Papa Francesco – Udienza Generale del 27 Febbraio 2019 – testo, video e audio

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PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 27 Febbraio 2019

https://youtu.be/5XIib1-_ass

Catechesi sul “Padre nostro”:
8. Sia santificato il tuo nome

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sembra che l’inverno se ne stia andando e perciò siamo ritornati in Piazza. Benvenuti in piazza! Nel nostro percorso di riscoperta della preghiera del “Padre nostro”, oggi approfondiremo la prima delle sue sette invocazioni, cioè «sia santificato il tuo nome».

Le domande del “Padre nostro” sono sette, facilmente divisibili in due sottogruppi. Le prime tre hanno al centro il “Tu” di Dio Padre; le altre quattro hanno al centro il “noi” e le nostre necessità umane. Nella prima parte Gesù ci fa entrare nei suoi desideri, tutti rivolti al Padre: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà»; nella seconda è Lui che entra in noi e si fa interprete dei nostri bisogni: il pane quotidiano, il perdono dei peccati, l’aiuto nella tentazione e la liberazione dal male.

Qui sta la matrice di ogni preghiera cristiana – direi di ogni preghiera umana –, che è sempre fatta, da una parte, di contemplazione di Dio, del suo mistero, della sua bellezza e bontà, e, dall’altra, di sincera e coraggiosa richiesta di quello che ci serve per vivere, e vivere bene. Così, nella sua semplicità e nella sua essenzialità, il “Padre nostro” educa chi lo prega a non moltiplicare parole vane, perché – come Gesù stesso dice – «il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6,8).

Quando parliamo con Dio, non lo facciamo per rivelare a Lui quello che abbiamo nel cuore: Lui lo conosce molto meglio di noi! Se Dio è un mistero per noi, noi invece non siamo un enigma ai suoi occhi (cfr Sal 139,1-4). Dio è come quelle mamme a cui basta uno sguardo per capire tutto dei figli: se sono contenti o tristi, se sono sinceri o nascondono qualcosa…

Il primo passo della preghiera cristiana è dunque la consegna di noi stessi a Dio, alla sua provvidenza. È come dire: “Signore, Tu sai tutto, non c’è nemmeno bisogno che ti racconti il mio dolore, ti chiedo solo che tu stia qui accanto a me: sei Tu la mia speranza”. È interessante notare che Gesù, nel discorso della montagna, subito dopo aver trasmesso il testo del “Padre nostro”, ci esorta a non preoccuparci e non affannarci per le cose. Sembra una contraddizione: prima ci insegna a chiedere il pane quotidiano e poi ci dice: «Non preoccupatevi dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?» (Mt 6,31). Ma la contraddizione è solo apparente: le domande del cristiano esprimono la confidenza nel Padre; ed è proprio questa fiducia che ci fa chiedere ciò di cui abbiamo bisogno senza affanno e agitazione.

È per questo che preghiamo dicendo: “Sia santificato il tuo nome!”. In questa domanda – la prima! “Sia santificato il tuo nome!” – si sente tutta l’ammirazione di Gesù per la bellezza e la grandezza del Padre, e il desiderio che tutti lo riconoscano e lo amino per quello che veramente è. E nello stesso tempo c’è la supplica che il suo nome sia santificato in noi, nella nostra famiglia, nella nostra comunità, nel mondo intero. È Dio che santifica, che ci trasforma con il suo amore, ma nello stesso tempo siamo anche noi che, con la nostra testimonianza, manifestiamo la santità di Dio nel mondo, rendendo presente il suo nome. Dio è santo, ma se noi, se la nostra vita non è santa, c’è una grande incoerenza! La santità di Dio deve rispecchiarsi nelle nostre azioni, nella nostra vita. “Io sono cristiano, Dio è santo, ma io faccio tante cose brutte”, no, questo non serve. Questo fa anche male; questo scandalizza e non aiuta.

La santità di Dio è una forza in espansione, e noi supplichiamo perché frantumi in fretta le barriere del nostro mondo. Quando Gesù incomincia a predicare, il primo a pagarne le conseguenze è proprio il male che affligge il mondo. Gli spiriti maligni imprecano: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Mc 1,24). Non si era mai vista una santità così: non preoccupata di sé stessa, ma protesa verso l’esterno. Una santità – quella di Gesù – che si allarga a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso in uno stagno. Il male ha i giorni contati – il male non è eterno –, il male non può più nuocerci: è arrivato l’uomo forte che prende possesso della sua casa (cfr Mc 3,23-27). E questo uomo forte è Gesù, che dà anche a noi la forza per prendere possesso della nostra casa interiore.

