L’uomo soccorso dal buon samaritano scendeva da Gerusalemme, fu spogliato di tutto, percosso a sangue e abbandonato. A noi può ricordare Gesù nella sua passione, perché Luca che scrive questa parabola sceglie appositamente alcune espressioni alla luce della Pasqua. Ma mi viene da pensare anche a un amico che subì un’esperienza simile, se non addirittura più grave.
Dovette correre nella notte per un bel po’, seguendo una luce visibile anche da un miope senza più occhiali, per trovare una famiglia. Anche in quel caso fu un uomo di tradizione religiosa diversa dalla sua, un musulmano, a salvargli la vita. Non furono le sciabolate a intimorire l’uomo insaguinato né il soccorritore.
Che forse non aveva mai letto questa parabola del buon samaritano, ma sicuramente si è fatto vicino all’uomo, vicino all’evangelo, vicino a Dio che si fa vicino all’uomo. Per la carne crocifissa che gli ha citofonato alla porta, il nostro samaritano che non va in chiesa è comunque giunto all’incarnazione vivente di questa parabola. La testimonianza di sangue vale più di mille lezioni cattedratiche di teologia morale o di dialogo interreligioso, soprattutto quelle che lasciano la vita degli studenti esattamente come l’hanno trovata, magari dopo averla riempita di cose astratte da fare o non fare, senza però mai accenderla di amore per il vicino.
Quel vicino, il “prossimo” che consente di avvicinarci a Dio e di entrare nel suo amore, è proprio la persona che ci capita. Non solo se è tutta bella pulita e profumata ma soprattutto quando la ritroviamo sporca di violenza, con le ferite aperte sulla pelle. Senza indagare preliminarmente se in qualche modo se la sia cercata, siamo chiamati ad accorgerci della sua presenza e a farci presenti a lei. Della violenza infatti siamo tutti vittime, inclusi i carnefici: solo un gesto di amore incondizionato può cambiare la loro vita. Cristiano o non cristiano, definisciti come vuoi: ma anche tu fa’ così.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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Chi è il mio prossimo?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore.