Che dei morti non si debba parlar male, in genere è regola di rispetto e persino tutelata dal codice penale che tutela l’onorabilità dei vivi e dei parenti defunti. Ma all’indecenza c’è un limite: quando si tradisce la memoria di una persona esaltando la sua figura ma attribuendole esattamente l’opposto di quanto ha creduto, predicato, agito.
Gesù oggi non ha timore di denunciare i crimini persino dei padri degli interlocutori, i quali dimostrano e verso di lui dimostreranno di aver ereditato lo stesso atteggiamento omicida che lega tutti i carnefici, dal primo assassinio di Abele all’ultimo che troviamo nella bibbia ebraica, quello di un certo Zaccaria.
Questa indecenza raggiunge vette insopportabili quando ci si professa cristiani e poi si continuano a perpetrare le ingiustizie sociali, a negare un abbraccio a chi è nel bisogno, ad allontanare con il nostro modo di fare chi vorrebbe avvicinarsi al Dio che desidera salvare ogni persona. Quando si venerano la gerarchia, il potere e la ricchezza appendendo crocifissi, costruendo chiese e partecipando a devote processioni, si ricaccia nel sepolcro Gesù e tutti coloro che hanno dato la vita per chi dalla gerarchia è emarginato, dal potere è oppresso, dalla ricchezza è escluso.
I profeti hanno sempre fatto una scelta netta a favore della verità e della giustizia: possiamo onorarli in verità solamente schierandoci anche noi decisamente dalla loro parte, da quella degli esclusi, e non arruolandoli per i nostri porci comodi. Il profeta è chi in qualsiasi modo svela non tanto il futuro, quanto l’ingiustizia del presente, subendone il peso nella propria vita.
Solamente se ci appassioniamo non alla loro tomba, bensì alla loro vicinanza alle vittime di ogni sistema politico, economico e religioso che esclude e con loro camminiamo la strada per la liberazione, anche a costo di fronteggiare molte ostilità, tutti i martiri, compreso Gesù, saranno vivi per noi e in noi.
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Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11, 47-54
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Parola del Signore
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.