La Trasfigurazione, tra l’Epifania/Battesimo e la Resurrezione, collocata anche da Matteo nel cuore del suo vangelo, è una festa fortemente “escatologica”, cioè tende al compimento di tutta la realtà manifestando un “di più” di senso, una eccedenza che la vivifica. Tutto è in tensione tra il “già”, che ci offre un assaggio di ciò che saremo, e il “non ancora”, che rivelerà in pienezza ciò che già siamo.
In parole più semplici, il “trasfigurarsi” (letteralmente “metamorfizzarsi”, cambiare forma, riformarsi) non è un cambio di look o un trucco che possiamo metterci su, ma l’atto con cui Dio rende manifesto lo splendore della realtà, inclusa la nostra, a noi stessi e all’universo. E qui si trasfigurano tanti dettagli che forse possono sembrare trascurabili, ma che hanno un significato profondo per chi frequenta la Sacra Scrittura. Pensiamo alla festa delle capanne (sukot) in cui rievoca l’Esodo con il tradizionale pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme, ma si festeggia pure il raccolto agricolo.
E quando leggiamo raccolto dovremmo subito pensare alle parabole della mietitura della pienezza del tempo. Tre personaggi accompagnarono Mosè sul monte, sul quale rimase sei giorni coperto da una nube luminosa che lo chiamò; altrove si parla del suo volto raggiante e del timore degli altri israeliti. Tutti questi elementi vengono letti in una nuova luce: la Legge e i Profeti (Mosè ed Elia) già chiamati entrambi su un monte testimoniano a favore di Gesù. Lui non è solo una delle tre capanne, bensì è la Parola stessa di Dio da ascoltare che si esprime nel suo affidarsi al Padre, il quale a sua volta da sempre si fida della libertà umana. In questa esperienza, risucchiati tutti nel Padre, i tre amici «non videro nessuno, se non Gesù solo».
Tutta la realtà si risolve nel Figlio amato. Colui che si è fatto vicino e che tocca l’uomo è proprio il l’esperienza coinvolgente e indicibile dell’Eterno, qui, in mezzo a noi. Vuole mostrare chiaramente il suo sguardo trasfigurante in noi, che siamo in Lui chiamati a incarnare la forma di Cristo.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.