Papa Francesco – Udienza Generale del 1 giugno 2016 – Il testo, il video e il file mp3

1942

PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 1 giugno 2016

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ATTENZIONE – i primi secondi sono in lingua non italiana ma poi inizia l’audio con la voce di Papa Francesco

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21. La preghiera umile ottiene misericordia (cfr Lc 18,9-14)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! 

Mercoledì scorso abbiamo ascoltato la parabola del giudice e della vedova, sulla necessità di pregare con perseveranza. Oggi, con un’altra parabola, Gesù vuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare e invocare la misericordia del Padre; come si deve pregare; l’atteggiamento giusto per pregare. E’ la parabola del fariseo e del pubblicano (cfr Lc 18,9-14).

[ads2]Entrambi i protagonisti salgono al tempio per pregare, ma agiscono in modi molto differenti, ottenendo risultati opposti. Il fariseo prega «stando in piedi» (v. 11), e usa molte parole. La sua è, sì, una preghiera di ringraziamento rivolta a Dio, ma in realtà è uno sfoggio dei propri meriti, con senso di superiorità verso gli «altri uomini», qualificati come «ladri, ingiusti, adulteri», come, ad esempio, – e segnala quell’altro che era lì – «questo pubblicano» (v. 11). Ma proprio qui è il problema: quel fariseo prega Dio, ma in verità guarda a sé stesso. Prega se stesso! Invece di avere davanti agli occhi il Signore, ha uno specchio. Pur trovandosi nel tempio, non sente la necessità di prostrarsi dinanzi alla maestà di Dio; sta in piedi, si sente sicuro, quasi fosse lui il padrone del tempio! Egli elenca le buone opere compiute: è irreprensibile, osservante della Legge oltre il dovuto, digiuna «due volte alla settimana» e paga le “decime” di tutto quello che possiede. Insomma, più che pregare, il fariseo si compiace della propria osservanza dei precetti. Eppure il suo atteggiamento e le sue parole sono lontani dal modo di agire e di parlare di Dio, il quale ama tutti gli uomini e non disprezza i peccatori. Al contrario, quel fariseo disprezza i peccatori, anche quando segnala l’altro che è lì. Insomma, il fariseo, che si ritiene giusto, trascura il comandamento più importante: l’amore per Dio e per il prossimo.

Non basta dunque domandarci quanto preghiamo, dobbiamo anche chiederci come preghiamo, o meglio, com’è il nostro cuore: è importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Ma, io domando: si può pregare con arroganza? No. Si può pregare con ipocrisia? No. Soltanto, dobbiamo pregare ponendoci davanti a Dio così come siamo. Non come il fariseo che pregava con arroganza e ipocrisia. Siamo tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balìa di sensazioni, frastornati, confusi. È necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla. Soltanto a partire da lì possiamo a nostra volta incontrare gli altri e parlare con loro. Il fariseo si è incamminato verso il tempio, è sicuro di sé, ma non si accorge di aver smarrito la strada del suo cuore.

Il pubblicano invece – l’altro – si presenta nel tempio con animo umile e pentito: «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto» (v. 13). La sua preghiera è brevissima, non è così lunga come quella del fariseo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Niente di più. Bella preghiera! Infatti, gli esattori delle tasse – detti appunto, “pubblicani” – erano considerati persone impure, sottomesse ai dominatori stranieri, erano malvisti dalla gente e in genere associati ai “peccatori”. La parabola insegna che si è giusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale, ma per il modo di rapportarsi con Dio e per il modo di rapportarsi con i fratelli. I gesti di penitenza e le poche e semplici parole del pubblicano testimoniano la sua consapevolezza circa la sua misera condizione. La sua preghiera è essenziale. Agisce da umile, sicuro solo di essere un peccatore bisognoso di pietà. Se il fariseo non chiedeva nulla perché aveva già tutto, il pubblicano può solo mendicare la misericordia di Dio. E questo è bello: mendicare la misericordia di Dio! Presentandosi “a mani vuote”, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore. Alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente.

Gesù conclude la parabola con una sentenza: «Io vi dico: questi – cioè il pubblicano –, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14). Di questi due, chi è il corrotto? Il fariseo. Il fariseo è proprio l’icona del corrotto che fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti a uno specchio. E’ un corrotto e fa finta di pregare. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è un corrotto e un ipocrita. La superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati da Lui, così da sperimentare la misericordia che viene a colmare i nostri vuoti. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre totalmente il suo cuore. E’ questa umiltà che la Vergine Maria esprime nel cantico del Magnificat: «Ha guardato l’umiltà della sua serva. […] di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1,48.50). Ci aiuti lei, la nostra Madre, a pregare con cuore umile. E noi, ripetiamo per tre volte, quella bella preghiera: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Saluti:

[Sono lieto di salutare i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrini di Bayonne, con il Vescovo Mons. Aillet, come pure i giovani e gli altri gruppi venuti da diverse diocesi della Francia. Che la Vergine Maria, di cui abbiamo celebrato ieri la Visitazione a sua cugina Elisabetta, ci aiuti a rivolgerci verso Dio e ci insegni a pregarlo con cuore umile. Che Dio vi benedica!]

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia, Norvegia, Svezia, Vietnam, Cina, Indonesia, Filippine, Nigeria, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù!]

[Sono molto lieto di accogliere i fratelli e le sorelle di lingua tedesca e neerlandese. Un saluto particolare rivolgo ai sacerdoti della Diocesi di Würzburg accompagnati dal loro Vescovo Mons. Friedhelm Hofmann. Solo chi si fa piccolo davanti al Signore, può sperimentare la grandezza della sua misericordia. Chiediamo a Maria, nostra madre, di aiutarci a pregare con cuore umile. E non dimenticate di pregare per me e per tutta la Chiesa. Grazie.]

[Saluto cordialmente gli alunni e insegnanti della Scuola Eça de Queirós, i fedeli della parrocchia di Lapa e della diocesi di Paraná, e gli altri pellegrini di lingua portoghese: a tutti ricordo che la preghiera apre la porta della nostra vita a Dio. Egli ci insegna a uscire da noi stessi per andare a incontrare gli altri immersi nella prova, portando loro conforto, luce e speranza. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la benedizione del Signore.]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba provenienti dal Medio Oriente e rivolgo un saluto speciale ai fedeli maroniti provenienti dagli Stati Uniti di America accompagnati da Mons. Abdallah Elias Zaidan, Eparca di Nostra Signora del Libano a Los Angeles! Cari fratelli e sorelle, San Giacomo ci esorta dicendo: “Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà”(Gc 4,10). Guardiamo Maria e chiediamo la grazia dell’umiltà che Dio ci insegna. Il Signore vi benedica!]

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi in modo particolare mi unisco ai giovani che, come ogni anno, si radunano a Lednica. Cari amici, voi insieme desiderate ad alta voce dire, cantare e ballare il vostro “Amen”. Questa è la vostra conferma del personale affidamento a Cristo che i vostri avi hanno accolto insieme al battesimo 1050 anni or sono. Sull’esempio di Maria, la cui vita è stata totalmente permeata dalla gloria di Dio, nello Spirito Santo ripetete quotidianamente il vostro “Amen – così sia!”. Il ricordo di padre Jan, iniziatore dei vostri incontri, che ormai sta presso il Signore, vi ispiri sulle vie della fede. Benedico di cuore voi e i vostri Pastori. Sia lodato Gesù Cristo!]

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli delle Diocesi di Mondovì e quelli di Casale Monferrato, con il Vescovo Mons. Alceste Catella; i gruppi parrocchiali, le associazioni e le scolaresche: vi invito tutti a perseverare nei rispettivi impegni con umiltà, diffondendo attorno a voi la misericordia e la consolazione cristiana, specialmente verso quanti vivono nel bisogno. Saluto i partecipanti al Corso promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi: cari fratelli e sorelle, vi esorto ad operare affinché le cause di beatificazione e canonizzazione rilancino, nelle diocesi e negli istituti religiosi, l’entusiasmo della fede e un rifiorito impegno per la missione e la propria santificazione.

Venerdì ricorre la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, quest’anno arricchita dal Giubileo dei sacerdoti. Invito tutti a pregare in tutto il mese di giugno il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti affinché siano sempre immagine di quel Cuore pieno di amore misericordioso.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, attingete al Cuore di Gesù il nutrimento della vostra vita spirituale e la fonte della vostra speranza;  cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché continui ad estendere il suo amore nel cuore degli uomini; e voi, cari sposi novelli, accostatevi frequentemente all’Eucarestia, perché, nutriti di Cristo, siate famiglie cristiane toccate dall’amore di quel Cuore divino.

Fonte: Radio Vaticana via FeedRss
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