Il non essere un pubblico peccatore può essere precondizione, ma non è un merito sufficiente per pretendere la propria ammissione al Regno dei Cieli. Anche nel caso in cui uno seguisse scrupolosamente tutte le norme, non è detto infatti che sia fedele alla legge dell’amore. Occorre un magis, un qualcosa in più, una differenza qualitativa, uno slancio personale che permetta di vivere il Regno dei Cieli su questa terra.
“Non uccidere” dice il comandamento; ma esistono molti modi per uccidere una persona: una maldicenza, una discriminazione, un atteggiamento di chiusura. Il non uccidere fisicamente non è un alibi per chi vuol permettersi di odiare entro i limiti legalmente consentiti, pensando così di avere la coscienza pulita. Lo stesso vale per l’adulterio: non aver tradito la moglie non è un alibi per poter rivendicare di essere migliori di altri, se poi capita di trattare le persone come oggetti, merci o risorse economiche.
Come terzo punto compare nuovamente l’adulterio ma riferito al divorzio, ammesso da tutte le scuole giuridiche ebraiche, a condizione di presentare un atto esplicito di ripudio; per alcuni sarebbe sempre consentito, per altri solamente in caso di cose vergognose. Ma le parole del celibe Gesù vanno ancor più alla radice: persino rispettando onestamente le prescrizioni previste per tale concessione, si finisce per gettare la donna sulla strada o tra le braccia di chi poi approfitterà della sua vulnerabilità socioeconomica; ma il problema sta nel marito che legittimamente la ripudia.
Anche se la versione di Matteo chiarifica che c’è un’unica eccezione al divieto del divorzio – porneia, immoralità sessuale, inclusiva probabilmente del tradimento – lo sguardo di Gesù non è bigotto, ma radicale. Chi avvicina una persona per poi abbandonarla e senza averne a cuore la sorte – con fare da azzeccagarbugli, per rispettare esteriormente la Legge – giunge a calpestare il primo e il secondo comandamento. Amare Dio e amare il prossimo: da ciò scaturisce ogni fedeltà.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.