I discepoli erano probabilmente più preoccupati per la propria solitudine che non per la destinazione di Gesù, si diceva. Il Quarto Vangelo allora ci decentra e ci propone piuttosto di entrare nello sguardo del Risorto. Egli vede il dolore presente in noi per la perdita del nostro riferimento: lo riconosce, lo abbraccia, gli sta a cuore. Perché siamo noi innanzitutto a stargli a cuore. Proprio per questo può rassicurare i discepoli non tanto dicendo loro: «mi vedrete di nuovo», quanto piuttosto: «vi vedrò di nuovo».
Più che la speranza di poter vedere qualcosina, è la certezza di essere guardati con affettuosa premura che fa gioire il cuore. La sede delle nostre decisioni – baciate dallo Spirito di Dio – può accendersi così della gioia duratura in grado di scaldare tutti. Infatti ora può finalmente scegliere nella libertà di guardare tutti con amore, proprio come siamo amorevolmente guardati. In quello sguardo assicurato non c’è più da chiedere nulla: tutto resta da vivere.