Papa Francesco a Genova โ€“ Incontro con il mondo del lavoro

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE FRANCESCO A GENOVA

INCONTRO CON IL MONDO DEL LAVORO

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Stabilimento Ilva
Sabato, 27 maggio 2017

2017.05.27  Papa Francesco a Genova โ€“ Incontro con il Mondo del Lavoro

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1) Lโ€™imprenditore Ferdinando Garrรฉ del distretto Riparazioni Navali

Nel nostro lavoro ci troviamo a lottare contro tanti ostacoli โ€“ lโ€™eccessiva burocrazia, la lentezza delle decisioni pubbliche, la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate โ€“ che spesso non consentono di liberare le migliori energie di questa cittร . Condividiamo questo impegnativo cammino con il nostro cappellano e siamo incoraggiati dal nostro Arcivescovo, Cardinal Angelo Bagnasco. Ci rivolgiamo a Lei, Santitร , per chiedere una parola di vicinanza. Una parola che ci conforti e ci incoraggi di fronte agli ostacoli in cui ogni giorno noi imprenditori ci imbattiamo.

Papa Francesco

Buongiorno a tutti!

Eโ€™ la prima volta che vengo a Genova, e essere cosรฌ vicino al porto mi ricorda da dove รจ uscito il mio papร โ€ฆ Questo mi dร  una grande emozione. E grazie dellโ€™accoglienza vostra. Il signor Ferdinando Garrรฉ: io conoscevo le domande, e per alcune ho scritto idee per rispondere; e tengo anche la penna in mano per riprendere qualcosa che mi venga in mente al momento, per rispondere. Ma a queste domande sul mondo del lavoro ho voluto pensare bene per rispondere bene, perchรฉ oggi il lavoro รจ a rischio. Eโ€™ un mondo dove il lavoro non si considera con la dignitร  che ha e che dร . Per questo risponderรฒ con le cose che ho pensato e alcune che dirรฒ al momento.

Faccio una premessa. La premessa รจ: il mondo del lavoro รจ una prioritร  umana. E pertanto, รจ una prioritร  cristiana, una prioritร  nostra, e anche una prioritร  del Papa. Perchรฉ viene da quel primo comando che Dio ha dato ad Adamo: โ€œVaโ€™, faโ€™ crescere la terra, lavora la terra, dominalaโ€. Cโ€™รจ sempre stata unโ€™amicizia tra la Chiesa e il lavoro, a partire da Gesรน lavoratore. Dove cโ€™รจ un lavoratore, lรฌ cโ€™รจ lโ€™interesse e lo sguardo dโ€™amore del Signore e della Chiesa. Penso che questo sia chiaro. Eโ€™ molto bella questa domanda che proviene da un imprenditore, da un ingegnere; dal suo modo di parlare dellโ€™azienda emergono le tipiche virtรน dellโ€™imprenditore. E siccome questa domanda la fa un imprenditore, parleremo di loro. La creativitร , lโ€™amore per la propria impresa, la passione e lโ€™orgoglio per lโ€™opera delle mani e dellโ€™intelligenza sua e dei lavoratori. Lโ€™imprenditore รจ una figura fondamentale di ogni buona economia: non cโ€™รจ buona economia senza buon imprenditore. Non cโ€™รจ buona economia senza buoni imprenditori, senza la vostra capacitร  di creare, creare lavoro, creare prodotti. Nelle Sue parole si sente anche la stima per la cittร  โ€“ e si capisce questo โ€“ per la sua economia, per la qualitร  delle persone dei lavoratori, e anche per lโ€™ambiente, il mareโ€ฆ Eโ€™ importante riconoscere le virtรน dei lavoratori e delle lavoratrici. Il loro bisogno โ€“ dei lavoratori e delle lavoratrici โ€“ รจ il bisogno di fare il lavoro bene perchรฉ il lavoro va fatto bene. A volte si pensa che un lavoratore lavori bene solo perchรฉ รจ pagato: questa รจ una grave disistima dei lavoratori e del lavoro, perchรฉ nega la dignitร  del lavoro, che inizia proprio nel lavorare bene per dignitร , per onore. Il vero imprenditore โ€“ io cercherรฒ di fare il profilo del buon imprenditore โ€“ il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori, perchรฉ lavora accanto a loro, lavora con loro. Non dimentichiamo che lโ€™imprenditore devโ€™essere prima di tutto un lavoratore. Se lui non ha questa esperienza della dignitร  del lavoro, non sarร  un buon imprenditore. Condivide le fatiche dei lavoratori e condivide le gioie del lavoro, di risolvere insieme problemi, di creare qualcosa insieme. Se e quando deve licenziare qualcuno รจ sempre una scelta dolorosa e non lo farebbe, se potesse. Nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente โ€“ no, chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non รจ un buon imprenditore, รจ un commerciante, oggi vende la sua gente, domani vende la propria dignitร  โ€“, ci soffre sempre, e qualche volta da questa sofferenza nascono nuove idee per evitare il licenziamento. Questo รจ il buon imprenditore. Io ricordo, quasi un anno fa, un poโ€™ di meno, alla Messa a Santa Marta alle 7 del mattino, allโ€™uscita io saluto la gente che รจ lรฌ, e si รจ avvicinato un uomo. Piangeva. Disse: โ€œSono venuto a chiedere una grazia: io sono al limite e devo fare una dichiarazione di fallimento. Questo significherebbe licenziare una sessantina di lavoratori, e non voglio, perchรฉ sento che licenzio me stessoโ€. E quellโ€™uomo piangeva. Quello รจ un bravo imprenditore. Lottava e pregava per la sua gente, perchรฉ era โ€œsuaโ€: โ€œEโ€™ la mia famigliaโ€. Sono attaccatiโ€ฆ

Una malattia dellโ€™economia รจ la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. Lโ€™imprenditore non va assolutamente confuso con lo speculatore: sono due tipi diversi. Lโ€™imprenditore non deve confondersi con lo speculatore: lo speculatore รจ una figura simile a quella che Gesรน nel Vangelo chiama โ€œmercenarioโ€, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare lโ€™azienda non gli crea alcun problema, perchรฉ lo speculatore usa, strumentalizza, โ€œmangiaโ€ persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto. Quando lโ€™economia รจ abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, lโ€™economia perde volto e perde i volti. Eโ€™ unโ€™economia senza volti. Unโ€™economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando lโ€™economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa unโ€™economia senza volto e quindi unโ€™economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori; no, non temere gli imprenditori perchรฉ ce ne sono tanti bravi! No. Temere gli speculatori. Ma paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perchรฉ? Perchรฉ crea burocrazia e controlli partendo dallโ€™ipotesi che gli attori dellโ€™economia siano speculatori, e cosรฌ chi non lo รจ rimane svantaggiato e chi lo รจ riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano lโ€™impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti lโ€™impresa, e questi sono i piรน svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto. Mi piace citare a questo proposito una bella frase di Luigi Einaudi, economista e presidente della Repubblica Italiana. Scriveva: โ€œMigliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. Eโ€™ la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, lโ€™orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre piรน vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se cosรฌ non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga piรน modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegniโ€. Hanno quella mistica dellโ€™amoreโ€ฆ

La ringrazio per quello che Lei ha detto, perchรฉ Lei รจ un rappresentante di questi imprenditori. State attenti voi, imprenditori, e anche voi, lavoratori: state attenti agli gli speculatori. E anche alle le regole e alle leggi che alla fine favoriscono gli speculatori e non i veri imprenditori. E alla fine lasciano la gente senza lavoro. Grazie.

2)     Micaela, rappresentante sindacale

Oggi di industria si parla nuovamente grazie alla quarta rivoluzione industriale o industria 4.0. Bene: il mondo del lavoro รจ pronto ad accettare nuove sfide produttive che portino benessere. La nostra preoccupazione รจ che questa nuova frontiera tecnologica e la ripresa economica e produttiva che prima o poi verrร , non portino con sรฉ nuova occupazione di qualitร , ma anzi contribuiscano nellโ€™incrementare precarietร  e disagio sociale. Oggi la vera rivoluzione invece sarebbe proprio quella di trasformare la parola โ€œlavoroโ€ in una forma concreta di riscatto sociale.

