Cosa ci insegna la storia? L’evangelista Luca, riprendendo la stessa tradizione che leggeremo la prima domenica di Avvento nella prospettiva di Matteo, sembra sottolineare non tanto l’incertezza dell’ora della fine quanto piuttosto l’esigenza di vivere intensamente già l’ordinaria quotidianità.
In questo il passato ci insegna che per essere fedeli a Dio non è necessario fare cose diverse dagli altri: tutti mangiamo e beviamo; possiamo avere impegni di famiglia o di lavoro, essere uomini o donne, stare nella nostra casa oppure fuori, ma non è stato e non sarà tutto ciò a segnare la linea di demarcazione tra un’esistenza di qualità e una buttata via.
Non dipende affatto dal nostro servizio più o meno vicino alla Chiesa che ci è affidato, né dalle faccende più o meno religiose che sbrighiamo, né dal luogo più o meno sacro che frequentiamo. Il discrimine è trasversale alle nostre differenze personali, sociali, professionali, confessionali, di genere o di orientamento sessuale.
Dipende piuttosto dalla nostra cura o noncuranza verso il tempo dell’oggi, del quotidiano, del momento presente. Pur impegnati nelle stesse cose, l’attaccamento a esse può distrarci dal senso vero di ciò che facciamo e diventa pura routine. Sopravviviamo restando pietrificati sulle abitudini passate, e presto diventiamo cadaveri sui quali gli avvoltoi sono pronti a scagliarsi.
Oppure possiamo vigilare con vivacità in attesa di accogliere il meglio del futuro. Restando pronti in ogni momento a lasciare senza rimpianto ogni cosa, persino questa pelle e queste ossa, siamo condotti, per mano, altrove, in una relazione sempre più profonda con quanto ci sta intorno. Questo ci insegna la storia, che si ripropone sempre in forme nuove, mentre la decisione fondamentale è sempre la stessa, per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 26-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
Parola del Signore