In cammino
Si apre la seconda parte del Vangelo secondo Luca. Gesù dalla Galilea si incammina, insieme con alcuni discepoli, verso Gerusalemme per la festa di Pasqua e per arrivarci sceglie di passare per la Samaria (avrebbe potuto scegliere di costeggiare il Giordano). Gesù «prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme», letteralmente “indurì il suo volto per camminare verso Gerusalemme”, cioè, strinse i denti, perché, sapendo di poter andare incontro a una fine tragica, doveva anche lui sconfiggere la paura che lo assaliva.
Siamo a una svolta importante nel vangelo. Luca ovviamente non è interessato alla mappa stradale del Maestro, ma ricorda al lettore la Sua scelta libera di incamminarsi verso il luogo della verità.
Gesù invia avanti alcuni discepoli per preparare il pernottamento. Il cammino non inizia nel migliore dei modi: è rifiutato dai samaritani e incompreso dai discepoli che vogliono letteralmente incenerire i samaritani. Perché non lo accolgono? I Samaritani non accettavano di esercitare il culto a Gerusalemme, ma avevano elevato un santuario sul monte Garizim (che ai tempi di Gesù era stato distrutto). Per questo motivo trattavano male i pellegrini che dalla Galilea andavano a Gerusalemme, prendendoli anche a sassate. Luca dà una lettura teologica: il suo vangelo, lo sappiamo, è costruito come un lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme quindi non accoglierlo significa rifiutare la sua essenza.
Amico lettore, Gesù sarà un uomo perennemente rifiutato. Lo è stato all’inizio, ora e alla fine. Gesù appare continuamente come un uomo che ha fallito. Incompreso dai familiari (lo credevano pazzo), dai capi religiosi (lo credevano figlio del diavolo), dalla gente, dai suoi stessi apostoli che sono fuggiti quando ha avuto bisogno di loro. Sai, a volte mi conforta sapere che anche Gesù ha fallito, anche lui è stato rifiutato, anche lui ha dovuto cambiare le proprie strategie. Il fallimento fa parte della vita e anche il Figlio di Dio ne ha fatto esperienza.
Impetuosi
Giacomo e Giovanni fanno una pessima figura, non a caso sono chiamati “i figli del tuono”, per il loro carattere impetuoso. «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Neanche il minimo cenno di risposta da parte di Gesù: troppo meschina la loro proposta: «Si voltò e li rimproverò». Il vangelo tace sulle parole usate da Gesù, ma è curioso che non sono i discepoli a calmare Lui, ma Lui a placare l’ira dei suoi che non hanno inteso che la libertà ha tempi e modi che vanno rispettati e compresi.
Però, meno male che tra i dodici ci sono anche loro. Ricordano a me e a te che stai leggendo che non basta aver raggiunto le alte vette spirituali per essere al riparo da presunzioni ed errori, insomma non basta aver fatto una profonda esperienza di fede per non essere un fanatico della fede.
Giacomo e Giovanni però non vanno giudicati troppo facilmente: comprendere che la via di Gesù non è quella della condanna ma della misericordia, non era facile per loro, ebrei osservanti e zelanti. E’ vero, ne scelse dodici perché stessero con Lui. Al culmine della loro storia, però, mostrarono d’essere uguali agli altri. Gesù, insomma, s’incammina verso lo scontro finale e si accorge che i suoi più fedeli compagni di viaggio non hanno capito nulla del suo messaggio. Giorni, settimane, mesi a predicare svaniti nel nulla. Il vangelo non tace le chiusure, i fallimenti pastorali, e le frustrazioni dei discepoli che vorrebbero rispondere ai samaritani con la violenza. Allora coraggio, quando il nostro sforzo non è compreso, quando vogliamo misurare la nostra pastorale dai risultati immediati. Ci è passato anche Gesù di Nazareth ma questo non l’ha fermato dalla sua decisione di andare avanti, fino alla fine.
Incontri
Lungo questo cammino avvengono tre incontri. Degli interlocutori non si sa nulla: sono anonimi e non sappiamo come abbiano agito dopo l’incontro con il nazareno. Siamo noi, amici, i tre aspiranti discepoli e il Maestro è pronto a tracciare l’identikit del discepolo. Non illude sulla fatica, non dimezza le attese, non annacqua la trasparenza. Non importa, perché Lui lascia liberi di seguirLo.
Precarietà
Il primo incontro è l’occasione per ricordare che il discepolo vive nella precarietà e nell’insicurezza. «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Chi segue il rabbi di Nazareth, non ha una vita comoda, non cerca Dio per sentirsi al sicuro. Molti cristiani guardano a Dio per avere certezze, fanno della propria parrocchia un luogo chiuso dimenticando che sono chiamati ad andare verso l’incerto, ad annunciare a chi non ha ancora sentito la bella notizia. Gesù smaschera i facili entusiasmi e la superficialità, non garantisce protezione e tranquillità ma la felicità. Quando una cosa è indiscutibile o intoccabile, quella è un “nido”. Amico lettore: sei pronto a mettere in discussione tutto? Sei pronto a non dare nulla per certo? Allora puoi iniziare il cammino di discepolato.
Primato
Il secondo incontro è l’occasione per ricordare che il regno di Dio ha il primato assoluto nella vita del discepolo. «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». La risposta di Gesù è urticante, apparentemente anche contro il buon senso. Come si fa a non seppellire il proprio padre? Seppellire il padre era l’obbligo più sacro di un figlio. Il padre, nella cultura ebraica, rappresenta chi trasmette la tradizione, i valori del passato, il modello di comportamento. Onorarlo voleva dire perpetuare la sua tradizione.
Gesù vuole scuotere i nostri cuori assopiti, chiede di lasciare il padre, la tradizione, ciò che si è sempre fatto. Sollecita di stare con la vita, non con la morte, di stare dove c’è la vita per vivere. Anche l’amore più grande viene dopo l’assoluto di Dio. Esagera il Maestro per indicare che il discepolo ha delle priorità ben chiare, che il Regno ha precedenza assoluta nella sua vita. Amico lettore: la celebrazione nella tua Parrocchia non ti dà più niente? La senti pesante, abitudinaria? Cambia aria; le esperienze morte vanno seppellite. Ti ritrovi da anni, tutte le settimane, con il tuo gruppo, ma ormai non ti dà più nulla? Cambia aria; le esperienze morte vanno seppellite. Vivi, stai dove c’è vita, e lascia che le persone morte spiritualmente stiano con le persone e le esperienze morte.
Indecisi
Il terzo incontro è per gli eterni indecisi, per chi rinvia sempre. «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio». Quanti ne conosco che vivono di nostalgie per quello che hanno lasciato e non si permettono il gusto della novità. La vita cristiana non sopporta tentennamenti e sterili nostalgie, richiede coraggio. Il discepolo, non si rifugia nel “si è sempre fatto così” ma guarda avanti, lascia andare il passato e guarda oltre. Non si preoccupa di conservare l’esistente, di tutelare un privilegio ma annuncia profeticamente cose nuove. Questo è inscritto anche nel nostro corpo: gli occhi sono rivolti per guardare avanti, non indietro.
La bella notizia di questa domenica? Gesù non cerca eroi incrollabili per il suo Regno ma persone autentiche che sappiano semplicemente sceglierlo, ogni giorno, di nuovo.
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK