Diversamente da come scrisse l’evangelista Marco, a dire il vero non tutti gli ebrei ritengono necessario purificare ulteriormente le mani e le stoviglie prima di assumere cibo già di per sé kosher, puro. Questa premessa è indispensabile per evitare fraintendimenti su Gesù, che è pienamente «all’interno dell’orizzonte ebraico e nel contesto della tradizione vivente di Israele; ancora meno lo si può capire se lo si percepisce come contrapposto a tale tradizione», come chiarisce la commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo.
Gesù insomma non rifiuta la tradizione ebraica; qui semplicemente viene provocato da alcuni devoti farisei che prescrivevano – oltre alle norme alimentari della Torah seguite attentamente da Gesù – ulteriori purificazioni, di per sé facoltative. Una precauzione in più, come le mascherine oggi in Italia contro il coronavirus. A quella scuola di farisei sembrava strano che i discepoli di Gesù non facessero come loro, perché quanto a fedeltà alla Torah non erano solitamente da meno.
La risposta mette in guardia più che altro da un uso impositivo, identitario e assolutizzato delle devozioni, in cui tutti possiamo cadere. In sé non è peccato seguirne di aggiuntive, ma se diventano il criterio per inorgoglirci o per discriminare chi non si uniforma a come facciamo noi o alla nostra corrente teologica, in fin dei conti calpestano lo scopo di ogni religiosità autentica: ricordare sempre Dio, ovunque, a tavola e persino in bagno.
Inoltre, anche quando lo si vuole scegliere al primo posto su ogni cosa, si può annidare la tentazione di utilizzarlo come pia scusa per eludere di amare concretamente i genitori e il prossimo, come lo stesso Dio da sempre ha insegnato al Popolo di Israele. Il nostro modo di amare Dio non può e non deve diventare un pretesto bigotto per giudicare i vicini e i lontani, per vivere di meno i nostri corpi considerandoli impuri a prescindere, o per camminare di meno su questo mondo.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini