Se i discepoli durante la tempesta prima e poi i suoi concittadini nella sinagoga avevano avuto qualche difficoltà nel riconoscere Gesù, qui a Gennesaret viene invece subito riconosciuto dalla gente. L’emorroissa aveva voluto toccare il mantello di Gesù per essere guarita; questi malati si accontentano di un solo lembo: riponendo la fede in quell’attingere concreto e tanto desiderato trovano la loro grande salvezza.
Cosa li muove? Una bussola: «Dovunque udivano che egli si trovasse». Cioè letteralmente «dove sentivano che lui è». Si tratta della dinamica presenza di Gesù a smuoverli. Quindi qualcuno che già aveva fatto una certa esperienza ha guidato a sua volta qualcun altro a farla, testimoniando quella presenza e aiutando gli altri a scoprirla, ovunque essa fosse.
È sufficiente voler toccare un filo del suo mantello, impregnato del suo profumo, umido del suo sudore, sporco della strada che lo ha condotto a tutti gli incontri vissuti per esprimere la nostra voglia di coinvolgerci profondamente nella sua stessa storia di salvezza.
Nonostante ogni infermità . Paradossalmente qui non si promettono né si ottengono guarigioni lampo miracolose, bensì il miracolo ancora più grande della vita in Dio, cioè la salvezza, che entra nel nulla della morte e scavandovi ben in fondo rinviene la pienezza della Resurrezione.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Quanti lo toccavano venivano salvati.