«Continuava a parlare a loro la Parola secondo quanto era dato loro udire», letteralmente. Innanzitutto notiamo un certo legame tra il parlare (laleō) e la parola (lógos) che, proprio come la luce necessita di illuminare, deve essere parlata, diffusa, annunciata.
E udita, nel senso di ascoltata profondamente, risuonata, assimilata; deve entrare bene in noi. Eppure c’è una misura: «Come potevano intendere». Non è affatto sconforto o rassegnazione. È il rendersi conto che l’ascolto è una potenzialità ricevuta, da allenare nell’atto pratico perché possa accogliere sempre il più possibile, eppure nonostante tutto limitata.
Proprio quel limite è la misura che la Parola sceglie di abitare per noi: scende al nostro piano, si abbastanza al nostro livello di comprensione ed entra in sintonia, cioè si sintonizza sul nostro orizzonte perché possa farci vibrare tutti quanti di lei, elevandoci. Resta sempre alla portata di chi la cerca; non ha paura di farsi un balbettare infantile per bambini; rallenta per chi è lento a comprendere.
Ricordando San Giovanni Bosco, non possiamo trascurare come tutto ciò sia molto pedagogico, perché ci svezza sino a farci gustare con gran godimento il massimo della Parola dalla quale ci facciamo raggiungere proprio dove siamo.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.