa, e passano i suoi desideriโ (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Unโuscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende lโindomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciรฒ non giungerai. Chรฉ, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanitร alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesรน, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; chรฉ una sรฌ grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai piรน facilmente in una pace perfetta. E poichรฉ talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dellโanimo.