Il seguente commento al Vangelo non sappiamo chi lo abbia scritto in quanto trovato su vari file pdf reperiti in rete ma senza riferimenti.
Che trova il regno trova il tesoro
Matteo 13, 44-52
Il grande discorso del capitolo 13 termina con tre parabole del regno, tre racconti cioè che vogliono presentare attraverso immagini comuni la realtà profonda e nascosta dell’intervento divino annunciato da Gesù: le prime due sono molto simili nella struttura e nel messaggio, mentre la terza ripropone il tema presentato dalla parabola della zizzania e si apre a prospettive escatologiche ( cioè della fine ). Concluse le parabole, Gesù si rivolge direttamente ai discepoli, rimasti gli unici uditori, per sapere se hanno capito il senso di questi racconti: i discepoli, a differenza della folla hanno capito.
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Le parabole parallele del tesoro e della perla ripropongono un elemento folkloristico molto diffuso nei racconti popolari, ma rifuggendo da ogni particolare che non serva direttamente allo comunicazione del significato, si riducono al puro schema narrativo: un uomo trova una cosa preziosa, va, vende tutto quello che hai e compra ciò che ha trovato. I pochi particolari aggiunti servono a determinare alcune sfumature. Nel primo caso si tratta di una scoperta fortuita, un colpo di fortuna capitato ad un povero salariato che sta lavorando il campo di un altro: per poter diventare il padrone del tesoro trovato deve racimolare tutti i suoi beni e comprare il campo. Nel secondo caso, invece, incontriamo un ricco mercante che passa la vita alla ricerca di perle preziose: È naturale che qualora trovi una perla eccezionale sia disposto a cedere tutto il suo carico, pur di avere ciò che da sempre aspettava. Tralasciando tali differenze, dobbiamo cogliere il punto centrale di queste parabole per comprendere, insieme ai discepoli, in che cosa il regno di Dio assomiglia a queste vicende.
Sapendo che le parabole non sono allegorie, rinunziamo a cercare i corrispondenti simbolici per ogni oggetto o azione descritta; fermiamo invece l’attenzione sull’elemento principale del racconto, quello che ci permette di rispondere alla domanda: “perché Gesù ha raccontato questa parabola?”. Ora, dal momento Che ogni parabola mira a coinvolgere l’ascoltatore, perché egli formuli un giudizio sulla vicenda raccontata e così si comprometta con un giudizio anche sulla propria vita, possiamo domandarci: quale è il giudizio che Gesù vuol far pronunziare ai suoi ascoltatori? Con ogni probabilità si tratta di un giudizio di stima e di apprezzamento: sono stati certamente saggi sia il contadino sia il mercante, perché, avendo trovato qualcosa che vale moltissimo, non se lo sono lasciati scappare, hanno fatto bene a prendere quello che avevano, perché l’acquisto che hanno fatto e ben superiore alle proprietà precedenti.
Di fronte a questo evento, conosciuto in giudicato, Gesù interpella ai suoi discepoli, che già conoscono il grande valore del regno: dopo averlo co di fronte a questo evento, conosciuto in giudicato, Gesù interpella ai suoi discepoli, che già conoscono il grande valore del regno: dopo averlo desiderato e cercato, ora l’avete trovato: non vale forse la pena lasciare tutto il resto che ostacola l’accoglienza di Dio? La risposta è certamente affermativa. La tensione però non è da apporre sulla ‘ vendere”, bensì sull’ultimo verbo, “Comprare”: la fine non è rimanere con le mani vuote, ma ottenere la ricchezza che supera ogni altra ricchezza. Per accogliere il regno e dunque necessaria una decisione sapiente, una scelta intelligente dei beni, un uso appropriato dei mezzi necessari per giungere al fine di tanto importante. Questa decisione, poi, computer con la consapevolezza dell’acquisto prospettato, non ho prime l’uomo ma lo riempie di gioia: fuori parabola, si tratta della descrizione dei discepoli che hanno lasciato tutto per seguirlo ( mt 4,20.22 ) e al contrario, della triste decisione del giovane ricco (19,21-22).
L’accoglienza del regno, inoltre, non ha solo un risvolto attuale, ma determina la vicenda umana anche nella sua destinazione ultima: a questa prospettiva escatologica di giudizio orienta l’ultima parabola della serie, quella della rete. C’è un prima e c’è un poi: prima la pesca, poi la cernita. La comunità cristiana sta vivendo il presente il momento della pesca: i discepoli hanno lasciato le loro barche le loro reti, per diventare al seguito di Gesù pescatori di uomini. Alla chiesa compete l’ammissione, non il giudizio: questo è lasciato nelle mani di Dio tempo della fine, quando sarà chiaro chi ha fatto le scelte sagge e chi, invece a stupidamente preso decisioni sbagliate. I discepoli riconoscono a questo punto il dono della rivelazione che è stato loro fatto: lo scriva deve diventare discepolo per poter capire sul serio, il sapiente e intelligente, fatto per insegnare, deve invece, da buon discente, accogliere e accettare il messaggio nuovo che dà vita all’antico. Così i discepoli, lasciandosi istruire da Dio, sono diventati i veri scrivi, coloro che hanno accesso al tesoro del regno che porta a compimento l’antica promessa l’anno vita messianica, così, avendo lasciato i loro poveri bene hanno acquistato un autentico tesoro.