Ieri a Taranto al festival Medimex ho incontrato PATTI SMITH. Avevo una paura tremenda di scontrarmi con un mito e di vederlo distruggere in un attimo.
Ed invece… ho dialogato con lei a lungo di temi come l’Eucarestia e i giovani, degli esclusi, di Gesù e la Resurrezione. Non a caso l’incontro è avvenuto nella solennità di Pentecoste. Nella prima lettura della santa messa di oggi è scritto: “Essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.”
Lo Spirito Santo vuole che io comunichi con altre culture per accogliere il buono che si nasconde o si rivela in ogni espressione artistica. Lo so, sembra pretenzioso o un delirio. Eppure non sono mai stato così sicuro della volontà di Dio.
In Patti ho trovato tutto quello che cercavo: compassione, grazia femminile, tenerezza e rivoluzione. Chi ha letto “Il vangelo secondo il rock” conosce il legame con la sua musica, la sua poesia, i suoi libri.
Settimana prossima la lunga intervista sarà pubblicata sull’Osservatore Romano. Ma non è stata una semplice intervista. Ci siamo comunicati l’uno con l’altro parlando anche della morte e di come sopravvivere al dolore. E di nuovo il miracolo è accaduto: mi ha reso una persona migliore.
Al termine dell’incontro, le ho dato la mia benedizione sacerdotale e le ho baciato le mani, quelle mani che hanno scritto le liriche che mi salvarono la vita in gioventù. Evviva Patti, evviva lo Spirito Santo!
Adesso sì che è Pentecoste.
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