Papa Francesco – Udienza Generale del 12 Dicembre 2018 – testo, video e audio

527

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 12 Dicembre 2018

https://youtu.be/EjZTH2CqnUQ

Catechesi sul “Padre nostro”:
2. Una preghiera che chiede con fiducia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo il cammino di catechesi sul “Padre nostro”, iniziato la scorsa settimana. Gesù mette sulle labbra dei suoi discepoli una preghiera breve, audace, fatta di sette domande – un numero che nella Bibbia non è casuale, indica pienezza. Dico audace perché, se non l’avesse suggerita il Cristo, probabilmente nessuno di noi – anzi, nessuno dei teologi più famosi – oserebbe pregare Dio in questa maniera.

Gesù infatti invita i suoi discepoli ad avvicinarsi a Dio e a rivolgergli con confidenza alcune richieste: anzitutto riguardo a Lui e poi riguardo a noi. Non ci sono preamboli nel “Padre nostro”. Gesù non insegna formule per “ingraziarsi” il Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e della paura. Non dice di rivolgersi a Dio chiamandolo “Onnipotente”, “Altissimo”, “Tu, che sei tanto distante da noi, io sono un misero”: no, non dice così, ma semplicemente «Padre», con tutta semplicità, come i bambini si rivolgono al papà. E questa parola “Padre”, esprime la confidenza e la fiducia filiale.

La preghiera del “Padre nostro” affonda le sue radici nella realtà concreta dell’uomo. Ad esempio, ci fa chiedere il pane, il pane quotidiano: richiesta semplice ma essenziale, che dice che la fede non è una questione “decorativa”, staccata dalla vita, che interviene quando sono stati soddisfatti tutti gli altri bisogni. Semmai la preghiera comincia con la vita stessa. La preghiera – ci insegna Gesù – non inizia nell’esistenza umana dopo che lo stomaco è pieno: piuttosto si annida dovunque c’è un uomo, un qualsiasi uomo che ha fame, che piange, che lotta, che soffre e si domanda “perché”. La nostra prima preghiera, in un certo senso, è stato il vagito che ha accompagnato il primo respiro. In quel pianto di neonato si annunciava il destino di tutta la nostra vita: la nostra continua fame, la nostra continua sete, la nostra ricerca di felicità.

Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare. Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo.

Avere fede, diceva una persona, è un’abitudine al grido.

Dovremmo essere tutti quanti come il Bartimeo del Vangelo (cfr Mc 10,46-52) – ricordiamo quel passo del Vangelo, Bartimeo, il figlio di Timeo -, quell’uomo cieco che mendicava alle porte di Gerico. Intorno a sé aveva tanta brava gente che gli intimava di tacere: “Ma stai zitto! Passa il Signore. Stati zitto. Non disturbare. Il Maestro ha tanto da fare; non disturbarlo. Tu sei fastidioso con le tue grida. Non disturbare”. Ma lui, non ascoltava quei consigli: con santa insistenza, pretendeva che la sua misera condizione potesse finalmente incontrare Gesù. E gridava più forte! E la gente educata: “Ma no, è il Maestro, per favore! Fai una brutta figura!”. E lui gridava perché voleva vedere, voleva essere guarito: «Gesù, abbi pietà di me!» (v. 47). Gesù gli ridona la vista, e gli dice: «La tua fede ti ha salvato» (v. 52), quasi a spiegare che la cosa decisiva per la sua guarigione è stata quella preghiera, quella invocazione gridata con fede, più forte del “buonsenso” di tanta gente che voleva farlo tacere. La preghiera non solo precede la salvezza, ma in qualche modo la contiene già, perché libera dalla disperazione di chi non crede a una via d’uscita da tante situazioni insopportabili.

Certo, poi, i credenti sentono anche il bisogno di lodare Dio. I vangeli ci riportano l’esclamazione di giubilo che prorompe dal cuore di Gesù, pieno di stupore riconoscente al Padre (cfr Mt 11,25-27). I primi cristiani hanno perfino sentito l’esigenza di aggiungere al testo del “Padre nostro” una dossologia: «Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli» (Didaché, 8, 2).

