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Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 4 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 29-39

Giornate vorticose

Gesù, uscendo dalla sinagoga di Cafarnao subito si reca in casa di due dei suoi primi chiamati.
Spesso dimentichiamo la dimensione privata della vita di Gesù, la vita in casa, dove si parlava, ci si ascoltava, si mangiava insieme, ci si riposava. Dio è amore da accogliere nella vita quotidiana.
Le giornate di Gesù non erano uno scherzo: guarigioni, ammalati da ogni parte, folle che lo cercano, discepoli che non capiscono e poi, soprattutto la preghiera.

Questo è il primo miracolo di guarigione raccontato da Marco. E’ un episodio che mi ha sempre incuriosito. Come prima guarigione mi sarei aspettato un uomo magari importante affetto da una malattia incurabile, in una piazza di Gerusalemme, centinaia di spettatori. E Gesù che fa? Sceglie una donna, con la febbre, e la guarisce al chiuso in una casa. Non sarebbe bastata una bella spremuta? Amico lettore, ogni guarigione è un invito a guardare oltre il segno, a scorgerne il significato. Dalla piccolezza e irrilevanza del miracolo, intuiamo che dobbiamo guardare altrove.

Cosa significa che la suocera di Pietro aveva la febbre? Perché? Un colpo di freddo? O Marco ci sta dicendo altro? Questo miracolo è per il servizio, non è per dimostrare qualcosa o per convincere o per far credere. Gesù non voleva catturare o sedurre la gente con un miracolo. I miracoli sono sempre segni per edificare la fede. Gesù nella sua vita guarirà per restituire a ogni malato la capacità di amare servendo perché amare è l’unica realtà che ci rende a sua somiglianza. Andiamo con ordine.

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Febbre
Tutto avviene in una casa, dove si vivono le relazioni fondamentali della vita. E’ la casa di Pietro, immagine della Chiesa.
Appena entrato, Gesù viene informato che la suocera di Pietro ha la febbre. Avvicinatosi, compie gesti semplici: prende la mano febbricitante nella sua e la aiuta ad alzarsi. Ecco i gesti della guarigione, nessun gesto medico o magico. Amico lettore, a un malato devi solo avvicinarti, prenderlo per mano e fare qualcosa perché si rialzi.

Verrebbe da dire: ma che miracolo è? Per comprenderlo dobbiamo fare un passo indietro.
Pietro era sposato quindi e sappiamo che un attimo prima, con Andrea, erano stati chiamati da Gesù e loro “subito”, dice il vangelo, lo avevano seguito. La stessa cosa è accaduta a Giacomo e Giovanni e ora tutti e quattro vanno a casa di Pietro. Ecco spiegato il motivo della febbre della madre della moglie di Pietro: lui era l’unico sostentamento della sua famiglia.

La suocera ha la febbre: in greco il termine piresso, indica appunto la febbre, o il calore, l’alterazione. Cosa sta succedendo allora? Gesù si è intromesso nell’equilibrio di quella famiglia. La scelta di Pietro ha delle conseguenze economiche e sociali per questa donna. La suocera sente la scelta di suo genero come un’intromissione di Gesù nella sua vita. Gesù intuisce la situazione, capisce che questa donna ce l’ha con lui. Amico lettore, sei tu la suocera di Pietro, tu che hai continuamente bisogno di conferme, di considerazione, di sentirti affermato, al centro dell’attenzione.

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Servire
Nel testo due espressioni ci aiutano a cogliere il valore simbolico di questo evento: «si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano» (ma letteralmente avremmo dovuto tradurre “la fece risorgere”) ed «ella li serviva». Gesù guarisce la mano che da chiusa diventa capace di farsi dono. Ora la donna può vivere da risorta: «Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli» (1Gv 3, 14). Non sappiamo cosa si siano detti o cosa si sia successo. Capiamo solo che Gesù ha preso l’iniziativa, è andato da lei e piano piano le si è avvicinato, le ha parlato, finché la donna ha capito che quell’uomo non è un pazzo.

