Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 20 Febbraio 2022

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Il sogno di Dio? La tua felicità!

Siamo al vertice del discorso della pianura con cui Gesù ha posto in mano la “magna charta” del suo Vangelo. Alla folla accorsa a lui da ogni parte, Gesù espone le regole di comportamento per chi vuole seguirlo. Si vede che vivete le beatitudini? Si vede che siete miei discepoli? Sono queste le provocanti domande che Gesù rivolge ai suoi. Se amate chi vi ama, perdonate chi vi perdona, che fate di particolarmente eroico? Lo fanno tutti, anche gli atei. E allora sorge un dubbio: non è che abbiamo ridotto il cristianesimo a una serie di principi morali ai quali s’ispirano tutti? E’ questa l’inutilità della fede, paventata da sempre da chi crede nell’inutilità di Dio.

Mediocrità

Dobbiamo ammetterlo: abbiamo talmente annacquato la portata rivoluzionaria del vangelo che a volte sembra essere diventato l’esaltazione dell’ovvietà, l’elogio del buon senso. Distinguere un cristiano da un musulmano o da un ateo a volte è davvero complicato. E non parliamo di dottrina, dove la confusione regna sovrana, ma di atteggiamenti. Ci si accontenta di una mediocrità. Siamo come gli altri, solo che andiamo la domenica a messa, come se la celebrazione eucaristica fosse il marchio di riconoscimento del cristiano.
Possiamo accettare di comportarci bene con chi si comporta bene; con un po’ di sforzo riusciamo a tollerare chi ci fa del male non rispondendo con la stessa moneta, ma “amare i nemici” è davvero troppo.

Invece

Siamo al cuore del messaggio evangelico, siamo di fronte alle parole che ogni uomo da sempre ha desiderato udire ma che nessuno aveva mai avuto la forza e il coraggio di pronunciare. Gesù di Nazareth propone orizzonti mai visti prima, invita a camminare per sentieri ancora mai tracciati. Ama i tuoi nemici, benedici chi ti maledice, ama quelli che non amano, fai del bene a chi non lo fa, presta anche a chi non può restituire.

Noi siamo abituati a fare del vangelo una lettura quasi romantica, ma se cominciassimo a prenderlo in parola, ci accorgeremmo che il cristianesimo non è semplice buonismo ma un modo rivoluzionario di amare, di vivere. Gesù propone l’amore senza interesse, con il rischio di essere odiati per causa dell’amore. Provoca ad amare interessandoci del bene di chi ci odia. E’ la logica del “di più” e di questa logica è motivato l’agire di Dio.

Così si passa dalla regola d’oro negativa (“non fate agli altri ciò che non volete sia fatto a voi”), già insegnata da Confucio e dallo stesso antico testamento (Tb 4,15; Sir 31,15), a quella positiva: «Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro», cioè imparate ad ascoltare il vostro desiderio. Che cosa desideriamo per noi? Essere amati, benedetti, perdonati. Questo vogliamo per noi e questo cercheremo di dare agli altri. «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» (Gandhi).

Insomma, Gesù di Nazareth chiede di imitarlo, chiede testimoni, non cristiani della domenica. Chiede uomini e donne capaci di incendiare d’amore il mondo, che raccontino, con la vita, la bellezza della fede. Non cerca eroi della fede, ma semplicemente figli amati che fanno dell’amore la cifra del loro agire. Gesù insomma demolisce uno dei pilastri di ogni religione: “Dio premia i buoni e castiga i malvagi”. Luca supera la teologia di Matteo che aveva detto che «Dio era buono verso i malvagi e verso i buoni». Per Luca Dio «è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6,35). Dio è amore, per tutti.

Misericordiosi

Il cuore di questo discorso e di tutto il Vangelo di Luca, si può riassumere in questo versetto: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». Tutto il Vangelo di Luca non è altro che una variazione di questo tema, una riproposizione di questa espressione in molteplici forme.

Misericordia letteralmente vuol dire “un cuore per i miseri”. E’ lasciarsi toccare visceralmente da chi soffre. Per questo nella Bibbia la parola “misericordia” è soprattutto un sentimento materno, quello che la donna prova portando il figlio nel grembo. Non a caso, mentre in latino la parola fa riferimento al cuore, in ebraico fa riferimento alle viscere.

La misericordia è un sentimento umano, prima ancora che religioso. Davanti alla sofferenza, tutti proviamo una certa commozione e sentiamo il bisogno di agire. La bella notizia è che nel Dio che è venuto a raccontarci Gesù di Nazareth, la misericordia prevale sulla giustizia, ne è la sostanza. Gesù trasforma il comandamento dell’Antico Testamento «siate santi, perché Io sono santo» (Lv 19,2), in «siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso».

La misericordia è il cuore della fede cristiana. Noi siamo ancora legati alla logica: peccato, castigo, pentimento, perdono. Ancora una volta abbiamo annacquato la portata rivoluzionaria del vangelo che, non a caso, costerà la vita al rabbi di Nazareth. Sì, la misericordia scandalizza, è per questo che Gesù sarà messo in croce. Amico lettore, nel vangelo, il perdono precede sempre la conversione. Ci si converte, ci si pente perché si è stati perdonati. Nessun personaggio evangelico sarà perdonato dopo essersi pentito, ma tutti si pentiranno dopo essere stati perdonati. Solo l’amore di Dio rende possibile la conversione perché non è meritocratico, è amore solo da accogliere. Non è la conversione dell’uomo che produce la misericordia di Dio, ma il contrario: la misericordia di Dio provoca la conversione dell’uomo. Questa verità è motivo di scandalo ancora oggi.
Usare misericordia, smettere di giudicare, amare i nemici: il cristianesimo regge o crolla esattamente su questo. Il resto sono disquisizioni.

Santità

So’ cosa stai pensando amico lettore: bello ma impossibile. Amare i nemici? Ma se spesso non si riesce ad amare nemmeno le persone con le quali viviamo? Tra l’altro, chi potrebbe sopravvivere con una simile logica, alla concorrenza spietata del commercio? Una società che s’ispirasse a questo ideale, sarebbe votata al fallimento. Questo è vero solo se pensi che la santità sia frutto di uno sforzo. Il protagonista non sei tu ma è Lui, rilassati. «È impossibile amare i nemici», assicurava Freud. A questa sapienza umana, il discepolo ribatte: “lo farò perché nulla è impossibile presso Dio” (Lc 1,37).

Martin Luter King, così scriveva: «Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: Fateci quello che volete e noi vi ameremo ancora, metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora, lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri bambini e noi vi ameremo ancora».
Sono tanti che vivono la portata rivoluzionaria del vangelo: non ci credete? Guardatevi intorno, e vedrete questa pagina evangelica vissuta e realizzata più di quanto voi immaginiate. Scoverete tanti cristiani anonimi, fragili, che lontano dai riflettori sanno sperare, amare secondo la logica del Maestro. Ancora oggi, milioni di uomini vivono il paradosso del vangelo.

La bella notizia di questa domenica? Un mondo nuovo è possibile perché Gesù di Nazareth ha aperto la strada e ci ha mostrato che è possibile.

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