Il Pontefice scrive ai ragazzi, presentando la nuova edizione di «Youcat», il testo di formazione alla fede.
Cari giovani, l’amore è la ragione prima dell’esistenza della Chiesa. Parlo, innanzi tutto, dell’amore di tenerezza e di misericordia che Dio Padre prova per ogni essere umano e che Gesù il Figlio ci ha rivelato con la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione. È in ragione di un tale amore che si diventa cristiani ed è proprio un tale amore ciò che sempre sperimentiamo con la nostra partecipazione alla vita della comunità, in modo particolare alla domenica, grazie all’azione dello Spirito Santo. Ma vorrei parlarvi anche dell’amore che, in quanto credenti, nutriamo nei confronti di Gesù. Egli è il centro del nostro cuore. Come, infatti, non provare sentimenti di vero affetto nei confronti di colui che ci ha resi parteci di un amore – quello del Padre – di cui è impossibile immaginarne uno più grande? Il credente è perciò sempre un innamorato di Gesù. Si capisce così la ragione per la quale la forma propria del diventare cristiani è quella di un incontro. Lo diceva assai bene Benedetto XVI, quando all’inizio della sua prima Enciclica Deus caritas est scriveva: « All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Essere cristiani è così, allo stesso tempo, un incontrarsi con Gesù e un innamorarsi di Gesù.
Ma, cari giovani, che amore sarebbe «quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? » ( Evangelii gaudium, 264). Ed è così che noi già adulti nella fede non possiamo non parlare di Gesù, non possiamo non presentarlo e non impegnarci a farlo conoscere a chi ancora non ne ha avuto la possibilità o ne ha ricevuto una notizia solo iniziale. Questa è, in verità, la dolce gioia dell’evangelizzazione: la gioia di portare al mondo intero il proprio amore per Gesù. Ebbene, questo bel libro che ora avete tra le mani nasce proprio da un tale amore: l’amore per Gesù che noi credenti portiamo dentro. Youcat, infatti, è il catechismo della Chiesa cattolica pensato per giovani come voi. Esso è basato sul grande Catechismo della Chiesa Cattolica, ma si presenta con uno stile e con un ritmo che – ne sono sicuro – vi faranno gustare l’esperienza della vita cristiana esattamente come una straordinaria e affascinante avventura di incontro e di conoscenza di Gesù, delle cose che egli ha detto, dei gesti che egli ha compiuto, della sua missione sulla terra ed infine della grandezza del suo amore per noi esseri umani che lo ha portato sino alla morte in croce e all’evento glorioso della sua risurrezione.
Vi invito, pertanto, a leggere con fiducia questo libro. Anzi, oserei dire: amate questo libro, perché è frutto di amore. Scoprirete che esso non ha altri intenti se non svegliare o risvemente in voi un amore grande per Gesù. Questo è il suo unico scopo. Papa Benedetto XVI nella premessa alla prima edizione, presentando a sua volta questo catechismo, ha utilizzato parole forti e significative, che è bene ricordare: «[…] questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda da vicino ognuno di noi. Per questa ragione vi invito: studiate il catechismo! Questo è il mio augurio di cuore. Questo catechismo non è accomodante; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra; vi presenta il messaggio del Vangelo come la “perla preziosa” (Mt 13,46) per la quale bisogna dare ogni cosa. Per questo vi prego: studiate il catechismo con passione e perseveranza! Sacrificate per esso il vostro tempo! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede!».
Sì, studiamo questo catechismo. Diamogli la possibilità di avvicinarci a Gesù, al suo progetto di vita, al suo messaggio di amore, alla rivelazione che egli ha compiuto del volto di Dio e del volto dell’uomo. Del resto, come ho già avuto modo di nell’Esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, per giovani come voi nulla può risultare più adatto, per la stagione di vita che attraversate, della prossimità con il mistero stesso di Gesù: «Gesù non illumina voi, giovani, da lontano o dall’esterno, ma partendo dalla sua stessa giovinezza, che egli condivide con voi» (31).
