Conversione e vicinanza del Regno sono i due punti sui quali insisteva la predicazione di Giovanni Battista. Soprattutto dopo il suo arresto, Gesù ne raccoglie il testimone. Lascia Nazaret, lascia mamma, fratelli, sorelle e lavoro, e va a predicare osando l’itineranza, come gli aveva insegnato Giovanni, nello spirito e nella potenza del profeta Elia.
Gesù annuncia il Regno con segni significativi che confermano le sue parole, nella potenza dello Spirito divino che sana impurità e ferite altrimenti inguaribili. A causa di queste impurità, infatti, a molti era impedito di avvicinarsi al Tempio.
Lungi da essere una terra pagana, come troppo a lungo si è frainteso, la Galilea era pur sempre largamente giudaica. Le guarigioni e gli esorcismi operati da Gesù garantiscono l’intervento premuroso di Dio, che ormai personalmente ha preso corpo in questo mondo. Questi segni assicurano la vicina sconfitta di ogni potenza nemica dell’umana natura.
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Le tenebre presto si dileguano, e ovunque. L’evangelista Matteo tiene a sottolineare la portata universale della Buona Notizia. Gesù, uscito dall’ombra del Battista, la predica con la sua unicità che lo contraddistingue, ma in continuità con quanto appreso da colui che gli aveva donato il battesimo.
La predicazione di Gesù è un’attestazione di un cambiamento radicale di vita, per essere pronti a incontrare Dio nell’imminenza della sua manifestazione definitiva.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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