Papa Francesco – Omelia del 17 novembre 2014 a casa Santa Marta

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MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Non allontaniamo Gesù dalle periferie

Nell’ omelia della messa del mattino a Casa Santa Marta, Papa Francesco, commentando la guarigione del mendicante cieco da parte di Gesù, ha ammonito a non chiudersi nel circolo dei privilegiati ecclesiastici che si allontanano dalla Chiesa di Dio, che soffre e che chiede salvezza.

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Accade nella Chiesa che i cristiani siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con i poveri e gli emarginati, isolandosi in un “microclima ecclesiastico” che nulla ha di autenticamente ecclesiale. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

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Guardare Gesù dimenticandosi di vederlo nel povero che chiede aiuto, nell’emarginato che fa ribrezzo. È la tentazione che la Chiesa vive in ogni epoca, quella di recintare se stessa all’interno di un “microclima ecclesiastico”, come lo definisce il Papa, invece che aprire le porte ai socialmente esclusi. L’omelia di Francesco parte da una delle pagine più intense del Vangelo, protagonista il cieco di Gerico. Costui, osserva il Papa, rappresenta la “prima classe di persone” che popola il racconto dell’evangelista Luca. Un uomo che non contava nulla, ma che “aveva voglia di salvezza”, “voglia di essere curato”, e che quindi grida più forte del muro di indifferenza che lo circonda finché vince la sua scommessa e riesce a bussare alla “porta del cuore di Gesù”. A quest’uomo si oppone la cerchia dei discepoli, che pretendono di zittirlo per evitare che disturbi e così facendo, afferma Papa Francesco, allontanano “il Signore da una periferia”:

“Questa periferia non poteva arrivare al Signore, perché questo circolo – ma con tanta buona volontà, eh – chiudeva la porta. E questo succede con frequenza, fra noi credenti: quando abbiamo trovato il Signore, senza che noi ce ne accorgiamo, si crea questo microclima ecclesiastico. Non solo i preti, i vescovi, anche i fedeli: ‘Ma noi siamo quelli che stanno col Signore’. E da tanto guardare al Signore non guardiamo le necessità del Signore: non guardiamo al Signore che ha fame, che ha sete, che è in prigione, che è in ospedale. Quel Signore, nell’emarginato. E questo clima fa tanto male”.

Dall’ironia venata di amarezza Papa Francesco passa alla descrizione di un gruppo che si sente prescelto – “adesso siamo eletti, siamo col Signore”, dice – e che dunque vuole conservare “questo piccolo mondo” allontanando chiunque “disturbasse il Signore”, perfino “i bambini”. “Avevano dimenticato, avevano abbandonato – nota – il loro primo amore”:

“Quando nella Chiesa i fedeli, i ministri, divengono un gruppo così… non ecclesiale, ma ‘ecclesiastico’, di privilegio di vicinanza al Signore, hanno la tentazione di dimenticare il primo amore, quell’amore tanto bello che tutti noi abbiamo avuto quando il Signore ci ha chiamato, ci ha salvato, ci ha detto: ‘Ma ti voglio tanto bene’. Questa è una tentazione dei discepoli: dimenticare il primo amore, cioè dimenticare anche le periferie, dove io ero prima, anche se devo vergognarmi”.

C’è poi il terzo gruppo sulla scena: il “popolo semplice”, quello che loda Dio per la guarigione del cieco. “Quante volte – afferma in proposito Papa Francesco – troviamo gente semplice, tante vecchiette che camminano e vanno” anche con sacrificio “a pregare in un santuario della Madonna”. “Non chiedono privilegi, chiedono grazia soltanto”. È il “popolo fedele”, conclude il Papa, quello “che sa seguire il Signore, senza chiedere alcun privilegio”, capace “di perdere tempo con il Signore” e soprattutto di non dimenticare la “Chiesa emarginata” dei bambini, degli ammalati, dei carcerati:

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