Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 4 Gennaio 2020

A una domanda in genere non ci si aspetta in risposta un’altra domanda. Eppure è ciò che fanno i due discepoli – innanzitutto discepoli del Battista – a Gesù, il quale aveva domandato loro che cosa cercassero. Non tanto “chi”, bensì “che cosa”: quale desiderio muove la loro ricerca, cosa li attrae, a cosa aspirano.

Però i discepoli sono davvero precipitosi; per il momento non sono in grado di affrontare il quesito. Si buttano a chiedere la residenza di Gesù. Il lettore del prologo del Quarto Vangelo dovrebbe già sapere la risposta: la sua, più che una dimora rigida, è una tenda collocata in noi. Ma anche noi cerchiamo di non essere troppo precipitosi, e seguiamo l’invito a venire e a vedere. Per comprendere che la tenda di Dio è smontabile e rimontabile, il primo passo è smontarci noi.

Il “venire” è quel desiderio che si fa cammino: per capire cosa ci smuove, occorre seguire il percorso e identificare la direzione. Una volta scoperta si può vedere: la stessa strada, ma con una maggiore consapevolezza; la stessa dimora, ma con un coinvolgimento attivo, dall’interno. Non più una curiosità anagrafica o una coordinata geografica, ma un “luogo” dove è bello stare. Anzi, è proprio lì che indica quel desiderio.

La domanda di Gesù e quella dei discepoli, nel cammino, diventano risposta vissuta, pronta per essere testimoniata. Ma guai a imporre quella testimonianza, a farla studiare irrigidita a memoria, a insegnarla al di fuori dell’esperienza che con-duce, che guida insieme, che si fa un mutuo accompagnarsi sino allo sguardo fisso.

Cioè ti fa scoprire sulla tua pelle che ciò che ti ha smosso, che ti ha fatto uscire, che ti ha messo in cammino, per quanto di coccio tu sia, è pur sempre l’amore che qualcuno ti ha donato e che in fin dei conti non ti ha mai abbandonato.

Commento a cura di:

Piotr ZygulskiPiotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


Abbiamo trovato il Messia.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1, 35-42 In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì  che, tradotto, significa maestro, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia», che si traduce Cristo,  e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro. Parola del Signore

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