Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
CONTESTO E STRUTTURA
La conclusione del Vangelo nella prospettiva di Matteo è spesso definita come “il grande mandato”; questo vale soprattutto per i tre versetti finali dedicati rispettivamente al potere ricevuto in passato (v. 18), alla missione nel presente (v. 19) e alla vicinanza anche nel futuro di Gesù (v. 20). I vv. 16-17 ci collocano nel contesto del ritorno dei discepoli nella loro Galilea, dopo l’ultima Pasqua. In questo vangelo a Gerusalemme si manifesta solo alle donne, preannunciato al sepolcro dall’angelo.
I discepoli scelgono di tornare in Galilea, secondo la richiesta di Gesù riportata da quelle donne. Sono accompagnati sino all’ultimo dall’esitazione, anche alla vista del Risorto, di fronte al quale si prostrano. Continuando a scegliere la missione di Gesù nel mondo possono maturare nella consapevolezza del suo potere e della sua presenza riconoscibile quando si fa vicina per alimentare, a sua volta, dinamiche “in uscita” missionaria. Questa si concretizza nel discepolato, cioè nel battezzare e nell’insegnare; non solo ciò che Gesù insegnava, ma soprattutto come vivere quanto ha affidato: servizio, perdono, fedele vicinanza.
Il Monte, che richiama le Beatitudini e ancor più la Trasfigurazione, ci assicura che quell’esperienza luminosa, avendo vinto ogni morte, è ora accessibile a tutti, per sempre. Quindi la missione è estesa dagli Undici a ciascun battezzato, che riceve la vita del Figlio obbediente, l’Emmanuele, il Dio-con-Noi. Tale relazione in Dio e con Dio, anticipata dalla terna «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», sarà poi espressa dai Padri della Chiesa con il concetto di Trinità.
PAROLE
Dubitare: il verbo dis-stazo rimanda letteralmente all’esitazione che si ha di fronte a un incrocio in cui non si sa quale strada imboccare. Il testo greco presenta un hoi, che per quale esegeta limita il dubbio solamente ad “alcuni” discepoli. Si domandavano se il suo corpo fosse risorto oppure rapito da qualcuno, come nella fake news dei sacerdoti? Dubitavano che fosse Gesù davvero Risorto oppure che il Risorto fosse davvero Gesù? Secondo alcuni il problema non è l’incredulità, ma la mancanza di spontaneità di fronte alla nuova presenza imbarazzante di quell’uomo, da loro abbandonato sul Getsemani. Per altri si tratta di una confusione “teologica”: come mettere insieme la Morte/Resurrezione di Gesù e le speranze che il Messia avrebbe stabilito il Regno di Dio? Gesù risponde avvicinandosi.
Dunque: la congiunzione sottolinea come il potere universale di Gesù sia quello che rende possibile la missione universale dei suoi discepoli.
Ogni/Tutti: ogni potere, tutti i popoli, tutto ciò che vi ho comandato, tutti i giorni = pienezza.