E’ irriguardoso o addirittura sbagliato attribuire a un Papa la qualifica di “giornalista”? Non nel senso professionale del termine, certo: Francesco ha una missione diversa e ben più ampia. Ma semplicemente per sottolineare la sua attitudine a comunicare con efficacia, magari creando “titoli” capaci di fare invidia al direttore di un grande giornale.
Crediamo che Papa Francesco abbia questa capacità e che riconoscergliela significhi capire meglio anche la sua azione teologica e pastorale, aperta verso tutti per farsi capire nel modo più diretto.
Prendiamo alcune sue espressioni che già da ora sono destinate a caratterizzare il suo pontificato. Eccone una piccola raccolta:
• Ah! quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri!
• Perché loro e non io (ripetuta durante le sue visite ai carcerati)
• Chi sono io per giudicare?
• La prima predica di Gesù nella stalla è stato un pianto.
• Il Vangelo è stato “ristampato” in tantissime edizioni delle vite dei santi
E la sua attitudine a considerare il giornalismo come una forma espressiva importante è racchiusa nella sua frase:
• Il giornalismo è la prima bozza della storia.
I documenti in cui Francesco ha manifestato in modo più compiuto e sistematico il suo pensiero sull’etica e la prassi della professione giornalistica sono i cinque Messaggi per le Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali promulgati nell’arco del suo pontificato, dal 2014 ad oggi.
Cinque sono i Messaggi qui presentati e cinque sono le parole-chiave in essa evidenziate:
- 2018 – Pace, ponendo al centro le persone che, libere dalla bramosia, sono pronte all’ascolto e attraverso la fatica di un dialogo sincero lasciano emergere la verità
- 2017 – Speranza, riconoscendo come Dio stesso, nello scenario drammatico di questo mondo, stia componendo la trama di una storia di salvezza
- 2016 – Misericordia, che, citando Shakespeare, “scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve”.
- 2015 – Famiglia, primo luogo in cui impariamo a comunicare, ad abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme.
- 2014 – Incontro, come nella parabola del Buon Samaritano, ove si esalta la comunicazione come “prossimità”, capace di raggiungere le periferie esistenziali.
Su queste parole abbiamo chiamato a riflettere significative personalità del mondo della cultura e del giornalismo, con diverse funzioni e diversi orientamenti. A loro va il nostro ringraziamento perché sono i veri autori di questo lavoro.
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