Quello che il Quarto Vangelo chiama “rinascere dall’alto” lo troviamo espresso da Matteo con l’espressione della pagina di oggi: convertirsi e diventare come i bambini. Anche Chiara Lubich che chiamava i suoi focolarini “pope” e “popi” – cioè poppanti, bambini – riconosceva che «Santa Teresa di Lisieux e i seguaci della sua piccola via sembrano eternare la Parola» di quel versetto.
Eternare sì, ma in modo sempre dinamico. Non si tratta di “mantenersi giovani e belli” né di “rimanere infantili”, bensì di convertirsi innanzitutto, e diventare. Implica quindi un cambiamento voluto, deciso, un cambio di passo. Ciò non per esportare nell’immaginario bambini i simboli e le logiche del profitto, della concorrenza, delle mode, del potere – come purtroppo già irrompono nella loro vita le guerre, le pubblicità, le tensioni famigliari – bensì per imparare dal loro sguardo la non inevitabilità del sistema presente.
Impariamo a chiederci il perché di ciò che diamo per scontato: spesso ne scopriremo l’assurdità. Questo significa venire all’essere nella piccolezza, in quelle profondità microscopiche dove i grandi non guardano, perché non vi sanno guardare. Proprio lì si scavano e si percorrono quei piccolissimi cunicoli del cuore in cui si forgiano capillarmente le alternative alle relazioni malate, fuori dai giochi di forza dei cosiddetti potenti.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.