Per rassicurare gli animi più sensibili, chiarisco subito che la comunità degli storici è concorde nell’affermare che Gesù di Nazaret – con un’elevatissima probabilità – si è fatto battezzare da Giovanni il Battezzatore. Quest’ultimo amministrava un battesimo con acqua, nell’imminenza del giudizio divino, ai penitenti che avevano scelto di prendere le distanze dalla loro vita di ingiustizie, così da ristabilirli pienamente all’interno della religione ebraica e dunque accedere ai mezzi di perdono – e di purificazione dalle impurità quotidiane – garantiti dalla Torah.
Sul perché anche Gesù abbia voluto ricevere tale battesimo ci ho scritto un libro: rimando a quello. Oggi sottolineo che Luca, nel raccontare l’episodio, enfatizza che lo Spirito Santo è disceso mostrandosi con un aspetto esteriore (eidos) corporeo (sómatikos). Per Luca è importante la visibilità della manifestazione universale dello Spirito, udibile da tutto il Popolo, e la sua concretezza, cioè i suoi effetti nella vita reale delle persone su cui si posa, a partire da Gesù.
Il quale, pur vivendo nell’azione dello Spirito, ne rimane corporalmente distinto: è un altro soggetto, e tale alterità è proprio ciò che permette un dialogo, una relazione, una con-sonanza, e non una fusione. È come la discesa di una colomba: questa immagine rimanda all’aleggiare della Ruah sulle acque primordiali del Genesi, al ritorno di quella che annuncia la fine del diluvio a Noè, ma pure a quella del Cantico dei Cantici, l’Amata che in ogni tempo, fedelmente, tuba il suo amore.
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Si dice che l’Esodo del Mosè salvato dalle acque sia stato guidato nel deserto da una colomba, animale semplice e socievole, che è anche figura di Israele. E il termine ebraico per colomba è Yonah, come quell’altro profeta salvato nelle acque: ecco qui il suo segno. Ma, a prescindere dalla colomba, uno Spirito corporeo sembra un paradossale ossimoro.
Eppure è proprio la logica dei sacramenti: Dio non è un’astrazione, ma si lascia incontrare in un fatto, concreto e universale, e nel corpo dell’uomo, che dello Spirito è il santo tempio. Lungi da noi qualsivoglia spiritualismo intimistico: la vera spiritualità è sempre incarnata.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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