Ed in verità, cari amici, noi tutti abgliare bisogno di Gesù, abbiamo bisogno di conoscere bene quello che egli ci ha rivelato, abbiamo bisogno di entrare in contatto con lui, perché noi abbiamo bisogno dei suoi occhi, dei suoi sentimenti, della sua umanità, della sua fede per poter vivere con dignità e felicità la nostra avventura su questa terra. Abbiamo, quindi, bisogno di non perdere mai la connessione con Gesottolineare sù, proprio per evitare di perdere la connessione con la nostra storia personale e con la storia dell’intera umanità. E qual è il segreto per non perdere mai la connessione con Gesù? Questo segreto – come ho ricordato tempo fa ai giovani del Cile – ce lo ha svelato con tanta chiarezza proprio sant’Alberto Hurtado, il secondo santo di quel Paese. Dicevo in quell’occasione: « Hurtado aveva una regola d’oro, una regola per accendere il suo cuore con quel fuoco capace di mantenere viva la gioia. Perché Gesù è quel fuoco che infiamma chi gli si avvicina. E la password di Hurtado per riconnettersi, per mantenere il segnale era molto semplice… Di sicuro nessuno di voi ha portato il telefono… vediamo… Mi piacerebbe che la appuntaste sui vostri cellulari. Se volete, io ve la detto. Hurtado si domanda – e questa è la password –: “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”. Chi può se la segni. “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”. Cosa farebbe Cristo al mio posto a scuola, all’università, per strada, a casa, con gli amici, al lavoro; davanti a quelli che fanno i bulli: “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”.
Quando andate a ballare, quando fate sport o andate allo stadio: “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”.
Questa è la password. Questa è la carica per accendere il nostro cuore, accendere la fede e la scintilla nei nostri occhi. Che non vada via.
Questo è essere protagonisti della storia. Occhi scintillanti perché abbiamo scoperto che Gesù è fonte di vita e di gioia».
Cosa farebbe Cristo al mio posto?
Ecco la password per una vita verabiamo “viva” e gioiosa: guardare e giudicare ciò che ci capita e le decisioni che siamo chiamati a prendere con gli stessi occhi, con gli stessi sentimenti, con la stessa postura che Gesù ha incarnato. A tale scopo, nulla come lo studio di questo catechismo, insieme con la lettura assidua delle pagine del Vangelo ed una pratica giornaliera di preghiera, ci è più fruttuoso. Leggere il Vangelo, pregare con assiduità e studiare con entusiasmo questo catechismo ci aiutano, infatti, a “trasferire” nel nostro cuore e nella nostra mente gli occhi di Gesù, i sentimenti di Gesù, gli atteggiamenti di Gesù, rendendoci sempre più capaci non solo di rispondere in modo corretto alla domanda “Cosa farebbe Cristo al mio posto?”, ma di decidere e di agire secondo quella risposta. È un po’ la stessa cosa che accade quando facciamo il download di un programma sul nostro personal computer o sul nostro cellulare. A operazione conclusa, sarà sufficiente poi attivare l’icona giusta e si è subito pronti per quel che si desidera mettere all’opera.
Vi raccomando questo catechismo. Si tratta di uno strumento davvero efficace per raggiungere, alla fine dei conti, il cuore della nostra esperienza di fede e per lasciarsi illuminare da esso. Parlo della notizia ogni volta sorprendente del Cristo risorto, il quale ci raggiunge, oltre il tempo e lo spazio, e ci immerge sempre nell’amore del Padre e dello Spirito. Vi prego, non dimenticatelo mai: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita» ( Christus vivit, 1).
Questa giovinezza di vita, questa novità di vita, questa pienezza di vita è ciò che vi auguro, cari giovani amici. E non dimenticatevi di pregare per me. Come io prego per voi.
Vi benedico
Francesco