Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 22 Marzo 2025

La parabola odierna è nota come quella “del figliol prodigo”. Altri, spostando l’accento sull’accoglienza incondizionata del genitore, oggi frequentemente la chiamano “del padre misericordioso”.

Ma potremmo vederla da un’ulteriore prospettiva e definirla “dell’onesto ingelosito”. Tutto il capitolo 15 di Luca ha infatti come premessa la mormorazione di chi era indispettito, se non indignato, del fatto che Gesù accogliesse e mangiasse con i peccatori.

Le critiche non venivano necessariamente da persone cattive o ipocrite, anzi, potevano essere benissimo persone integerrime, ligie al dovere e con un forte senso di giustizia. Oneste, come quel figlio maggiore, ingelosito per la festa organizzata per il fratello palesemente disonesto.

Mettiamoci nei panni: perché a lui niente? Perché, dopo tanti sforzi e un fedelissimo impegno, non gli è riservato perlomeno un trattamento analogo al fratello? Perché deve essere premiato il “furbetto” che torna a casa a scrocco, mentre chi lavora onestamente viene trascurato? Perché aiutare proprio gli ultimi poveracci arrivati, anziché a coloro che hanno dimostrato di esserselo meritato con la loro diligenza?

Domande legittime per un lavoratore dipendente o per uno schiavo, ma meno per chi è figlio. Non è questo lo sguardo che è chiamato ad avere un fratello. Il padre può risvegliare la consapevolezza: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”.

Il maggiore, insomma, non perde nulla: tutto è già suo, ma finché guarda il fratello con invidia, non riesce a goderne. Quando avrà compreso di essere figlio e non servo, si accorgerà che l’amore del padre non va guadagnato, perché è già donato nella relazione. Se aprirà il cuore alla gioia del fratello ritrovato, scoprirà che il banchetto non è solo per l’altro, ma anche con lui.

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