La mano di Gesù contagia: anche la donna inizia a servire. E’ il contagio dell’amore.
Amico lettore, il grosso del lavoro lo fa Cristo. Noi pensiamo sempre di raggiungere Dio attraverso prestazioni religiose per meritarci la salvezza ma il cristianesimo è lasciarsi raggiungere da Dio che ci salva gratuitamente. Noi pensiamo di essere liberi quando non abbiamo bisogno di nessuno. Se la suocera di Pietro avesse ragionato così sarebbe certamente morta. Bisogna lasciarsi aiutare, lasciarsi amare, lasciarsi portare. La preghiera, specie quella d’intercessione, ha il potere di “alzare chi è steso”, di dare un protagonismo nuovo invece di subire e basta. La preghiera non è chiedere di risolvere un problema ma non far più comandare quel problema su di te.

Qui abbiamo una delle più belle definizioni di Chiesa: è accorgersi, prendersi a cuore delle persone intorno a noi, specialmente di chi soffre, e portarle a Cristo. E’ il luogo dove si vivono le relazioni quotidiane, e dove si accoglie Dio. Se la Chiesa non fa questo a cosa servirebbe? A cosa dovrebbero servirmi quei miei amici che dicono di essere Chiesa? La chiesa sono tutti coloro i quali portano a Gesù gli ammalati al tramonto del sole.

Silenzio
Fatto il miracolo, Gesù chiede il silenzio! Mi ha sempre colpito questa richiesta. Perché non farlo sapere a tutti? Chissà quante persone lo avrebbero seguito. Eppure non vuole pubblicità, non cerca il facile consenso. Gesù sa benissimo che la popolarità a basso prezzo può ingannare, non vuole essere preso per un santone, per un guaritore.

Da tutta la città venivano portati malati e indemoniati davanti alla casa di Pietro. Cosa cercava quella gente? Guarigione, ma certamente desiderava anche vedere miracoli (in quel tempo c’erano molti esorcisti, guaritori, maghi, da cui la gente si recava). Vanno e cosa trovano? Uno che guarisce chi incontra, parlando, entrando in relazione, ma soprattutto suscitando fede-fiducia. Gesù non guariva tutti ma curava tutti quelli che incontrava.

Come riesce Gesù a essere sereno in queste giornate nevrotiche? La preghiera è il suo segreto. La preghiera è l’atto più concreto che un cristiano possa fare, perché è ritornare all’essenziale della vita e da lì ripartire.

È la prima delle tre volte in cui nel vangelo di Marco Gesù prega e sempre in momenti critici per i propri discepoli (al momento della condivisione dei pani e al Getsemani). Non sappiamo nulla della preghiera di Gesù, cosa abbia detto, che parole abbia usato. Una cosa è certa: La preghiera non è una lista di richieste a Dio, o peggio dire a Dio come si fa a fare Dio. Non si prega perché una determinata realtà vada in modo diverso, ma perché attraverso la preghiera, possa cambiare il modo con cui si affronta la realtà. Il più delle volte gli eventi non cambieranno, perché il corso della vita segue una sua logica interna e non possiamo farci nulla, neppure Dio. La differenza è nel modo in cui vivo e affronto quella realtà. Anche il pregare di Gesù nel Getsemani, non cambierà la realtà, ma troverà la forza per il suo Si definitivo e totale.

«Tutti ti cercano» gli dicono ma lui va altrove. Avrebbe potuto crogiolarsi nel suo trionfo e avere schiere di persone ai suoi piedi ma Gesù non vuole che gli altri dipendano da lui. Dio non si impone perché l’amore lascia liberi… anche di perdersi.

La bella notizia di questa domenica? A volte può bastare pochissimo per sollevare una vita: ascoltare, avvicinarsi, prendere la mano. Ecco come si sostiene l’umanità: appoggiando una fragilità sull’altra.

E’ appena uscito il mio nuovo libro: “Dio è felicità” (Ed. Paoline)

Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK

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