Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Non è mai facile parlare di Resurrezione. Ancora più difficile è farlo quando vieni ridicolizzato perché credi che la morte non inghiotta completamente la persona umana. Il cristiano ne ha la certezza, perché la fede cristiana sgorga dalla Resurrezione: da una sconfitta del più debole che viene trasfigurata in vittoria su tutti i potenti.
Eppure credono alla Resurrezione tutti i musulmani, oltre ad svariati ebrei. Non tutti. Gesù viene messo alla berlina proprio da alcuni sadducei, che non vi credevano. Per loro è questa l’unica vita che hai a disposizione. Non hanno tutti i torti. Gesù infatti non condivide superficialmente la posizione di certi farisei che, al contrario, pensavano a una rianimazione in una seconda vita con le medesime opportunità materiali di questo mondo.
Gesù porta tutti in un’altra dimensione. E lo fa richiamandosi a un punto condiviso da tutti: Mosè. Lì Dio si presenta come il Dio della Vita: il Vivente, dei Viventi. Menzionando Abramo, Isacco e Giacobbe allora Dio mostra che qualcuno ha vissuto per Lui, in vista di Lui. E anzi continua a vivere, vive. La storia di Abramo, Isacco e Giacobbe è nella nostra storia di credenti.
Finché li menzioniamo siamo certi che siano vivi. Così i miei allievi delle elementari lo spiegano a modo loro: «Nella tomba resta lo scheletrino ma tu diventi un angioletto che non si vede». «Tutto il bene che hai regalato alle persone che hai incontrato resta sempre nel loro cuore». «Ad esempio io ho gli occhi di mia nonna e i capelli del mio bisnonno».
«Io invece ho un gioco che mi ha regalato mio zio». Lasciamo anche noi un bel ricordo, vivo!