AUTORE: Paolo di Martino FONTE: Sito web SITO WEB CANALE YOUTUBE PAGINA FACEBOOK
Marco nella sua forma originaria non ha l’episodio delle apparizioni dopo la risurrezione.
Mi ha sempre stupito il fatto che Marco non finisse il suo vangelo.
Perché Marco tralascia le apparizioni? Perché la risurrezione è innanzitutto un’esperienza. Devi vivere da risorto se vuoi fare esperienza del Risorto.
Marco mette al centro del suo Vangelo questo episodio proprio per ricordarci che se viviamo il Vangelo, la nostra vita cambia forma, si trasfigura!
Prima o poi a tutti è sorta questa domanda: perché questi tre personaggi? Perché solo loro? Erano i preferiti? Proprio il contrario!
Gesù ha appena annunciato la sua fine e porta i tre apostoli più riottosi «in disparte» dice Marco. E’ una chiave di lettura preziosa.
Ogni volta che l’evangelista utilizza questa espressione, indica l’incomprensione da parte dei discepoli.
Sono tre i discepoli ai quali Gesù ha messo il soprannome negativo: Simone chiamato “il testa dura Pietro”; Giacomo e Giovanni, fanatici violenti chiamati “i Boanerghes”, “i figli del tuono”. Sono quelli più resistenti, più cocciuti ma anche i più influenti nel gruppo.
La trasfigurazione ci parla di bellezza!
Dio si è mostrato in tutta la sua seducente bellezza, perché è nell’interiorità che Dio svela il suo volto e Gesù porta Pietro a fare un’esperienza “bella”.
Chi mi segue sui social sa che per raccontare la “bellezza della fede”, mi aiuto con panorami mozzafiato, albe e tramonti incantevoli, paesaggi quasi fiabeschi.
Sapete perché? Perché sono convinto che tutto ciò che è bello parla di Dio.
Abbiamo bisogno di recuperare il senso del “bello” nella nostra vita.
La bellezza ci spinge verso Dio. Le persone guardandoci dovrebbe capire che è bello credere! Ci si avvicina alla fede perché attratti dalla bellezza del Cristo. E’ bello essere cristiani!
Esiste per tutti il Tabor.
Esiste per tutti il momento in cui, per un attimo, tocchiamo il cielo con un dito, facciamo esperienza della bellezza di Dio.
Quel cielo stellato, quel pellegrinaggio, quella veglia di preghiera silenziosa, quel santuario.
Sono questi i momenti di “trasfigurazione”; momenti in cui prendiamo coscienza che vale la pena di vivere, anche solo per questi momenti. Sono “i” momenti.
Abbiamo bisogno di questi attimi, di queste soste per godere delle cose “belle”.
Sono i momenti che ti danno la forza e il coraggio di affrontare le “discese” quotidiane.
Il nostro mondo, la nostra Chiesa ha bisogno di bellezza.
Abbiamo bisogno di celebrazioni “belle”, di paramenti liturgici “belli”.
Abbiamo bisogno di canti “belli” perché un canto ben eseguito e curato, aiuta la preghiera.
Siamo sinceri: alcune celebrazioni non aiutano certo a fare esperienza della bellezza di Dio.
In alcune chiese viene voglia di pregare, in altre viene voglia di parlare!
Questo vangelo tenta di dare una risposta alla domanda su che cosa rende veramente felici nella vita. In fondo, la trasfigurazione è vedere cose che si possono vedere solo con il cuore. «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio».
Per chi ha un cuore puro, tutto è puro e vede Dio in ogni cosa, anche nel dolore, perfino nella morte.
“Caro Pietro”, sembra dirgli il Signore, “guarda la croce da un altro punto di vista! Come i profeti, scruta il passaggio di Dio nella storia”.
Vi siete mai innamorati amici? Se vi siete innamorati, allora potete sperare di capire il vangelo e questo brano.
Se non vi siete mai innamorati, non potrete mai conoscere il vangelo perché Gesù fu un passionale, un fuoco che bruciava.
Alcune domande nascono spontanee: come ha potuto cambiare d’aspetto?
Cambiare il suo volto, essere splendente come il sole, avere le vesti candide come la luce?
Tranquilli, non si possono comprendere queste cose se non ci si è innamorati almeno una volta nella vita.
Avete mai visto il volto di un ragazzo dopo la prima cotta?
Il volto di un bambino cullato nelle braccia di sua madre?
Gli occhi di una donna quando vede suo figlio dopo il parto?
L’amore cambia lo sguardo! Cambia il modo di vedere la realtà.
Giovanni dirà che «Dio è amore», cioè solo chi sa aprirsi e vivere l’amore può capire Dio.
Le cose di Dio si capiscono amando.
Quelli che non sanno aprire il loro cuore, potranno avere il concetto di Dio, ma non sentirlo.
Dobbiamo ripartire dalla bellezza, dalla bellezza di Dio.
Forse abbiamo smarrito la bellezza nel raccontare la fede.
Abbiamo ridotto il cristianesimo a un’esperienza triste.
Il Vangelo, al contrario, ci dice che credere può essere splendido.
Pietro e noi, non siamo ciò che pensiamo di essere.
Abbiamo bisogno di guardare con uno sguardo diverso la realtà.
Siamo molto di più; la nostra vera natura è ben altra, il problema è che non lo sappiamo. Pietro e noi possiamo essere «pescatore di uomini»…
La trasfigurazione è lo specchio nel quale è riflesso ciò che potremmo essere se accogliessimo la Parola che c’è donata. Siamo fatti per volare alto eppure ci accontentiamo di raspare.
L’unica domanda da porsi è questa: Gesù è risorto, dove possiamo incontrarlo? Nel nostro vivere adesso, in questo momento, nella nostra situazione, insomma nella nostra Galilea lo vedremo.
A noi di guardarci intorno e scoprire la bellezza di Dio. «La bellezza salverà il mondo», afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij. Aveva ragione.
Pietro lo capirà dopo la resurrezione.
La bella notizia di questa Domenica? La trasfigurazione ci mostra di che stoffa siamo fatti: a immagine di Dio! Siamo impastati di cielo. Siamo fatti per il Paradiso!