“Ma non vale per me, perché io in Chiesa mi siedo sempre in fondo, così poi quando me ne vado non mi vedono”. “Io voglio sedermi a scuola nell’ultimo banco, così posso farmi gli affari miei”.
Tutti pensiamo a questo genere di scuse quando ascoltiamo la pagina di vangelo di oggi. Uno dei rischi infatti è la falsa modestia di chi si mette all’ultimo posto per rendersi più visibile, per farsi pregare, per attirare le compassioni e le attenzioni. L’altro è quello dei “posti tattici”: che sia fisicamente il primo o l’ultimo, poco importa, basta che sia quello che più mi interessa.
Il vangelo invece chiede di scomodarci, di non accaparrarci il meglio per noi e lasciare tutti gli scarti agli altri. Questo è il punto. Rinunciare a ciò che ci sta più a cuore, a quello che vorremmo per noi, ci sembra impossibile. Soprattutto perché è quella cosa lì che ci rende apprezzati, riconosciuti, stimati. Eppure nel donare il meglio all’altro si vive proprio nel cuore dell’amore, disinteressato proprio come ama Dio.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.