Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 24 Febbraio 2020

Se di Socrate si tramanda la sua “dotta ignoranza” che lo portava al paradossale “sapere di non sapere”, qui il babbo del ragazzo epilettico esprime il paradosso del “dubitare fedele”: «Credo; aiuta la mia incredulità!».

Crede di essere incredulo, riconosce i suoi dubbi e nondimeno si fida che Gesù può fare qualcosa e a lui tutto affida. Giunge al termine di un percorso travagliato, in mezzo a tante sofferenze, ma in quel momento agisce subito, risolutamente. Domanda che proprio il suo limite venga colmato di illimitato, la sua debolezza di onnipotenza, la sua fragilità di forza.

Così la sua professione di fede tiene insieme l’intreccio delle contraddizioni di cui è fatta la vita, con tensioni verso lo sconforto e altre verso la speranza che alla fine hanno l’ultima parola. Gesù tiene in considerazione tutto quanto, nel suo complesso; si preoccupa più che altro del padre, da tutti dimenticato.

Infatti, quando ogni speranza di comunicazione si esaurisce e il figlio viene dato per morto, il Risorto prende per mano il ragazzo, lo sveglia e lo risorge, facendolo balzare in piedi. Unicamente la Pasqua ci fa entrare nel mistero della morte che si fa vita, dell’abbandono che si fa partecipazione e della desolazione che si fa comunità.

Non è un dettaglio la presenza dei discepoli: proprio a loro è indirizzato l’insegnamento di come un insuccesso mondano come il loro, se affidato a Dio, possa essere trasfigurato in un successo divino. Se ci costa fatica credere che Gesù possa farlo, può essere sufficiente fidarci che Lui possa entrare nelle nostre resistenze e da lì far sbocciare la nostra fiducia.

Così cade la presunzione di sapere, potere e credere tutto; si ammette la propria impotenza ma al contempo ci si affida a chi ben la conosce e l’ha scelta per vivere la sua onnipotenza. Lo si lascia agire pienamente nel nostro vuoto; ecco l’unica preghiera che vince quel tipo di sconforto, altrimenti inguaribile.

Commento a cura di:

Piotr ZygulskiPiotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


Credo, Signore: aiuta la mia incredulità.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 9, 14-29 In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera». Parola del Signore

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