Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 27 Dicembre 2019

Tutti pensano di aver capito tutto di Gesù. Accade per quanto riguarda il suo Natale festeggiato, sognato e rappresentato; ma non è che al termine della sua vita le cose vadano molto meglio. La pagina tratta dal Quarto Vangelo, del quale oggi celebriamo il tradizionale autore principale, ci mostra tutta la limitatezza delle nostre prospettive, sempre offuscate dal buio, nonostante il diradarsi progressivo delle tenebre.

La Maddalena pensa di aver capito che qualcuno ha portato via Gesù dal sepolcro, ma non sa chi e non sa dove. Forse pensa a dei ladri. Lo comunica al pavido rinnegato Simon Pietro e all’Amato che invece aveva avuto il coraggio di stare sono all’ultimo sotto la Croce; diversissimi, ma stavolta uniti in una corsa a perdifiato. Il cuore giunge prima, ma si accontenta di un rapido sguardo ai teli che sono ancora nel sepolcro. Forse si rassicura: è ancora tutto lì, meglio non entrare. La testa analizza: si spinge oltre e osserva. Da un lato il velo, come quello che si toglieva Mosè quando era in intimità con Dio; dall’altro l’unità del sudario, tutto d’un pezzo. Però l’analisi si ferma lì.

Ma il cuore ha ricevuto dalla testa la forza per entrare. Lui finalmente vede e anche lui crede. A cosa, non si capisce. Forse non tanto alla resurrezione, dato che non trova il corpo nuovamente in vita, quanto all’iniziale annuncio della Maddalena: l’hanno portato via. Questo però lì per lì non trasforma la loro vita, tant’è che tornano a casa quasi come se nulla fosse. Seppellito, sparito o rapito, resta il fatto che Gesù non c’è più; poco cambia se sia in una tomba o in un’altra, si può dire razionalmente. Mettiamo anche il cuore in pace… Eppure non avevano tutti i torti: lo portarono via; Dio lo strappò dal sepolcro.

Ma per capire questa loro incomprensione, per rendersi conto che è proprio come dici ma non esattamente nel modo in cui lo pensi, serve un passo in più: la luce dello Spirito Santo che rilegge con filtri nuovi la Scrittura, la storia e la morte che diventa vita.

Commento a cura di:

Piotr ZygulskiPiotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20, 2-8   Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».   Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.   Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –  che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.   Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore

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