Se oggi vengono riproposti alcuni versetti già pregati ieri è perché siamo un po’ duri di comprendonio, abbiamo frainteso qualcosa oppure semplicemente perché, essendo noi diversi, possiamo fare un’esperienza nuova del medesimo Evangelo nella nostra vita. Qualcuno sembrava persino irritato per la giornata in cui siamo stati invitati a pregare, ciascuno nella propria tradizione, affinché Dio dia la forza a tutti noi per superare questa situazione di emergenza.
Quale Dio se ognuno prega il proprio? Mi pare che i cristiani non abbiano dubbi nel confessare che esiste un Unico Dio, Padre di tutti e che di tutti ascolta le preghiere sincere. Che siamo tutti interdipendenti lo spiegava già l’immagine della vigna e dei suoi tralci. Qualcuno ha portato a pretesto – addirittura contro papa Francesco – il fatto che il Quarto Vangelo descrive Gesù come Via, Verità e Vita. Ma questo non può essere una scusa per chiuderci agli altri, anzi. Tutt’altro: significa che il banco di prova della fede di chi si dice cristiano è il rapporto con l’uomo, perché unicamente nell’uomo possiamo conoscere Dio.
È elemento fondamentale della fede cristiana il rapporto affettuoso con l’altro, e “altro” significa anche musulmano, ebreo, buddista, induista, zoroastriano, baha’i, daoista, agnostico, ateo. Come insegna papa Francesco, Dio nel suo sapiente disegno ha voluto la varietà delle tradizioni religiose, perché – nell’amore anche della fede del prossimo come la propria – il loro scambio di doni potesse donare sguardi inediti della medesima Verità personale verso la quale ci incamminiamo. Infatti è vero che per i cristiani ha un nome, è una relazione, è una persona che siamo invitati a scoprire sempre più, insieme: Cristo Gesù. Ma alcuni scorci li possiamo solamente ottenere se compiamo ciò che ci è affidato: dare la vita per gli amici. Gesù ha dato la vita per tutti, e persino chi gli è frontalmente nemico è in realtà un amico per il quale ha offerto il suo Corpo e il suo Spirito senza misura.
Oggi stanno sorgendo nuovi profeti e nuovi martiri: sorelle e fratelli che donano la propria esistenza perché possa essere acceso l’amore reciproco tra le confessioni religiose; tutte le persone si riconoscano quali Figlie e Figli dell’Unico Padre. Questo è lo stile missionario che oggi rivela chi ha riconosciuto davvero Gesù come Via, Verità e Vita. Anche se magari non si dice formalmente cristiano, sta vivendo già in Cristo e il frutto rimane, perché ama incondizionatamente come Dio ci ha amato.
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.