Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 31 Gennaio 2025

Il nostro mondo è sempre più incerto e precario, e al tempo stesso in un completo stallo, senza che si vedano all’orizzonte prospettive di cambiamento. Si corre, ma si rimane qui, come su un tapis roulant.

C’è chi ha perso ogni ottimismo, ormai disciolto nel disincanto; c’è chi si aggrappa con ostinata rigidità a qualche, seppur minima, sicurezza; c’è poi chi invece affronta questa situazione con strategie di controllo. Le tecnologie sembrano incentivare tutto ciò: dalle webcam alle spunte blu che confermano la lettura dei messaggi, dalla richiesta continua di esami medici per ogni ipotetico disturbo sino alla costante geolocalizzazione di figli, amici e amanti. Tutto monitorato, non si sa mai.

Il Vangelo di oggi, offrendoci accoppiate la parabola del seme e quella del granello di senape, va in un’altra direzione. L’uomo getta il seme, senza sapere altro; se ne accorge al tempo di mietere. Il terreno lo ha fatto crescere spontaneamente. Così pure quel granello di senape, piccolo così all’inizio, che alla fine risulterà così grande. Con sfumature leggermente differenti, suggeriscono un’alternativa all’ipercontrollo.

C’è infatti un lasciare la presa che porta grande frutto. C’è quella mano che si apre e, fiduciosa, libera il seme, sprigionando le sue potenzialità. E c’è quella spontaneità del terreno, che conduce al raccolto. Intuiamo che qui, in fondo, è in gioco qualcosa che riguarda la nostra libertà e il nostro stare al mondo. Quanto Dio ci controlla? Perché sembra non intervenire? Insomma, ci lascia liberi?

«Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona!», osservava Dietrich Bonhoeffer. Non credo in un Dio con manie di ipercontrollo, ma in un Dio della fiducia, che non soffoca con inutili paranoie, ma anzi per pudore tira la tenda, fino a quando non avremo partorito meraviglie.