Dio non si è ancora stancato di noi
Dopo aver salutato Matteo che ci ha accompagnato per tutto lo scorso anno liturgico, la Chiesa ci invita a iniziare un nuovo cammino in compagnia dell’evangelista Marco. Ripartiamo insieme per (ri)scoprire il mistero di quel Dio innamorato che irrompe nella storia dell’uomo con il vagito di un cucciolo di Messia stretto fra le braccia della giovane Maria.
Riguardo al tempo d’Avvento vorrei subito chiarire un equivoco nel quale possiamo cadere. L’Avvento non è un “bel giochino” in cui si fa finta che Gesù non sia ancora venuto e ci si mette ad aspettare tutti preoccupati che finalmente nasca il Salvatore. Gesù è già venuto! Lui è già in mezzo a noi! Siamo noi che ce lo scordiamo e viviamo come se Dio non si fosse ancora impastato con la nostra carne e con la nostra storia.
Inizia il tempo di Avvento. Av-vento è una parola che vuol dire letteralmente: “Qualcosa che ti viene incontro”. C’è il suo venire e il mio essere disponibile ad accogliere ciò che viene.
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L’avvento quindi implica sempre un essere sorpresi: ciò che ci viene incontro non è mai come noi l’avevamo pensato, pianificato, creduto, aspettato. Ha sempre un margine che ci sfugge, che va oltre. Perché la Vita è più grande dei nostri pensieri e più ricca e creativa della nostra mente. Chi si fida, chi si lascia condurre, avrà delle sorprese. Il Messia doveva essere un re forte, potente, vincente. Il Messia venne ma non fu come se l’aspettavano: “Sorpresa!”.
Lasciarsi sorprendere vuol dire permettere che Dio agisca nella nostra vita, lasciargli un po’ di margine perché ci conduca Lui. Tutto quello che decidiamo noi non ci sorprende: lo conosciamo già! Per questo l’avvento è sempre un’av-ventura: perché è un andare incontro verso qualcosa che ancora non conosciamo e questo, se da una parte ci elettrizza, ci attrae, dall’altra ci fa paura e ci costringe a cambiare le nostre idee su di noi, sulla Vita, su Dio.
Insomma l’Avvento è un tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso.
L’altro grande elemento dell’Avvento è l’attesa.
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Tutte le cose hanno un tempo di attesa, di germinazione, di ruminazione, di incubazione, di fermentazione. Prima del loro tempo le cose non nascono.
L’attesa è tenacia: è rimanere anche se non si vedono i frutti, anche se non sembra succedere niente, anche se non ci sono apparenti vie d’uscita, anche se mi sembra di essere sempre al solito punto.
Il cammino di Avvento ci addestra a dare senso al tempo, a non farcelo scivolare addosso, a riempirlo della Sua presenza e a ripartire da Lui.
Vorrei che il mio Avvento e quello della mia comunità iniziasse così: rimettendo Lui al centro. Perché questo è il suo posto. O al centro ci metti Lui, o tutto è un gran caos…
Il brano del Vangelo di questa prima domenica ruota attorno ad una mini-parabola. Dio è come quel padrone che torna all’improvviso, senza annunciarsi con un sms o con una mail… E’ proprio così: ogni ingresso di Dio nella nostra vita è libero e misterioso, non è calcolabile o intuibile. Allora, dice Gesù, è necessario essere uomini svegli e attenti per non lasciarsi sballottare e stordire dalle false urgenze del mondo.
L’invito è chiaro per tutti: ognuno deve rimanere vigile, sveglio, non prendere sonno. Questo è il grande pericolo della vita: prendere sonno, vegetare, sopravvivere. Non morire: rimani vivo. Non dormire: sii sveglio.
Sii in ogni istante lì dove sei.
Adesso sei qui. Rimani qui. Non scappare. Vivi, assapora, senti questo momento. Molti di noi mentre sono qui con il corpo, con la mente o con i pensieri sono altrove. La mente li porta sempre in altri posti, in altri pensieri, in altri luoghi, in altri problemi.
L’invito del vangelo è forte: “Vegliate”.
La parola “vegliare” vuol dire “stare in guardia”. E’ l’osservare della sentinella o del guardiano che si accorge se qualche pericolo si avvicina.
Il vegliare di cui parla Gesù ha vari aspetti.
Tutti si aspettavano un re forte e invece Dio venne come un bimbo: “Sorpresa!”. Dio passò su questa terra come un bambino e tanti dissero: “Dio non è qui! Tutto questo non c’entra con Lui”. E così lo rifiutarono. Innanzitutto vuol dire: “Accorgiti di quando Lui passa”.
Vegliare, per questo vangelo, ha poi un secondo significato: vegliare nei confronti del male. Gesù ci paragona al guardiano il cui compito più importante è quello di vigilare.
Cosa entra nel nostro cuore? Cosa entra nella nostra anima?
Vegliare vuol dire essere a contatto con la realtà. Vegliare vuol dire non credere alle illusioni. Il mistico è il “desto”, il “risvegliato”, lo “sveglio”, colui cioè che non dorme, che non s’inganna, colui che vede le cose per quello che sono, e che è a contatto con la realtà. C’è chi si illude dicendosi: “Troverò il partner giusto e sarò felice”. “Col tempo le cose cambieranno”. “Quando avrò più soldi allora mi godrò la vita”. “Quando sarò così (più bello, più magro, più studiato, più…) allora andrò bene”.
Vegliare vuol dire tenere gli occhi aperti! Le civette, con i loro grandi occhi, vedono chiaramente anche nella notte. È questa la vigilanza cui ci richiama il Vangelo: vedere nella notte ciò che altri non vedono. Scorgere una Presenza anche laddove tutto pare avvolto dal buio, un significato dove tutto pare non senso, un amore anche dove tutto pare inimicizia e odio.
All’inizio dell’ Avvento 2023 ci sveglia con uno squillo di tromba: “Fate attenzione!”
Attenzione per non far diventare la nostra fede un impasto di scaramanzie e superstizioni.
Attenzione per non cadere nell’abitudinarietà che surgela la preghiera e lo stupore.
Attenzione per non mettere in stand-by la ricerca di Dio, illudendoci di essere già a posto.
Attenzione per darci una mossa e abbandonare il demone della pigrizia.
Attenzione per sfuggire al Natale finto dei buoni sentimenti, e lasciarci interpellare dal Dio che irrompe dentro storia degli uomini.
Attenzione per dare ordine alla vita, per stabilire priorità e imparare a scegliere nella logica di Dio.
Attenzione per riconoscere il volto inedito di quel Dio che in incognito si affaccia nella nostra vita…
La Bella notizia di questa domenica? Da oggi abbiamo una possibilità nuova: il Signore viene, ancora, per noi. Questa è la notizia buona dell’Avvento: Lui non si è ancora stancato di noi!
E’ appena uscito il mio nuovo libro: “Dio è felicità” (Ed. Paoline)
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK