Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 4 Dicembre 2022

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E’ ora di cambiare

Matteo presenta Giovanni Battista all’improvviso, nei primi versetti del terzo capitolo, dove ha inizio il racconto del ministero pubblico di Gesù. La prima comunità cristiana, venne a contatto con alcuni discepoli di Giovanni; era dunque necessario indicare il suo ruolo di precursore in rapporto a Gesù Cristo, il Messia atteso.

Giovanni il Battista predicava nel deserto della Giudea, nella zona est di Gerusalemme, luogo dove s’insediarono diversi gruppi religiosi tra cui la comunità di Qumran. Che Giovanni ne abbia fatto parte è un dato discusso.

Giovanni, il cugino asceta del Maestro, mi ha sempre affascinato. E’ asciutto, diretto e soprattutto non si lascia sedurre dalla tentazione di farsi passare per il Messia. Ci smaschera e obbliga a dirci la verità, su noi stessi, sulla nostra vita, sulla nostra fede. Con le sue immagini forti Giovanni non vuole seminare paura. Amico lettore, la paura non ha mai aiutato nessuno a superare il male, la paura non cambia il cuore. L’uomo non si converte con le minacce o i sensi di colpa.

Conversione

A Gerusalemme circola la voce che il Messia è nato. La domanda che tutti si fanno è: “Che sia Giovanni il Battista il nostro re tanto atteso?”. Il Battista predica: «Convertitevi». Solo Matteo accompagna l’invito alla conversione con la motivazione: «perché il regno dei cieli è vicino» (o più esattamente “si è avvicinato”).

Dio è vicino, ecco la prima buona notizia. Per il momento, solo Giovanni vede i passi di Dio ma «non è la Rivelazione che si attarda, sono i nostri occhi non ancora pronti» (E. Dickinson).

L’espressione “regno dei cieli” è tipica di Matteo: è il sogno di Dio, la terra come Dio la sogna e anche se non si è ancora realizzato, pazienza, il futuro è lì che ci chiama.
Convertitevi! Più che un ordine è un’opportunità: è la rivelazione che nella vita il cambiamento è possibile, nessuna situazione è senza uscita, serve solo coraggio.

La conversione: ecco la vera urgenza delle nostre comunità. Possiamo inventare iniziative pastorali strabilianti, organizzare processioni e pellegrinaggi a non finire, ma se manca il desiderio di convertirsi tutto questo non serve a nulla, se non ad alimentare delusione e frustrazione. Ma cos’è questa benedetta conversione? Pregare di più? Essere un po’ più buoni e un po’ più bravi? Letteralmente significa “cambiar testa”. Giovanni non invita solo a una revisione dei gesti e degli atteggiamenti, ma va più in profondità. E’ la nostra “testa” che ha bisogno di conversione, cioè il nostro modo di stare davanti a Dio, da cui deriva il nostro rapporto con le cose, con noi stessi e con gli altri.

Giovanni ricorda che nessuno può sentirsi a posto, convertito una volte per tutte. La conversione è un cammino, fatta di cadute e ripartenze. La chiesa non è un’azienda che eroga servizi per salvarsi l’anima, ma è una comunità di persone che si scoprono peccatori e bisognosi d’essere convertiti ogni giorno dal suo amore che perdona e rimette a nuovo anche il peccatore più incallito.

Battesimo

Come segno di questo cambiamento, il Battista chiedeva il battesimo. La risposta della gente era sorprendente: «Accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare, da lui, nel fiume Giordano». Matteo per indicare che “accorrevano”, utilizza il verbo “ekporeuomai”, letteralmente “uscire”, lo stesso dell’uscita degli ebrei dall’Egitto a ricordare che la vita è un continuo “uscire”, non ci si può mai fermare.

I sadducei e i farisei vanno dal Battista: credono di partecipare a uno dei tanti riti di purificazione imposti dalla religione per permettere una migliore relazione con Dio. Amico lettore, anche la più fervida devozione può sconfinare nell’esteriorità, svuotando la fede. Ma il battesimo di Giovanni non è così, è un segno visibile di un coinvolgimento personale, di una messa in gioco. Il Battista li investe con parole di fuoco: «Razza di vipere… la scure è già posta alla radice degli alberi… ogni albero che non produce frutti viene tagliato… brucerà la pula con fuoco inestinguibile».

Farisei e sadducei non si convertiranno mai.
Con queste immagini forti, Giovanni sta affermando che «Dio viene al centro della vita, non ai margini di essa» (D. Bonhoeffer). Dio ha a che fare con il cuore della vita.
Farisei e sadducei erano i rappresentanti ufficiali del culto, ostentavano un’osservanza integerrima della morale prescritta dalla Legge: Giovanni sospetta che il loro accostarsi al battesimo sia solo esteriore, senza un autentico atteggiamento interiore.

I farisei e i sadducei dicevano: «Abbiamo Abramo per padre». Come a dire: “Siamo cristiani da generazioni, siamo battezzati, la domenica andiamo a Messa, i nostri figli li mandiamo a catechismo”. E’ un Dio che non lascia segno, non interferisce con la vita. Il Dio di Gesù di Nazareth è Amore: non puoi più vivere senza di Lui. Non è un obbligo, una costrizione, una regola, è un’esigenza del cuore. La fede non è questione di dovere, di regole, è questione di amore: non posso stare senza di Lui. Che cosa ha impedito ai farisei e ai sadducei di credere? L’idea di Dio che si erano fatta! Il mistico fiammingo Jan Ruysbroeck diceva: «Il Dio che lasci è meno sicuro del Dio che trovi».

Dio è sempre più grande, sempre oltre, sempre diverso. Dio è una strada, non un punto di arrivo. Amico lettore, da piccolo hai imparato che Dio è quello che ci vede dall’alto, che ci punisce se sbagliamo e ci premia se facciamo i buoni. Poi ha scoperto che Dio ama tutti, che Dio non punisce, accoglie tutti e questo ti ha messo in crisi. Poi hai imparato che Gesù non era un mago che faceva miracoli a richiesta; che gli angeli sono dei simboli di Dio che parla, che Maria non ha mai scritto il Magnificat, che Gesù non ha mai camminato sopra le acque e che quando Gesù è nato non c’erano gli angeli che cantavano in cielo, non c’erano il bue e l’asino.

All’inizio tutto questo ti ha sconvolto, ti ha mandato in crisi, ma è un cammino verso Dio nel segno della verità. Ogni convinzione che cade produce dolore perché queste convinzioni sono le nostre sicurezze alle quali ci aggrappiamo. Poi hai scoperto che Dio non è solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini, che la verità abita in tutte le creature, anche se risplende in maniera diversa. Ecco, farisei e sadducei non hanno avuto il coraggio di perdere la loro idea di Dio e così hanno perso davvero Dio; anzi l’hanno crocifisso. Amico lettore, se vuoi veramente conoscere Dio, metti in discussione le tue idee su di Lui.

Frutti

I piani di Dio saranno diversi. Gesù svelerà che Dio ama, non punisce, perdona e non castiga, non spegne la fiammella fumigante e non spezza la canna incrinata. Il volto di Dio svelato da Gesù sarà così diverso da quello immaginato che lo stesso Giovanni farà fatica a riconoscerlo. Anche lui, nonostante penitenze e austerità, dovrà convertirsi.
La bella notizia di questa domenica? Quando Dio si avvicina, la vita diventa feconda e nessuno è più sterile.

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