Nello sguardo cristiano, il più piccolo è più grande del grande e vi è pure qualcosa al di fuori delle nostre cerchie che è più dentro di noi. Questa è la doppia conversione che siamo chiamati a vivere oggi, con uno sguardo tra noi e al contempo un altro al di là del nostro stretto orizzonte.
Dentro di noi, nella nostra ristretta comunità – o persino in famiglia – possiamo scoprire che l’accoglienza del più debole tra noi, magari indifeso, messo da parte, ignorato ci introduce nella accoglienza che Dio fa nei nostri confronti e in quelli del suo Figlio. Perché accogliendo quell’indifeso accogliamo chi per primo ha accolto lui e pure noi, indifesi. È una accoglienza reciproca; lì ci tuffiamo dentro per attingere a tutta la pienezza divina, che è proprio quello spazio vuoto preliminare che abbiamo trovato già tutto spalancato per noi e che ci permette di spalancarci agli altri.
Questo significa dare il benvenuto, calorosamente, quando riconosciamo che l’altro è un dono per noi, che lo apprezziamo. Dentro, ma anche fuori. Apprezziamo così tutto il bene che è presente al di là di noi, non solo in mezzo a noi. Chi non è contro di noi, non essendo tra noi è oltre noi: ci sprona a vivere anche all’esterno la dinamica dell’accoglienza. È quindi per noi, cioè a nostro vantaggio, sia il debole in mezzo alla nostra comunità, sia tutto il bene che si trova al fuori dei recinti che abbiamo innalzato.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.