La bellezza dell’immagine materna con cui si propone Gesù – una gallina, una chioccia che raduna tutti sotto le sue ali – emerge con ancora più brillantezza di fronte a quella “volpe” di Erode. Si tratta questo di un animale impuro, uno sciacallo diremmo noi, una iena, una faina che naturalmente va a caccia di galline. Ma come è astuta la volpe, così lo è anche la gallina.
Anzi, la gallina è pronta a tutto per i suoi pulcini, persino a morire; non scappa per viltà, né si lascia uccidere per sbadataggine, ma resta sino in fondo, stretta a chi più ne ha bisogno, continuando a liberare gli oppressi. Se vorranno uccidere gli altri, che muoia prima lei. Naturalmente deve farlo, non potrebbe fare altrimenti.
Come il suo istinto la porta a proteggere tutti, così anche Gesù fa lo stesso, pronto a cogliere l’occasione per donare la vita, lo Spirito, la misericordia. E lo farà precisamente a Gerusalemme, il cuore del potere religioso, la stessa città santa che prima di lui aveva tolto di mezzo i Profeti scomodi che avevano denunciato le ingiustizie. Deve andare proprio lì.
Non per andarsela a cercare, ma per testimoniare con la sua presenza che nelle ingiustizie della storia lui c’è. Tutte le vittime sono strette sotto le sue ali.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.