Se abbiamo preso seriamente l’evangelo di ieri, si parlava di tenebra e di luce. Con altre parole, in Matteo e Luca, sullo sfondo della natività le violenze dei potenti prefigurano una dolorosa costante della vita di Gesù.
Nel mio presepe strano ad esempio ne ho inseriti svariati di quei potenti, con soldatini al seguito, ben equipaggiati di armi: a volte ce li dimentichiamo, ma ci sono sempre, seppur in un angolino. Ma più in generale, anche la vita dei discepoli che aderiscono a Gesù implica un’adesione cosciente a ciò che si svolge in uno scenario oscuro.
In mezzo alle tenebre che non avevano accolto la luce del mondo, loro perserverano a testimoniarla. Quella testimonianza è offerta però non tanto da noi, quanto dallo Spirito, nella misura in cui lasciamo che sia l’unità tra noi e con Dio testimoniare in noi. In mezzo alle accuse, all’odio, alle uccisioni, lo Spirito persevera e riesce pur sempre a farsi strada tra le oscurità della vita, a partire dalle più vicine.
Non serve andare lontano: le prime ostilità, invidie e manie di controllo sono proprio dentro di noi, dentro la nostra persona e dentro i nostri giri di parentele e amicizie. Ma le tenebre, che possono anche non aver accolto quella luce, alla fine non l’hanno vinta, perché la testimonianza dello Spirito, grazie ai corpi in cui si incarna la Parola, dura in eterno.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro