Paolo de Martino – Commento al Vangelo di domenica 11 Luglio 2021

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AUTORE: Paolo di Martino FONTE: Sito web SITO WEB CANALE YOUTUBE PAGINA FACEBOOK


Dopo essere stato rifiutato dai suoi compaesani, Gesù che fa? Invia i suoi discepoli in missione. Noi avremmo aspettato tempi migliori. Gesù no.

Gesù è rimasto fedele al suo cuore ma finora aveva agito da solo, adesso manda i suoi apostoli.
La partenza non si fonda sul consenso della gente o sulle previsioni di successo ma sull’urgenza del Vangelo.
“Li manda due a due” perché in antichità la testimonianza era valida sulla base di almeno due persone. Agli albori il cristianesimo non era una proposta per avventurieri condannati alla solitudine perché la fede si arricchisce se la condividi.
Gli apostoli devono sperimentare in prima persona ciò che hanno imparato.
Non è una strategia di vendita porta a porta, ma la chiara indicazione che senza delle relazioni affidabili il Vangelo non è credibile.
La Chiesa dovrebbe essere innanzitutto il luogo di queste relazioni affidabili.

Per un cristiano la Parola di Dio, la Tradizione, il Magistero non sono ornamenti, ma il bastone su cui poggiare la propria vita. A volte si ha la sensazione di scivolare verso un cristianesimo intimistico (“io penso”, “io credo”, ”io sento”).
Avere un punto su cui poggiare la vita è una grazia, non un limite.
Immagino lo stato d’animo degli apostoli: “Non sappiamo cosa dire! Non sappiamo come si fa!”. Gesù li invita a prendere coscienza di ciò che sono, di ciò che possono fare, essere, diventare.
Gli apostoli dovranno essere leggeri ed essenziali, materialmente e spiritualmente.
Noi crediamo che il sapere sia decisivo ma non è così. Quando tengo una conferenza o un incontro, studio, mi preparo ma in fondo non è il mio sapere che passa ma il mio vivere.

E’ quello che io credo e soprattutto “come” lo credo, “come” lo dico, “come” lo sento, che arriva al cuore delle persone.
Il Maestro da due consigli ai suoi apostoli di ieri e di oggi.
Il primo: “Siate essenziali, leggeri, cioè liberi”.
E abbiate in mente il vostro obiettivo: andate e guarite.
Avere un obiettivo aiuta a scegliere, a sapere cosa vogliamo e dove vogliamo andare.
Senza obiettivi tutto può andare bene e puoi inseguire tutto e niente.
La domanda da porsi nelle nostre attività pastorali non è “cosa facciamo” ma “perché?”.
Gesù invita a portare con sé solo due cose: bastone e sandali. Il bastone serve per camminare meglio, per appoggiarsi e per difendersi dai pericoli e dagli animali.

I sandali erano necessari per camminare nelle strade sassose della Palestina.
Per il resto li invita ad essere leggeri. Niente denaro (il denaro ci dà sicurezza), non due tuniche (era l’abbigliamento dei ricchi cioè quello che sono non deve smentire il messaggio che annunciano), ne la bisaccia (non si può andare in montagna con zaini pesanti, bisogna portare l’essenziale).
Gesù non indica quello che devono dire, ma come devono essere: portatori della buona notizia!
L’abbondanza di mezzi rischi di spegnere la creatività e la fiducia nella potenza della Parola. L’annunciatore deve esse infinitamente piccolo perché l’annuncio è infinitamente grande.

E poi il secondo grande consiglio di Gesù: “Non preoccupatevi del risultato”.
Mi piace moltissimo questa partenza segnata subito dalla possibilità del rifiuto: “se non vi ascoltassero… se non vi accogliessero…” . Gesù affida un compito, ma non garantisce il risultato. Carissimi parroci, catechisti ecc… non esiste il “soddisfatti o rimborsati”.
Il discepolo non si misura sul successo in termini numerici o di visibilità ma sulla qualità e lo stile dell’annuncio. Non perdiamo tempo a misurarci o contarci, cerchiamo invece la fedeltà al Vangelo e la gioia dell’annuncio.
E’ uno stile di vita! Annunciamo con tutta la forza e la passione che abbiamo la bella notizia di un Dio che ci ama alla follia ma non tocca a noi salvare il mondo. Ci pensa già Dio. Non abbiamo ansie o patemi d’animo. Se siamo in ansia è perché pretendiamo da noi dei risultati. Se gli altri non vogliono vivere di questo, non possiamo farci niente.
Non distruggiamoci per questo.

Se non ci accolgono, non preoccupiamoci, (è stato rifiutato messaggio, non noi).
Non dobbiamo salvare nessuno, il mondo è già salvo, solo che non lo sa.
Noi forse ci saremmo aspettati parole di comprensione nei confronti di quegli uditori poco accoglienti. E invece… ci sono momenti in cui appaiono necessarie parole intransigenti, testimoniando quella verità che non può essere nascosta.
Se non ci accolgono, scuotiamo la polvere dai nostri sandali (è un gesto che gli Ebrei fanno prima di entrare in Terra Santa per lasciare dietro tutto ciò che è impuro).

Marco sottolinea le due direttrici dell’evangelizzazione: la strada e la casa.
I Dodici andavano (apostolo vuol dire inviato) e rimanevano in quella casa.
E’ lo stile di Gesù e dell’educazione: camminare insieme (strada) e restare al fianco (casa).
La strada è camminare al fianco di qualcuno (un amico, un conoscente, un figlio) incoraggiarlo, aspettarlo, rispettare i suoi tempi sapendo che non è possibile fare la strada per lui, non possiamo togliergli le difficoltà.
Il punto di arrivo è la casa, non la sinagoga o il tempio. In casa Dio ti sfiora, ti tocca.
Gli ebrei quando viaggiavano chiedevano di essere ospitati soltanto a casa di altri ebrei, possibilmente osservanti. Gesù chiede di essere liberi da tutto questo, di andare nelle case così come sono e li rimanere.
La strada dice: “Devi andare”. La casa dice: “Rimani qui”.

La strada è l’amore che si fa tempo. La casa, invece, è l’amore che si fa spazio.
Casa e strada sono le due dimensioni dell’amore, di ogni educazione e di ogni evangelizzazione.
Un’ultima annotazione: l’annuncio del Regno non è affare di preti e suore ma è la chiamata essenziale di tutta la comunità cristiana. Nessuno si può sentire escluso o esonerato.

Lo so’, qualcuno potrebbe dire: “Ma io lavoro tutto giorno!”. Bene, in ufficio, a scuola, all’Università porta lo stile rivoluzionario del Vangelo.
“Ma io sono anziano e non posso uscire di casa!” Ottimo! Hai tanto tempo da dedicare alla preghiera per aiutare chi lavora sul campo.
“Ma io faccio già del bene! Meraviglioso! Continua a farlo ma fallo con lo stile del Vangelo e cerca Gesù in ogni persona che incontri.
La bella notizia di questa Domenica? Non deprimiamoci per una sconfitta, non abbattiamoci per un rifiuto: c’è un’altra casa poco più avanti, un altro cuore dove seminare.

Fonte: il blog di Paolo de Martino