GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
GIUBILEO DELLE PERSONE SOCIALMENTE ESCLUSE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 13 novembre 2016
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ยซPer voi [โฆ] sorgerร con raggi benefici il sole di giustiziaยป (Ml 3,20). Le parole del profeta Malachia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, illuminano la celebrazione di questa giornata giubilare. Si trovano allโultima pagina dellโultimo profeta dellโAntico Testamento e sono rivolte a coloro che hanno fiducia nel Signore, che ripongono la loro speranza in lui, scegliendolo come sommo bene della vita e rifiutando di vivere solo per sรฉ e per i propri interessi. Per costoro, poveri di sรฉ ma ricchi di Dio, sorgerร il sole della sua giustizia: essi sono i poveri in spirito, cui Gesรน promette il regno dei cieli (cfr Mt 5,3) e che Dio, per bocca del profeta Malachia, chiama ยซmia proprietร particolareยป (Ml 3,17). Il profeta li oppone ai superbi, a coloro che hanno posto nella loro autosufficienza e nei beni del mondo la sicurezza della vita. Di fronte a questa pagina finale dellโAntico Testamento, nascono domande che interpellano il senso ultimo della vita: dove cerco io la mia sicurezza? Nel Signore o in altre sicurezze che non piacciono a Dio? Dovโรจ diretta la mia vita, dove punta il mio cuore? Verso il Signore della vita o verso cose che passano e non saziano?
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[ads2]Questioni simili appaiono nellโodierno brano evangelico. Gesรน si trova a Gerusalemme, per lโultima e piรน importante pagina della sua vita terrena: la sua morte e risurrezione. ร nei pressi del tempio, ยซornato di belle pietre e di doni votiviยป (Lc 21,5). La gente sta proprio parlando delle bellezze esteriori del tempio, quando Gesรน dice: ยซVerranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarร lasciata pietra su pietraยป (v. 6). Aggiunge che non mancheranno conflitti, carestie, sconvolgimenti nella terra e nel cielo. Gesรน non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa. Anche i regni piรน potenti, gli edifici piรน sacri e le realtร piรน stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono.
Di fronte a queste affermazioni, la gente pone subito due domande al Maestro: ยซQuando accadranno queste cose e quale sarร il segnoยป? (v. 7). Quando e qualeโฆ Sempre siamo spinti dalla curiositร : si vuole sapere quando e ricevere dei segni. Ma a Gesรน questa curiositร non piace. Al contrario, Egli esorta a non lasciarci ingannare dai predicatori apocalittici. Chi segue Gesรน non presta ascolto ai profeti di sventura, alle vanitร degli oroscopi, alle predicazioni e alle predizioni che ingenerano paure, distraendo da ciรฒ che conta. Tra le tante voci che si sentono, il Signore invita a distinguere ciรฒ che viene da Lui e ciรฒ che viene dallo spirito falso. ร importante: distinguere lโinvito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure.
Gesรน invita fermamente a non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca, nemmeno di fronte alle prove piรน gravi e ingiuste che capitano ai suoi discepoli. Egli chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude: ยซNemmeno un capello del vostro capo sarร perdutoยป (v. 18). Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietร preziosa, che siamo noi.
Ma ci interpella oggi sul senso della nostra esistenza. Con unโimmagine, si potrebbe dire che queste letture si pongono come un โsetaccioโ in mezzo al fluire della nostra vita: ci ricordano che quasi tutto in questo mondo passa, come lโacqua che scorre via; ma ci sono realtร preziose che rimangono, come una pietra preziosa in un setaccio. Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni piรน grandi, da amare. Tutto il resto โ il cielo, la terra, le cose piรน belle, anche questa Basilica โ passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri.
Eppure proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perchรฉ si preferiscono le cose che passano. E questo รจ inaccettabile, perchรฉ lโuomo รจ il bene piรน prezioso agli occhi di Dio. Ed รจ grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa piรน caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli giร sentiti nelle scalette dei telegiornali.
Oggi, cari fratelli e sorelle, รจ il vostro Giubileo, e con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza dโonda di Dio, a guardare quello che guarda Lui: Egli non si ferma allโapparenza (cfr 1 Sam 16,7), ma rivolge lo sguardo ยซsullโumile e su chi ha lo spirito contritoยป (Is 66,2), sui tanti poveri Lazzaro di oggi. Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato (cfr Lc 16,19-21)! Eโ voltare la faccia a Dio. Eโ voltare la faccia a Dio! ร un sintomo di sclerosi spirituale quando lโinteresse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Cosรฌ nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto piรน aumentano il progresso e le possibilitร , il che รจ un bene, tanto piรน vi sono coloro che non possono accedervi. ร una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto piรน di sapere quando e come sarร la fine del mondo. Perchรฉ non si puรฒ stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non cโรจ pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti.
Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani. Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con certezza che ยซla caritร non avrร mai fineยป (1 Cor 13,8). Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati, quella che non passerร e che ci attende in comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerร per sempre e senza fine.
E apriamo gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, al โLazzaroโ che giace davanti alla nostra porta. Lรฌ punta la lente dโingrandimento della Chiesa. Che il Signore ci liberi dal rivolgerla verso di noi. Ci distolga dagli orpelli che distraggono, dagli interessi e dai privilegi, dagli attaccamenti al potere e alla gloria, dalla seduzione dello spirito del mondo. La nostra Madre Chiesa guarda ยซin particolare a quella parte dellโumanitร che soffre e piange, perchรฉ sa che queste persone le appartengono per diritto evangelicoยป (Paolo VI, Allocuzione allโinizio della II Sessione del Concilio Vaticano II, 29 settembre 1963). Per diritto, e anche per dovere evangelico, perchรฉ รจ nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri. Alla luce di queste riflessioni, vorrei che oggi fosse la โgiornata dei poveriโ. Ce lo ricorda bene unโantica tradizione, riguardante il santo martire romano Lorenzo. Egli, prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuรฌ i beni della comunitร ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa. Ci conceda il Signore di guardare senza paura a ciรฒ che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori.
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