Ma nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero. La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente. È un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile. Dio è il Padre che ha un’immensa compassione di noi, e vuole che i suoi figli gli parlino senza paura, direttamente chiamandolo “Padre”; o nelle difficoltà dicendo: “Ma Signore, cosa mi hai fatto?”. Per questo gli possiamo raccontare tutto, anche le cose che nella nostra vita rimangono distorte e incomprensibili. E ci ha promesso che sarebbe stato con noi per sempre, fino all’ultimo dei giorni che passeremo su questa terra. Preghiamo il Padre nostro, cominciando così, semplicemente: “Padre” o “Papà”. E Lui ci capisce e ci ama tanto.

Saluti:

[Saluto cordialmente i pellegrini francofoni, in particolare i giovani di Quimper. Mentre ci prepariamo a celebrare la venuta del Signore in mezzo a noi, non temiamo, fratelli e sorelle, di rivolgerci a Dio con fiducia in tutte le circostanze della nostra vita quotidiana. Noi siamo figli suoi; Egli ci ha promesso di essere con noi tutti i giorni, fino alla fine della nostra vita. Dio vi benedica.]

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’Udienza odierna, specialmente quelli provenienti dagli Stati Uniti d’America. Su tutti voi, e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore. Dio vi benedica!]

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Saluto in particolare la Delegazione dei Parlamentari austriaci venuti in occasione del bicentenario del canto natalizio “Stille Nacht”. Con la sua profonda semplicità, tale canto ci fa cogliere l’evento della Notte Santa. Il Salvatore Gesù, nato a Betlemme, ci rivela l’amore di Dio Padre. A lui vogliamo affidare tutta la nostra vita. Buon cammino di Avvento a tutti voi.]

[Un caro saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli di Braga, Nova Oeiras, São Julião da Barra e ai membri dell’Orchestra sinfonica e Coro dell’Università Federale del Rio Grande do Norte: vi auguro di tutto cuore un tempo d’Avvento pieno di luce, chiedendo alla Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, di essere la stella che protegge la vita delle vostre famiglie. Dio vi benedica.]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto, dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. Il “Padre nostro” non è una preghiera che dobbiamo imparare a memoria e recitare a Dio, ma è l’esempio di come dovremmo pregare, ringraziare e chiedere. San Paolo ci insegna: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4, 6-7). Il Signore vi benedica e vi protegga ‎dal‎ maligno‎‎‎‏!]

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Affido alla Beata Vergine di Guadalupe, la cui memoria ricorre oggi, voi qui presenti, le vostre famiglie e, in modo particolare, quelle che sono in attesa della nascita dei loro figli. San Giovanni Paolo II ha raccomandato alla Sua materna protezione, la vita e l’innocenza dei bambini, soprattutto di quelli che corrono il pericolo di non nascere. Per Sua intercessione, in questo tempo di Avvento, impetriamo il dono della prole per le famiglie senza figli, il rispetto per la vita concepita e l’apertura dei cuori ai valori del Vangelo. Sia lodato Gesù Cristo.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i pellegrini dalla Diocesi di Sabina-Poggio Mirteto e i gruppi parrocchiali, in particolare quelli di Apice e di Perito.

Saluto il gruppo “Chaminade” di Campobasso, accompagnato dall’Arcivescovo, Mons. Giancarlo Maria Bregantini, i Militari del 2° Reggimento Aviazione Esercito “Sirio”, di Lamezia Terme; il Personale della Questura di Isernia; il Gruppo St Petr’s Cricket club; gli Istituti scolastici, in particolare quello di Altamura, e il gruppo di Ammalati con sindrome Sensibilità Chimica Multipla.

Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Oggi nella celebrazione liturgica della Beata Maria Vergine di Guadalupe chiediamo che ci accompagni al Natale e ravvivi in noi il desiderio di accogliere con gioia la luce di suo Figlio Gesù, per farla risplendere sempre di più nella notte del mondo.