Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 5 Febbraio 2023

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Alla luce delle beatitudini, Matteo presenta tre immagini che tracciano i tratti che deve avere chi vuole seguire il Maestro. Gesù si appella ai suoi discepoli utilizzando tre immagini.

Sale

La prima immagine è quella del sale in cui, al senso ovvio di dare sapore ai cibi, si aggiunge quello di conservare e purificare. Il sale era usato anche in negativo per la terra: quando Cartagine fu distrutta dai Romani nel 146 a.C., sulle sue rovine si dice che fu sparso proprio del sale perché non risorgesse. Fin dall’antichità, il sale costituiva l’elemento base di un fiorente commercio. A Roma si spargeva il sale sulle labbra dei neonati così da proteggerli dai pericoli. Una volta nel rito del battesimo si mettevano sulle labbra alcuni grani di sale come simbolo di buon auspicio. All’epoca degli antichi Romani, si arrivò a pagare gli operai con il sale (da qui, il termine “salario”). Anche oggi, quando si vuole indicare l’eccessivo costo di qualcosa, si dice che è “salata”.

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Noi siamo sale, «che ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all’attrazione dell’infinita luce divina» (G. Vannucci). Il sale però poi deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi altrimenti è inutile.
Il sale dà sapore: Il cristiano ha il sapore di Cristo quando, come sale, lo lascia disciogliere dentro di lui. Amico lettore, non sei il “miele del mondo”, uno sdolcinato buonismo che rende tutto accettabile, ma sale che si scioglie nelle scelte familiari e sociali.

La terra è la vita di tutti i giorni: cosa vuol dire essere sale per questa terra? Aiutare le persone a trovare il valore a ciò che accade. Allora si è sale per la terra. Amico lettore insegna alle persone a riflettere su ciò che vivono, a farsi domande, ad ascoltare Dio che parla attraverso gli eventi. La parola “sapienza” viene dal latino “sapére” che vuol dire “assaggiare”. Si diventa sapienti, quando si gusta, s’impara dalle esperienze.

Matteo ricorda che il sale può letteralmente “impazzire” (usa il verbo “moraino”). Ma il sale può impazzire? Si rifà a un termine che troveremo più avanti dove chiamerà “pazzo” (“moros”) chi costruisce la casa sulla sabbia: questo pazzo è «colui che ascolta le parole del Signore ma poi non le mette in pratica» (Mt 7,26). Il sale impazzisce quando accogliamo con entusiasmo la sua Parola, ma poi non la mettiamo in pratica. Amico lettore, Matteo ti sta dicendo che se tu non vivi secondo le beatitudini, non servi a nulla.
Il sale lo senti, lo percepisci, ma non lo vedi. Il sale non si vede, ma se manca, lo senti subito.

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Luce

La seconda immagine è quella della luce. La luce, la lampada a olio, per una povera casa palestinese era tutto. Dio è una parola sanscrita che vuol dire luce. La luce è abbinata alla vita: Venire alla luce o dare alla luce significa nascere.

«La luce splende nelle tenebre» (1 Gv 1,5). Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio ma anche noi lo siamo. L’uomo è luce, senza dubbio una delle più belle definizioni dell’uomo. E’ bello sapere che non dobbiamo sforzarci di essere luce, lo siamo già. La candela accesa, farà necessariamente luce, non deve sforzarsi. Il discepolo che respira Dio, naturalmente sarà luce.

Siamo luce del mondo. Non per qualcuno, ma per tutti. E’ un compito dal sapore universale. C’è un annuncio da portare a tutti. Anche Paolo nelle sue lettere dirà che i cristiani devo splendere come astri nel mondo (Fil 2,15) e che «sono luce nel Signore», dopo essere stati tratti dalle tenebre (Ef 5,8).

Amico lettore ti sei soffermato sui due verbi? “Siete il sale, siete la luce”, non sono degli imperativi (“dovete essere”) ma degli indicativi: è una condizione che è già presente in te. Tu puoi vivere così, è nelle tue possibilità. Tu sei questo: sei luce chiamato a illuminare.
La fisica quantistica ci insegna che tutto è luce, energia. L’universo sembra materia e invece è luce. L’uomo sembra materia ma è luce.
Dobbiamo dire agli uomini che sono luce, hanno uno Spirito che vuol manifestarsi. Il volto di Madre Teresa, pieno di rughe, lasciava trasparire luce, il volto di Dio.

Amico lettore, fai vivere tutta l’energia che hai dentro: risplendi, illumina questo mondo con la tua luce. Devi portare luce lì dove non c’è, fai vedere alle persone quanto loro siano belle. Ci sono persone che non sanno quant’è importante che ci siano, quanto faccia bene anche solo vederli, quanto sia di conforto il loro sorriso, la loro vicinanza. Ci sono persone che non sanno di essere un dono. Se glielo dicessi, lo vedrebbero anche loro e si renderebbero conto di ciò che sono: persone belle.

Lampada

Il discepolo e luce ma anche lampada, è invitato a vivere la sua identità.
Matteo ci vuole suggerire che, attraverso i suoi discepoli, il vangelo può giungere al mondo ancora oggi.
Per la prima volta in Matteo, Dio è presentato come “Padre” che nella cultura ebraica è chi dà la vita. L’appellativo «Padre vostro che è nei cieli» è caratteristico di Matteo e rappresenta un tipico modo ebraico di rivolgersi a Dio nella preghiera.

La luce deve essere posta sul candelabro e non sotto il moggio (era il recipiente che si adoperava per misurare o conservare il grano). Amico lettore, il tuo modo di vivere deve essere visibile, lo devono vedere tutti perché sia una possibilità per tutti.
Matteo, il più moralista tra gli evangelisti, richiama il tema delle “opere buone”. Amico lettore, quando tu segui come unica regola di vita l’amore, allora sei luce e sale per chi t’incontra. Quando l’uomo ama, diventa luce, lampada ai passi di molti.

Paura

La vera domanda è: perché abbiamo paura di accendere la luce? Perché non vogliamo vedere che cosa si nasconde nel nostro buio. In fin dei conti è forse questo il vero motivo che non ci fa mai mettere la luce al posto giusto. Ecco perché preferiamo che la fede rimanga in un cassetto perché se fosse messa in alto saremmo costretti a fare i conti con cose con cui non vogliamo fare i conti. La verità è bene che sia confinata nei discorsi generalizzati e astratti perché se fosse applicata su di noi, saremmo costretti a cambiare.
La bella notizia di questa domenica? Siamo salati e luminosi, possiamo testimoniare che vivere con Lui o senza di Lui non è la stessa cosa!

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