La preghiera scaccia ogni timore. Il Padre ci ama, il Figlio alza le braccia affiancandole alle nostre, lo Spirito lavora in segreto per la redenzione del mondo. E noi? Noi non vacilliamo nell’incertezza. Ma abbiamo una grande certezza: Dio mi ama; Gesù ha dato la vita per me! Lo Spirito è dentro di me. È questa la grande cosa certa. E il male? Ha paura. E questo è bello.

Saluti:

[Sono lieto di accogliere i pellegrini provenienti da Canada, Svizzera e Francia. Saluto i gruppi delle Diocesi e Parrocchie francesi, in particolare quelli della Diocesi di Belley-Ars e Brazzaville, con mons. Roland; della Diocesi di Poitiers, con mons. Wintzer e della Parrocchia di Porto-Vecchio; inoltre saluto tutti i giovani qui presenti, in particolare quelli della diocesi di Créteil, con Mons. Santier. Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a manifestare la santità di Dio con tutta la nostra vita e a rendere presente nel mondo il suo Nome. La nostra preghiera ci permetta di crescere nella confidenza di Dio e nella sua provvidenza. Dio vi benedica!]

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’Udienza odierna, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Galles, Norvegia e Stati Uniti d’America. Su tutti voi, e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore. Dio vi benedica!]

[Saluto di vivo cuore i pellegrini di lingua tedesca, in particolare il gruppo della Pastorale per i diversamente abili nella Diocesi di Mainz. Santi non si nasce. La santità è un dono di Gesù. Con la preghiera del Padre Nostro chiediamo al Signore una più grande diffusione della santità in noi e nel mondo. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino verso la santità.]

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, un cordiale benvenuto a tutti, in particolare ai sacerdoti di Setúbal, ai fedeli di Santarém e Ericeira e ai gruppi provenienti dal Brasile. Auguro che questo pellegrinaggio a Roma rafforzi in voi i buoni propositi per dare testimonianza al Vangelo di Gesù, spinti dal coraggio che la preghiera infonde nei vostri cuori. Dio vi benedica.]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai presenti di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto, dall’Iraq e dal Medio Oriente. L’invocazione del nome di Dio ha l’unico obbiettivo di santificarlo e non di strumentalizzarlo. “Sia santificato il tuo nome” significa impegnarsi affinché la mia vita sia un inno di lode alla grandezza di Dio; sia una manifestazione concreta della mia fede in Lui; significa impegnarsi nella via della santità affinché gli altri glorifichino il Suo Santo nome. Il Signore vi benedica e vi protegga ‎sempre dal maligno‎‎‎‏!]

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, siate assidui nella preghiera, affinché la santità di Dio nostro Padre permei i vostri cuori e vi renda testimoni del suo santo nome nelle vostre famiglie, nelle comunità e nel mondo. Siate fiduciosi: ogni male verrà sconfitto dalla santità di Dio. La sua benedizione accompagni sempre voi e i vostri cari.]

[Saluto con affetto i pellegrini croati, tra i quali i seminaristi, gli studenti e i professori della Facoltà Teologica Cattolica di Djakovo. Cari amici, vi incoraggio a dedicarvi con diligenza e passione agli studi per essere “pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,15). Soprattutto, vi esorto ad integrare il lavoro intellettuale con la vita personale ed ecclesiale. Questa quaresima sia tempo favorevole per rinnovare la dedizione del vostro cuore e della vostra mente al Signore. Siano lodati Gesù e Maria!]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i pellegrini della Diocesi di Mantova, con il Vescovo Mons. Gianmarco Busca; i Gruppi parrocchiali, in particolare quelli di Alife, accompagnati dal Vescovo, Mons. Valentino Di Cerbo; di Gubbio e di San Vito dei Normanni.

Saluto la Delegazione della Fiaccola Benedettina, con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo.

Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

A ciascuno auguro che questo vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli costituisca un incoraggiamento a diffondere con entusiasmo la perenne novità del messaggio salvifico portato da Cristo ad ogni uomo, a partire dai più lontani e diseredati.

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