Papa Francesco:

[ads2]Mi viene in mente di rispondere, allโ€™inizio, con un gioco di paroleโ€ฆ Tu hai finito con la parola โ€œriscatto socialeโ€, e mi viene il โ€œricatto socialeโ€. Quello che dico adesso รจ una cosa reale, che รจ accaduta in Italia circa un anno fa. Cโ€™era una coda di gente disoccupata per trovare un lavoro, un lavoro interessante, di ufficio. La ragazza che me lo ha raccontato โ€“ una ragazza istruita, parlava alcune lingue, che era importante per quel posto โ€“ e le hanno detto: โ€œSรฌ, puรฒ andareโ€ฆ; saranno 10-11 ore al giornoโ€ฆโ€ โ€“ โ€œSรฌ, sรฌ!โ€ โ€“ ha detto lei subito, perchรฉ aveva bisogno di lavoro โ€“ โ€œE si incomincia con โ€“ credo che abbiano detto, non voglio sbagliare, ma non di piรน โ€“ 800 euro al meseโ€. E lei ha detto: โ€œMaโ€ฆ 800 soltanto? 11 ore?โ€. E il signore โ€“ lo speculatore, non era imprenditore, lโ€™impiegato dello speculatore โ€“ le ha detto: โ€œSignorina, guardi dietro di Lei la coda: se non le piace, se ne vadaโ€. Questo non รจ riscatto ma ricatto!

Adesso dirรฒ quello che avevo scritto, ma lโ€™ultima parola tua mi ha ispirato questo ricordo. Il lavoro in nero. Unโ€™altra persona mi ha raccontato che ha lavoro, ma da settembre a giugno: viene licenziata a giugno, e ripresa a ottobre, settembre. E cosรฌ si giocaโ€ฆ Il lavoro in nero.

Ho accolto la proposta di fare questo incontro oggi, in un luogo di lavoro e di lavoratori, perchรฉ anche questi sono luoghi del popolo di Dio. I dialoghi nei luoghi del lavoro non sono meno importanti dei dialoghi che facciamo dentro le parrocchie o nelle solenni sale convegni, perchรฉ i luoghi della Chiesa sono i luoghi della vita e quindi anche le piazze e le fabbriche. Perchรฉ qualcuno puรฒ dire: โ€œMa questo prete, che cosa viene a dirci? Vada in parrocchia!โ€. No, il mondo del lavoro รจ il mondo del popolo di Dio: siamo tutti Chiesa, tutti popolo di Dio. Molti degli incontri tra Dio e gli uomini, di cui ci parlano la Bibbia e i Vangeli, sono avvenuti mentre le persone lavoravano: Mosรจ sente la voce di Dio che lo chiama e gli rivela il suo nome mentre pascolava il gregge del suocero; i primi discepoli di Gesรน erano pescatori e vengono chiamati da Lui mentre lavoravano in riva al lago. Eโ€™ molto vero quello che Lei dice: la mancanza di lavoro รจ molto piรน del venire meno di una sorgente di reddito per poter vivere. Il lavoro รจ anche questo, ma รจ molto, molto di piรน. Lavorando noi diventiamo piรน persona, la nostra umanitร  fiorisce, i giovani diventano adulti soltanto lavorando. La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre visto il lavoro umano come partecipazione alla creazione che continua ogni giorno, anche grazie alle mani, alla mente e al cuore dei lavoratori. Sulla terra ci sono poche gioie piรน grandi di quelle che sperimentano lavorando, come ci sono pochi dolori piรน grandi dei dolori del lavoro, quando il lavoro sfrutta, schiaccia, umilia, uccide. Il lavoro puรฒ fare molto male perchรฉ puรฒ fare molto bene. Il lavoro รจ amico dellโ€™uomo e lโ€™uomo รจ amico del lavoro, e per questo non รจ facile riconoscerlo come nemico, perchรฉ si presenta come una persona di casa, anche quando ci colpisce e ci ferisce. Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono โ€œunti di dignitร โ€. Per questa ragione, attorno al lavoro si edifica lโ€™intero patto sociale. Questo รจ il nocciolo del problema. Perchรฉ quando non si lavora, o si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, รจ la democrazia che entra in crisi, รจ tutto il patto sociale. Eโ€™ anche questo il senso dellโ€™articolo 1 della Costituzione italiana, che รจ molto bello: โ€œLโ€™Italia รจ una repubblica democratica, fondata sul lavoroโ€. In base a questo possiamo dire che togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato o come sia, รจ anticostituzionale. Se non fosse fondata sul lavoro, la Repubblica italiana non sarebbe una democrazia, perchรฉ il posto di lavoro lo occupano e lo hanno sempre occupato privilegi, caste, rendite. Bisogna allora guardare senza paura, ma con responsabilitร , alle trasformazioni tecnologiche dellโ€™economia e della vita e non rassegnarsi allโ€™ideologia che sta prendendo piede ovunque, che immagina un mondo dove solo metร  o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. Devโ€™essere chiaro che lโ€™obiettivo vero da raggiungere non รจ il โ€œreddito per tuttiโ€, ma il โ€œlavoro per tuttiโ€! Perchรฉ senza lavoro, senza lavoro per tutti non ci sarร  dignitร  per tutti. Il lavoro di oggi e di domani sarร  diverso, forse molto diverso โ€“ pensiamo alla rivoluzione industriale, cโ€™รจ stato un cambio; anche qui ci sarร  una rivoluzione โ€“ sarร  diverso dal lavoro di ieri, ma dovrร  essere lavoro, non pensione, non pensionati: lavoro. Si va in pensione allโ€™etร  giusta, รจ un atto di giustizia; ma รจ contro la dignitร  delle persone mandarle in pensione a 35 o 40 anni, dare un assegno dello Stato, e arrร ngiati. โ€œMa, ho per mangiare?โ€. Sรฌ. โ€œHo per mandare avanti la mia famiglia, con questo assegno?โ€ Sรฌ. โ€œHo dignitร ?โ€ No! Perchรฉ? Perchรฉ non ho lavoro. Il lavoro di oggi sarร  diverso. Senza lavoro, si puรฒ sopravvivere; ma per vivere, occorre il lavoro. La scelta รจ fra il sopravvivere e il vivere. E ci vuole il lavoro per tutti. Per i giovaniโ€ฆ Voi sapete la percentuale di giovani dai 25 anni in giรน, disoccupati, che ci sono in Italia? Io non lo dirรฒ: cercate le statistiche. E questo รจ unโ€™ipoteca sul futuro. Perchรฉ questi giovani crescono senza dignitร , perchรฉ non sono โ€œuntiโ€ dal lavoro che รจ quello che dร  la dignitร . Ma il nocciolo della domanda รจ questo: un assegno statale, mensile che ti faccia portare avanti una famiglia non risolve il problema. Il problema va risolto con il lavoro per tutti. Credo di avere risposto piรน o menoโ€ฆ

3)     Un lavoratore che fa un cammino di formazione promosso dai Cappellani

Non raramente negli ambienti di lavoro prevalgono la competizione, la carriera, gli aspetti economici mentre il lavoro รจ unโ€™occasione privilegiata di testimonianza e di annuncio del Vangelo, vissuto adottando atteggiamenti di fratellanza, collaborazione e solidarietร . Chiediamo a Vostra Santitร  consigli per meglio camminare verso questi ideali.

Papa Francesco:

I valori del lavoro stanno cambiando molto velocemente, e molti di questi nuovi valori della grande impresa e della grande finanza non sono valori in linea con la dimensione umana, e pertanto con lโ€™umanesimo cristiano. Lโ€™accento sulla competizione allโ€™interno dellโ€™impresa, oltre ad essere un errore antropologico e cristiano, รจ anche un errore economico, perchรฉ dimentica che lโ€™impresa รจ prima di tutto cooperazione, mutua assistenza, reciprocitร . Quando unโ€™impresa crea scientificamente un sistema di incentivi individuali che mettono i lavoratori in competizione fra loro, magari nel breve periodo puรฒ ottenere qualche vantaggio, ma finisce presto per minare quel tessuto di fiducia che รจ lโ€™anima di ogni organizzazione. E cosรฌ, quando arriva una crisi, lโ€™azienda si sfilaccia e implode, perchรฉ non cโ€™รจ piรน nessuna corda che la tiene. Bisogna dire con forza che questa cultura competitiva tra i lavoratori dentro lโ€™impresa รจ un errore, e quindi una visione che va cambiata se vogliamo il bene dellโ€™impresa, dei lavoratori e dellโ€™economia. Un altro valore che in realtร  รจ un disvalore รจ la tanto osannata โ€œmeritocraziaโ€. La meritocrazia affascina molto perchรฉ usa una parola bella: il โ€œmeritoโ€; ma siccome la strumentalizza e la usa in modo ideologico, la snatura e perverte. La meritocrazia, al di lร  della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza. Il nuovo capitalismo tramite la meritocrazia dร  una veste morale alla diseguaglianza, perchรฉ interpreta i talenti delle persone non come un dono: il talento non รจ un dono secondo questa interpretazione: รจ un merito, determinando un sistema di vantaggi e svantaggi cumulativi. Cosรฌ, se due bambini alla nascita nascono diversi per talenti o opportunitร  sociali ed economiche, il mondo economico leggerร  i diversi talenti come merito, e li remunererร  diversamente. E cosรฌ, quando quei due bambini andranno in pensione, la diseguaglianza tra di loro si sarร  moltiplicata. Una seconda conseguenza della cosiddetta โ€œmeritocraziaโ€ รจ il cambiamento della cultura della povertร . Il povero รจ considerato un demeritevole e quindi un colpevole. E se la povertร  รจ colpa del povero, i ricchi sono esonerati dal fare qualcosa. Questa รจ la vecchia logica degli amici di Giobbe, che volevano convincerlo che fosse colpevole della sua sventura. Ma questa non รจ la logica del Vangelo, non รจ la logica della vita: la meritocrazia nel Vangelo la troviamo invece nella figura del fratello maggiore nella parabola del figliol prodigo. Lui disprezza il fratello minore e pensa che deve rimanere un fallito perchรฉ se lo รจ meritato; invece il padre pensa che nessun figlio si merita le ghiande dei porci.

4)     Vittoria, disoccupata

Noi disoccupati sentiamo le Istituzioni non solo lontane ma matrigne, intente piรน ad un assistenzialismo passivo che a darsi da fare per creare le condizioni che favoriscano il lavoro. Ci conforta il calore umano con cui la Chiesa ci รจ vicina e lโ€™accoglienza che ognuno trova presso la casa dei Cappellani. Santitร , dove possiamo trovare la forza per crederci sempre e non mollare mai nonostante tutto questo?

Papa Francesco:

Eโ€™ proprio cosรฌ! Chi perde il lavoro e non riesce a trovare un altro buon lavoro, sente che perde la dignitร , come perde la dignitร  chi รจ costretto per necessitร  ad accettare lavori cattivi e sbagliati. Non tutti i lavori sono buoni: ci sono ancora troppi lavori cattivi e senza dignitร , nel traffico illegale di armi, nella pornografia, nei giochi di azzardo e in tutte quelle imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori o della natura. Come รจ cattivo il lavoro di chi รจ pagato molto perchรฉ non abbia orari, limiti, confini tra lavoro e vita perchรฉ il lavoro diventi tutta la vita. Un paradosso della nostra societร  รจ la compresenza di una crescente quota di persone che vorrebbero lavorare e non riescono, e altri che lavorano troppo, che vorrebbero lavorare di meno ma non ci riescono perchรฉ sono stati โ€œcompratiโ€ dalle imprese. Il lavoro, invece, diventa โ€œfratello lavoroโ€ quando accanto ad esso cโ€™รจ il tempo del non-lavoro, il tempo della festa. Gli schiavi non hanno tempo libero: senza il tempo della festa, il lavoro torna ad essere schiavistico, anche se superpagato; e per poter fare festa dobbiamo lavorare. Nelle famiglie dove ci sono disoccupati, non รจ mai veramente domenica e le feste diventano a volte giorni di tristezza perchรฉ manca il lavoro del lunedรฌ. Per celebrare la festa, รจ necessario poter celebrare il lavoro. Lโ€™uno scandisce il tempo e il ritmo dellโ€™altra. Vanno insieme.

