Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
I dieci lebbrosi del Vangelo di oggi sono doppiamente discriminati: non solo sono lebbrosi, ma sono probabilmente anche dei samaritani, cioè eretici e stranieri. Gente più impura di così non si poteva! Gesù attraversa questi territori di impurità e guarisce questa gente allontanata dagli altri. I dieci lebbrosi colpiscono per due motivi:
- Sono in gruppo: vi è una solidarietà nella sofferenza: chi soffre comprende bene chi soffre.
- Essi pregano Gesù: non sono né attivisti, né gente organizzata in sindacati. Sono una comunità. Essi attendono il Maestro e lo invocano. La preghiera fatta con fede («Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!») e in comunione porta un cambiamento in loro. Non pregano per ottenere, ma invocano misericordia, amore, attenzione: tutto questo è l’«abbi pietà di noi».
Oggi la Chiesa fa memoria del vescovo San Martino di Tours. Era ancora un soldato romano quando nel rigido inverno del 335 incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
Cristo si svela altresì ai non battezzati e questi, quando si mostrano pieni di carità sono sulla strada della santità.
Commento di oggi a cura di p. Alfredo m.i