Papa Francesco – Omelia del 3 novembre 2014 a Santa Marta

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Rivalità e vanagloria rendono debole la Chiesa

Papa Francesco celebra la messa nella cappella della Casa Santa Marta e commenta la Lettera di San Paolo ai Filippesi.

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Rivalità e vanagloria sono due tarli che rendono debole la Chiesa; occorre agire invece con spirito di umiltà e concordia, senza cercare il proprio interesse: lo ha detto Papa Francesco nell’omelia mattutina a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:

Prendendo lo spunto dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, il Papa osserva che la gioia di un vescovo è quella di vedere nella sua Chiesa amore, unità e concordia. “Quest’armonia – ha sottolineato – è una grazia, la fa lo Spirito Santo, ma noi dobbiamo fare, da parte nostra, di tutto per aiutare lo Spirito Santo a fare questa armonia nella Chiesa”. Per questo, San Paolo invita i Filippesi a non fare nulla “per rivalità o vanagloria”, né a “lottare l’uno contro l’altro, neppure per farsi vedere, per darsi l’aria di essere migliore degli altri”. “Si vede – ha rilevato – che questa non è soltanto cosa del nostro tempo”, ma “che viene da lontano”:

“E quante volte nelle nostre istituzioni, nella Chiesa, nelle parrocchie, per esempio, nei collegi, troviamo questo, no? La rivalità; il farsi vedere; la vanagloria. Si vede che sono due tarli che mangiano la consistenza della Chiesa, la rendono debole. La rivalità e la vanagloria vanno contro questa armonia, questa concordia. Invece di rivalità e vanagloria, cosa consiglia Paolo? ‘Ma ciascuno di voi, con tutta umiltà’- cosa deve fare con umiltà? – ‘consideri gli altri superiori a se stesso’. Lui sentiva questo, eh? Lui si qualifica ‘non degno di essere chiamato apostolo’, l’ultimo. Anche fortemente si umilia lì. Questo era un suo sentimento: pensare che gli altri erano superiori a lui”.

Il Papa cita San Martino de Porres, “umile frate domenicano”, di cui la Chiesa oggi fa memoria: “la sua spiritualità era nel servizio, perché sentiva che tutti gli altri, anche i più grandi peccatori, gli erano superiori. Lo sentiva davvero”. San Paolo, poi, esorta ciascuno a non cercare il proprio interesse:

“Cercare il bene dell’altro. Servire gli altri. Ma questa è la gioia di un vescovo, quando vede la sua Chiesa così: un medesimo sentire, la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Questa è l’aria che Gesù vuole nella Chiesa. Si possono avere opinioni diverse, va bene, ma sempre dentro quest’aria, quest’atmosfera: di umiltà, carità, senza disprezzare nessuno”.

Riferendosi poi al Vangelo del giorno, Papa Francesco aggiunge:

“E’ brutto, quando nelle istituzioni della Chiesa, di una diocesi, troviamo nelle parrocchie gente che cerca il suo interesse, non il servizio, non l’amore. E questo è quello che Gesù ci dice nel Vangelo: non cercare il proprio interesse, non andare sulla strada del contraccambio, eh? ‘Ma sì, io ti ho fatto questo favore, ma tu mi fai questo’. E, con questa parabola, di invitare a cena quelli che non possono contraccambiare niente. E’ la gratuità. Quando in una Chiesa c’è l’armonia, c’è l’unità, non si cerca il proprio interesse, c’è questo atteggiamento di gratuità. Io faccio il bene, non faccio un affare con il bene”.

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