Condivido anche che il consumo รจ un idolo del nostro tempo. Eโ€™ il consumo il centro della nostra societร , e quindi il piacere che il consumo promette. Grandi negozi, aperti 24 ore ogni giorno, tutti i giorni, nuovi โ€œtempliโ€ che promettono la salvezza, la vita eterna; culti di puro consumo e quindi di puro piacere. Eโ€™ anche questa la radice della crisi del lavoro nella nostra societร : il lavoro รจ fatica, sudore. La Bibbia lo sapeva molto bene e ce lo ricorda. Ma una societร  edonista, che vede e vuole solo il consumo, non capisce il valore della fatica e del sudore e quindi non capisce il lavoro. Tutte le idolatrie sono esperienze di puro consumo: gli idoli non lavorano. Il lavoro รจ travaglio: sono doglie per poter generare poi gioia per quello che si รจ generato insieme. Senza ritrovare una cultura che stima la fatica e il sudore, non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro รจ il centro di ogni patto sociale: non รจ un mezzo per poter consumare, no. Eโ€™ il centro di ogni patto sociale. Tra il lavoro e il consumo ci sono tante cose, tutte importanti e belle, che si chiamano dignitร , rispetto, onore, libertร , diritti, diritti di tutti, delle donne, dei bambini, delle bambine, degli anzianiโ€ฆ Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignitร , rispetto, onore, libertร . Non dobbiamo permetterlo, e  dobbiamo continuare a chiedere il lavoro, a generarlo, a stimarlo, ad amarlo. Anche a pregarlo: molte delle preghiere piรน belle dei nostri genitori e nonni erano preghiere del lavoro, imparate e recitate prima, dopo e durante il lavoro. Il lavoro รจ amico della preghiera; il lavoro รจ presente tutti i giorni nellโ€™Eucaristia, i cui doni sono frutto della terra e del lavoro dellโ€™uomo. Un mondo che non conosce piรน i valori e il valore del lavoro, non capisce piรน neanche lโ€™Eucaristia, la preghiera vera e umile delle lavoratrici e dei lavoratori. I campi, il mare, le fabbriche sono sempre stati โ€œaltariโ€ dai quali si sono alzate preghiere belle e pure, che Dio ha colto e raccolto. Preghiere dette e recitate da chi sapeva e voleva pregare ma anche preghiere dette con le mani, con il sudore, con la fatica del lavoro da chi non sapeva pregare con la bocca. Dio ha accolto anche queste e continua ad accoglierle anche oggi.

Per questo, vorrei terminare questo dialogo con una preghiera: รจ una preghiera antica, il โ€œVieni, Santo Spiritoโ€, che รจ anche una preghiera del lavoro e per il lavoro.

โ€œVieni, Santo Spirito,
manda a noi un raggio di luce.
Vieni, padre dei poveri,
Padre dei lavoratori e delle lavoratrici.
Vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dellโ€™anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
Lava ciรฒ che รจ sporco,
bagna ciรฒ che arido,
sana ciรฒ che sanguina;
piega ciรฒ che รจ rigido,
scalda ciรฒ che รจ gelido,
drizza ciรฒ che รจ sviato.
Dona virtรน e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amenโ€.

Grazie!

E adesso, chiedo al Signore che benedica tutti voi, benedica tutti i lavoratori, gli imprenditori, i disoccupati. Ognuno di noi pensi agli imprenditori che fanno di tutto per dare lavoro; pensi ai disoccupati, pensi ai lavoratori e alle lavoratrici. E scenda questa benedizione su tutti noi e su di loro.

[Benedizione]

Grazie tante!

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