SOLENNITÀ DI SANTA TERESA D’AVILA
Santa Teresa d’Avila ha vissuto la pagina di vangelo giovanneo proposta oggi nella sua solennità: come Gesù aveva una alfabetizzazione, leggeva la Bibbia, ma i suoi oppositori faceva leva sul fatto che in fondo era autodidatta e la sua dottrina divergeva da quella dei più noti maestri dell’epoca. Nel caso di Teresa, il fatto che fosse donna e si proponesse come riformatrice di un ordine religioso – in un tempo in gli studi teologici erano riservati solamente a seminaristi e preti – le ha creato ulteriori problemi.
Le sue estasi venivano considerate da vari esperti dell’epoca possessioni diaboliche. Eppure come Gesù poteva affermare – con quella luminosa certezza che viene dalle crisi – che la sua conoscenza era la medesima conoscenza del Padre che l’ha mandata. «Vivo sin vivir in mi», diceva; e: «Vivo ya fuera de mi». Già fuori di sé, senza vivere di sé, viveva nel Signore che tutta la volle a sé, nel suo cuore in cui Dio era come prigioniero, per liberarla nella propria interiorità, che si faceva sempre più dilatata. Così Teresa può vivere in Dio, in quel Dio che vive in lei.
Perché lei lo ha scelto, con consapevolezza: cercare la gloria di Colui che l’ha mandata, cioè orientare tutta la sua vita fuori di sé, in estasi, verso la relazione sempre più passionale con Dio. Solamente entrando in sintonia con la volontà divina sarà possibile discernere, riconoscere e amare tutto ciò che davvero viene da Dio.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.