Papa Francesco – Omelia del 17 ottobre 2014 a Santa Marta

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Non rendete opaca la vostra identità di cristiani

Alla messa nella cappella della Casa Santa Marta, Papa Francesco commenta la lettera di San Paolo agli Efesini e si sofferma sul sigillo che riceviamo dallo Spirito Santo.

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Attraverso lo Spirito Santo, Dio ha dato ai cristiani il cielo come “caparra” di eternità. Ma questo dono talvolta viene tralasciato per una vita “opaca” e ipocrita. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Lo Spirito Santo è il “sigillo” di luce col quale Dio ha dato “il Cielo in mano” ai cristiani. I quali, spesse volte, si sottraggono a quella luce per una vita di penombra e, peggio ancora, di luce finta, quella che brilla nell’ipocrisia. L’omelia di Papa Francesco segue passo per passo le parole della Lettura di Paolo, il quale spiega ai cristiani di Efeso che per aver creduto al Vangelo hanno ricevuto “il sigillo dello Spirito Santo”. Con questo dono, afferma il Papa, Dio “non solo ci ha scelti” ma ci ha dato uno stile, “un modo di vivere, che non è soltanto un elenco di abitudini, è di più: è proprio un’identità”:

“La nostra identità è proprio questo sigillo, questa forza dello Spirito Santo, che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo. E lo Spirito Santo ha sigillato il nostro cuore e, di più, cammina con noi. Questo Spirito, che era stato promesso – Gesù lo aveva promesso – questo Spirito non solo ci dà l’identità, ma, anche, è caparra della nostra eredità. Con Lui il Cielo incomincia. Noi stiamo proprio vivendo questo Cielo, questa eternità, perché siamo stati sigillati dallo Spirito Santo, che proprio è l’inizio del Cielo: era la caparra; l’abbiamo in mano. Noi abbiamo il Cielo in mano con questo sigillo”.

Tuttavia, prosegue Papa Francesco, avere come caparra di eternità il Cielo stesso non trattiene i cristiani dallo scivolare almeno in un paio di tentazioni. Primo, osserva, “quando noi vogliamo, non dico cancellare l’identità, ma renderla opaca”:

“È il cristiano tiepido. È cristiano, sì, va a Messa la domenica, sì, ma nella sua vita l’identità non si vede. Anche vive come un pagano: può vivere come un pagano, ma è cristiano. Essere tiepidi. Rendere opaca la nostra identità. E l’altro peccato, quello di cui Gesù parlava ai discepoli e abbiamo sentito: ‘Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia’. ‘Fare finta di’: io faccio finta di essere cristiano, ma non lo sono. Non sono trasparente, dico una cosa – ‘sì, sì sono cristiano’ – ma ne faccio un’altra che non è cristiana”.

Invece, e lo stesso Paolo lo ricorda in un altro passo, una vita cristiana vissuta secondo quell’identità creata dallo Spirito Santo porta in dote, sottolinea il Papa, doni di ben altro spessore:

“Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. E questa è la nostra strada verso il Cielo, è la nostra strada, che incomincia il Cielo di qua. Perché abbiamo questa identità cristiana, siamo stati sigillati dallo Spirito Santo. Chiediamo al Signore la grazia di essere attenti a questo sigillo, a questa nostra identità cristiana, che non solo è promessa, no, già l’abbiamo in mano come caparra”.

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